Chi è Sinwar, il “macellaio di Hamas” eliminato dal raid israeliano a Gaza. Imparò l’ebraico in prigione

17 Ott 2024 18:01 - di Stefania Campitelli

Accusato da Israele di essere “la mente” dietro l’attacco del 7 ottobre 2023. “Veterano” di Hamas, volto noto per l’acre passato fatto di discorsi e foto tra la folla, Yahya Sinwar era nato nel 1962 nel campo profughi di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Alla fine degli anni Ottanta si è unito a Hamas ed è stato uno dei fondatori del Majd, l’apparato di sicurezza del gruppo. A reclutarlo era stato il fondatore di Hamas, Sheik Ahmed Yassin, come ricorda la stampa americana. Arrestato più volte da Israele, nel 1988 è stato condannato per aver avuto un ruolo nell’uccisione di due soldati israeliani e di alcuni palestinesi sospettati di collaborazione con Israele. Si era conquistato il soprannome di macellaio di Khan Yunis.

Chi era Sinwar, il macellaio di Khan Yunis

Sinwar è stato condannato a quattro ergastoli e ha trascorso più di venti anni nelle carceri israeliane. E proprio qui, ha ricordato di recente la Cnn, ha detto di aver “studiato il nemico” e imparato l’ebraico. Sinwar, scrittore in cella. In prigione, da cui più volte avrebbe cercato di fuggire, ha scritto La spina e il garofano. Secondo il giornale israeliano Haaretz, è stato curato dai medici dello Stato ebraico per un tumore al cervello. È stato scarcerato nel 2011 dalle autorità israeliane durante uno scambio di prigionieri insieme ad altri palestinesi, più di mille, in cambio del rilascio di Gilad Shalit, il soldato israeliano rapito a Gaza e trattenuto nella Striscia per più di cinque anni.

Più di 20 anni nelle prigioni israeliane, dove ha studiato il nemico

Tornato a Gaza, dopo la liberazione si è sposato e ha avuto figli. È stato responsabile per la costituzione del braccio armato di Hamas, prima di stringere rapporti con le potenze arabe regionali in qualità di leader politico del gruppo. Nel Politburo dal 2017, lo scorso 6 agosto è diventato ufficialmente l’erede di Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas ucciso il 31 luglio nella capitale iraniana Teheran. Considerato cruciale per le decisioni e – come ha ricordato lo European Council on Foreign Relations (Ecfr) – una delle principali figure di collegamento tra l’ala politica e il braccio armato di Hamas, da leader politico del gruppo si è concentrato sulle relazioni con l’estero.

Dalla folla ai tunnel di Gaza, ricercato numero 1 di Israele

Dalle foto tra la folla ai tunnel di Gaza, a ricercato numero uno di Israele. In estate il quotidiano panarabo di proprietà saudita, Asharq Al-Awsat, ha provato a raccontare la vita di Sinwar. Tra pizzini, ma anche telefonate quando necessario, con una cerchia ristretta di fedelissimi, per fare da tramite tra Sinwar e il resto della leadership quando necessario. Poi a metà settembre è arrivato il terzo – e ultimo – messaggio di Sinwar dalla conquista della guida di Hamas. “La resistenza si sta preparando per una battaglia di logoramento e spezzerà la volontà politica del nemico proprio come ha spezzato la sua volontà militare”, affermava.

Aveva ordinato di riprendere gli attacchi suicidi in Israele

A inizio mese sul New York Times si leggeva ancora di un Sinwar all’opera, pur in assenza di una prova certa della sua esistenza in vita. Un capo riconosciuto che prendeva decisioni cruciali per Hamas, con posizioni inasprite e più fatalista dopo quasi un anno di guerra a Gaza. Ancora a inizio mese la tv satellitare al-Arabiya parlava di una “ripresa di contatti” tra il leader dell’ufficio politico di Hamas e il Qatar “dopo una lunga pausa”. Poi ancora era il Wall Street Journal, citando funzionari d’intelligence arabi, a scrivere che Sinwar aveva ordinato ai leader del gruppo terroristico in Cisgiordania di riprendere gli attacchi suicidi in Israele subito dopo aver sostituito Haniyeh a capo dell’ufficio politico di Hamas. Il 9 ottobre era stato l’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk, a confermare che Sinwar fosse vivo e probabilmente in un tunnel di Gaza.

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