Cinquestelle in terapia intensiva. Il divorzio Grillo-Conte viene da lontano e c’è lo zampino del Pd
Ore di apprensione in casa 5Stelle per un futuro nero sulle ceneri di quello che fu il movimento anti-sistema fondato da Beppe Grillo. La cacciata del comico da parte di Conte è l’epilogo di un divorzio che viene da lontano. Al netto dei botta e risposta al vetriolo (“il movimento è estinto, dovrebbe cambiare il nome”/”un padre dà la vita, non la morte”) lo scontro tra i due è arrivato al capolinea. Lo stop al contratto da 300mila euro di Grillo è solo un dettaglio: per mesi i due hanno discusso sull’opportunità di cambiare il simbolo e sull’eventualità di eliminare il limite dei due mandati (ultimo presidio del movimento delle origini), all’indomani della sconfitta alle politiche.
Grillo-Conte, un divorzio che viene da lontano
I fedelissimi di Grillo cominciano a farsi sentire. “Non possiamo ridurre il percorso costituente a un semplice duello Conte- Grillo… Perché tutto questo astio nei confronti di Beppe e di chiunque abbia provato a spendere per lui una parola?”. Così, intervistata da La Repubblica, la vicepresidente del Senato, Mariolina Castellone. Il cofondatore del movimento “non va escluso, anzi abbiamo il dovere di riconoscere che da lui è partito questo grande sogno. Eliminare la figura del garante a conclusione del processo costituente “sarebbe davvero triste. Ho creduto molto in questo percorso partecipazione e non posso pensare che si riduca solo nel togliere il potere al garante”.
L’alleanza con il Pd è il pomo della discordia
Ma a fare la differenza politica tra il vecchio e il nuovo è soprattutto il rapporto con il Nazareno. Conte, per quanto competitor a sinistra di Elly Schlein, guarda a quelle metà campo e ha abbandonato qualsiasi velleità di terza via, equidistante da destra e sinistra. Grillo continua pensa molto diversamente, da sempre. Basta guardare il suo ultimo videocomunicato quando critica l’alleanza in Emilia Romagna e Liguria. “Se vogliamo essere sobri e anche un po’ ‘intelligenti, si capisce benissimo che c’è qualcosa che non quadra. E anche queste elezioni che stanno avvenendo in Liguria e in Emilia Romagna, ma i candidati che appoggiano questo movimento progressista di sinistra… Ma chi li ha votati? C’è stata una votazione dal basso? Questa sarebbe la democrazia dal basso? No, sono stati catapultati dall’alto, messi lì, i soliti giochi della vecchia politica. Non c’è democrazia dal basso, è una bassa democrazia”.
Il comico fonderà un nuovo partito? Sarebbe tutto in salita
Se il centrosinistra, che sostiene Andrea Orlando contro il candidato del centrodestra Marco Bucci, dovesse perdere le elezioni di oggi, Grillo potrà cantare vittoria e Conte ne uscirebbe moralmente sconfitto. Ma sarebbero guai anche per il Nazareno. “Il M5s per come lo abbiamo conosciuto fin qui è dunque finito”, osserva il giornalista del Foglio David Allegranti, “forse in realtà era già finito all’epoca della scissione di Luigi Di Maio. Senza altro l’arrivo di Conte ha contribuito a trasformarlo in un altro partito. L’epoca del populismo non è certamente finita, anzi. Ma persino per il M5s – o quel che ne sarà – è arrivato il momento di rivedere sé stesso, per adeguarsi al contesto”. E ancora: “Conte, nonostante le schermaglie con Elly Schlein, non sembra avere intenzione di iniziare duelli isolati e in solitaria. Grillo invece, che chiama a raccolta i superstiti di un mondo che non c’è più, è convinto che le 5 stelle delle origini abbiano ancora qualcosa da dire. Fonderà un nuovo partito, l’ex comico?”. Difficile a dirsi, ma le condizioni attuali sono lontane anni luce dalla stagione in cui nacque il movimento, quello del vaffa, quello che voleva aprire il Parlamento come una scatola di tonno.