Commissione Covid, Conte fa il furbo per non venire audito. Il Cimo: sulle mascherine è stato il caos

16 Ott 2024 20:35 - di Carlo Marini
commissione Covid

“A parole Giuseppe Conte afferma di voler essere audito, dando sin da ora la sua disponibilità, e di voler contribuire con la sua audizione a fare chiarezza sulla gestione della pandemia. Ma nei fatti scappa nascondendosi dietro le burocrazie e i tecnicismi. Infatti, Conte sa benissimo che restando componente della commissione, intenzione peraltro ribadita con fermezza in seno alla commissione appena riunitasi, non potrà essere audito”. A scoprire il trucco i componenti di Fratelli d’Italia della commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid. 

“Insomma – prosegue la nota di FdI – un cavillo perfetto che suona come: vorrei tanto, ma non voglio! Altro che ‘avvocato del popolo’. Conte sta recitando la parte dell’Azzeccagarbugli di se stesso. L’ennesima presa in giro, che Fratelli d’Italia non permetterà, verso tutti gli italiani, soprattutto di coloro che hanno perso un proprio caro durante la pandemia”.

Oggi, intanto, la Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza causata dal Sars-CoV-2, ha audito Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Cimo. Quest’ultimo ha pronunciato un atto d’accusa gravissimo contro il tandem Conte-Speranza. “L’emergenza Covid-19 ci ha trovati impreparati – ha denunciato Quici – Il ministero della Salute non ha avuto un ruolo di efficace coordinamento tra le Regioni a causa della spiccata autonomia rivendicata dai territori”.

I medici ospedalieri in Commissione Covid: Speranza disastroso

“E se l’impreparazione generale è risultata tangibile nel momento in cui risultavano insufficienti, se non addirittura assenti, le forniture negli ospedali di dispositivi di protezione individuale idonei ad affrontare il virus”, ha aggiunto Quici, “non hanno aiutato le direttive dell’Istituto Superiore di Sanità sull’utilizzo delle mascherine chirurgiche nei reparti ospedalieri, non idonee ad affrontare il virus, e che hanno indotto il personale sanitario ad abbassare la percezione del rischio e a sottovalutare le possibilità di contagio”. Una disposizione poi modificata, “ma che ha portato un aumento di infezioni e decessi in ospedale”.

Nel momento in cui si è verificato l’iperafflusso di pazienti che necessitavano di ospedalizzazione, “è di fatto scoppiato il caos: le singole Aziende ospdaliere si sono trovate del tutto impreparate ad affrontare la situazione. Ogni azienda era un microcosmo”, “con reparti ordinari trasformati improvvisamente in reparti Covid, medici spostati in reparti Covid senza la necessaria preparazione”.

Ma questo, ha precisato, “va contestualizzato nell’ambito di una sanità carente di risorse, personale e strutture adeguate, frutto di venti anni di tagli e di blocco delle assunzioni che hanno portato alla riduzione di 38.500 posti letto e alla grave carenza di personale e di strumentazioni”. Di fatto, ha concluso, “la sostanziale impreparazione si è ribaltata sul personale sanitario”.

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