“Con Giorgia come con Silvio”: l’email contro Meloni e il vecchio vizio di Magistratura democratica
“Stupefacente”, “inaccettabile”, “inquietante”. Mentre da sinistra e su alcuni giornali mainstream si cerca di minimizzare la portata della lettera del sostituto procuratore della Cassazione, Marco Patarnello, sulla necessità che la magistratura si compatti contro l’azione del governo Meloni, tocca al centrodestra chiarire perché, oltre al dato intuitivo, quell’email offre uno spaccato dell’approccio di alcuni settori della magistratura che dovrebbe preoccupare tutti, non solo la maggioranza. “Siamo forse alle liste di proscrizione?”, si domanda il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti. “Il potere giudiziario non può invadere gli altri due”, ha avvertito il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha visto anche un’invasione diretta delle competenze della Farnesina con la sentenza sull’Albania, che mette in discussione i criteri di indicazione dei Paesi sicuri, in capo al dicastero. Una decisione che, ha avvertito il capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, “vuol dire di fatto abolire i confini”. E torna in luce il vecchio vizio di Magistratura democratica.
Foti: “Ho letto l’email un paio di volte per essere certo: è stupefacente”
“Ho letto quella mail un paio di volte per esser certo di non aver saltato una riga e riflettere bene sul significato. Ed è stupefacente sia per l’autore che per il contenuto”, ha sottolineato Foti, intervistato dal Tempo. “Per quanto riguarda l’autore – ha spiegato – si tratta di un magistrato di Cassazione, appartenente a quella parte di sistema giudiziario che più di ogni altra dovrebbe avere competenza e indipendenza. L’altro aspetto è relativo al passaggio in cui si sostiene che siccome Giorgia Meloni non ha guai giudiziari allora è più pericolosa”. “Questo – ha commentato l’esponente di FdI – ci apre a due ulteriori considerazioni: da un lato, evidentemente si pensa a una via giudiziaria per indebolire chi fa politica. Dall’altro lato, se Giorgia Meloni è forte perché non ha scheletri nell’armadio cosa vuol dire, che si vuole inventarne qualcuno? È tutto molto grave. E mi domando: non ha nulla da dire il dottor Santalucia, presidente dell’Anm, sul fatto che alcuni magistrati stilano classifiche di “pericolosità” dei Presidenti del Consiglio? Siamo forse alle liste di proscrizione?”.
A una domanda sul fatto che la mail nasce da uno scambio all’interno di Magistratura democratica, poi, Foti ha risposto che “è sicuramente un vulnus all’interno della magistratura, anche se devo dire che basterebbe usare buonsenso e sufficiente distacco per mantenersi sempre in argomentazioni di diritto che non sconfinino in un ruolo politico odi supplenza politica della magistratura. Il vero problema è questo, è una forma di esondazione rispetto ad argini ben definiti, quasi delineando strategie per raggiungere obiettivi diversi rispetto a quelli indicati dagli elettori”.
“Abbiamo già avuto esperienze o tentativi di far cadere per via giudiziaria governi legittimamente insediati in conseguenza del voto popolare…”, ha aggiunto ricordando il precedente di Berlusconi e spiegando che una strada per correggere certe distorsioni può essere la separazione delle carriere, ma “comunque c’è sempre una questione di principio che deve essere rispettata, cioè la differenza dei ruoli”.
Tajani: “Sono sempre gli stessi: prima attaccavano Berlusconi, ora attaccano Meloni”
Intervistato dal Corriere della Sera, anche Antonio Tajani ha rievocato quanto accadeva con Berlusconi. “Le dichiarazioni su Giorgia Meloni, nella mail dei magistrati, sono inaccettabili”, ha detto il vicepremier, chiarendo che non è in atto un conflitto tra governo e magistrati. Quello che succede, ha precisato, è che “c’è un piccolo gruppo, una corrente che si chiama Magistratura democratica, storicamente legata all’allora partito comunista, che prima attaccava Silvio Berlusconi e ora attacca Meloni”. “Un magistrato non deve essere politicizzato”, ha aggiunto Tajani, ricordando che “non sono i magistrati a dover decidere quali sono i Paesi sicuri. Il potere giudiziario non può invadere gli altri due”. “Io rispetto le sentenze, però i magistrati non possono fare come vogliono”, ha proseguito a proposito della sentenza sui trattenimenti in Albania, chiarendo che “la Corte europea parlava di parti di territorio non sicure ma deve essere venuto meno il controllo, come accade con gli Houti. Altrimenti nemmeno l’Italia è sicura”. “In alcune zone dove ci sono mafia o camorra, l’Italia è sicura? Con questo principio nulla lo è più, neppure gli Usa, che in alcuni Stati hanno la pena di morte”.
Fidanza: “Giorgia fa paura perché non è ricattabile, quell’email è inquietante”
È stato poi Carlo Fidanza su La Verità a chiarire che “l’Albania è solo un pretesto. La decisione della giudice Albano non mette in discussione il protocollo con quel Paese. Fa però qualcosa di molto più grave: mette in discussione il principio stesso che spetti ai governi nazionali stabilire quali Paesi sono sicuri e quali no ai fini dei rimpatri. Questo rischia di vanificare tutto”. “La sentenza della Corte di giustizia Ue è certamente stravagante, perché dice che un Paese non può essere considerato sicuro ai sensi della direttiva Ue se anche soltanto una sua porzione di territorio non lo è. Sarebbe come dire che l’Italia non era un Paese sicuro prima che il governo Meloni risanasse Caivano, o che la Francia non lo è perché ha le banlieue parigine. Ciò detto, in questo caso quella sentenza Ue così stravagante non c’entra nulla. In pratica viene sancito dal Tribunale di Roma che qualunque magistrato si possa svegliare una mattina e decretare “non sicuro” il Paese di provenienza di un migrante, rendendone impossibile il rimpatrio. Il che vuol dire di fatto abolire i confini”.
E la lettera di Patarnello? “Giorgia Meloni fa paura perché non è ricattabile. Quella mail è inquietante, mi auguro che il presidente Mattarella, nella sua funzione di presidente del Csm, voglia intervenire. Detto ciò, sappiamo che Magistratura democratica ha nel suo statuto l’obiettivo di interpretare le leggi per modellare la società e il diritto secondo la propria ideologia di sinistra. E chi oggi tra i magistrati manda mail deliranti invitando i colleghi a ricompattarsi contro il governo Meloni democraticamente scelto dagli italiani, non ha soltanto l’obiettivo di vanificare la lotta contro l’immigrazione irregolare ma quello di fermare la riforma della giustizia che stroncherebbe il correntismo nella magistratura. Andremo avanti senza farci intimidire”. “Siamo al termine di una settimana in cui Giorgia Meloni è stata straordinaria protagonista in Consiglio europeo proprio su questo tema, coordinando un nutrito gruppo di governi di ogni colore politico che vedono nel “modello Albania” una possibile risposta innovativa ai flussi irregolari. È assurdo – ha concluso Fidanza – che mentre i numeri ci danno ragione e l’Europa ci copia, un pezzo delle istituzioni italiane lavorino per sabotare”.