Consulta, come per la Rai il Pd verso l’Aventino. Prosegue la politica dello struzzo di Schlein & Co

7 Ott 2024 17:30 - di Romana Fabiani

Un’altra notte agitata, forse insonne, per Elly Schlein, sempre più impaludata in vista dell’elezione del giudice mancante della Corte costituzionale in calendario domani alle 12,30 a Camere riunite. Come per la Rai, anche sulla Consulta il Pd sta meditando l’Aventino. Parola d’ordine: diserzione, una mossa disperata di chi vive alla giornata e si nasconde dietro gli slogan ossessivi contro l’occupazione dei fascisti al governo. Domattina alle 9 dalla riunione dei gruppi dem di Camera e Senato uscirà la decisione da prendere in Aula qualche ora dopo. Intanto la segretaria continua con la denuncia del blitz e della “concezione proprietaria delle massime istituzioni della Repubblica”.

Consulta, opposizioni verso l’Aventino

Che fare? Sul cda di Viale Mazzini il Nazareno è rimasto con un pugno di mosche, lasciando campo a Conte che ha eletto i suoi consiglieri. Per domani si tenta disperatamente una strategia comune. L’idea che serpeggia alla vigilia è quella di disertare l’aula, ma solo dopo aver tentato di intervenire per spiegare – dicono – che “è inammissibile,” non solo “appropriarsi  di un giudice costituzionale”, ma soprattutto sceglierne uno “fatto in casa”. Il riferimento è a Francesco Saverio Marini, possibile candidato, consigliere giuridico della presidente della premier.

Scambi frenetici tra Pd, 5Stelle e Avs

Per tutto ieri, frenetici scambi tra Pd, 5Stelle e Avs per ragionare sulla strategia anti-Meloni. Prevale quella di uscire dall’aula almeno nel Pd e Avs. Meno convinti i 5Stelle che ne discuteranno con Conte in serata, anche se nel pomeriggio da Campo Marzio fanno sapere che non parteciperanno al voto. Top secret da Azione, ma Carlo Calenda annuncia già battaglia. “Noi siamo in contatto con le altre opposizioni. Quello che non vorremmo fare è la figura degli imbecilli come l’altra volta sulla Rai. Non si può andare avanti continuamente con l’Aventino”. Il capogruppo Matteo Richetti spiega di essere in contatto con le altre opposizioni. Lo schema è far saltare il banco chiedendo al presidente della Camera Lorenzo Fontana di poter prendere subito la parola, non prevista dalle regole parlamentari per una votazione congiunta.

Convocazione tassativa da FdI e Forza Italia

Tra le file del centrodestra massima concentrazione sui numeri: la soglia necessaria è pari a 363 voti. Fdi (Lega e Forza Italia e Noi Moderati ne sommano 355, senza contare i due presidenti La Russa e Fontana). I gruppi parlamentari di FdI e Forza Italia hanno invitato un messaggio di convocazione tassativa. “Non sono ammesse assenze da parte di alcun deputato (vale anche per ministri, viceministri e sottosegretari)” si legge nell’avviso. Il Parlamento riuscirà a votare il giudice mancante della Consulta? ”Ci proviamo, speriamo di sì, la volontà c’è, posso dire soltanto questo”, così il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ospite di Radio 24. ”Speriamo di arrivarci finalmente. E anche questo sarebbe una notizia visto che il Parlamento si è riunito tante volte a vuoto”.

FdI: se lo impone la sinistra è democrazia, altrimenti è un blitz

Dal centrodestra si mette in luce la doppia morale delle opposizioni. “Se il giudice per la Consulta lo impone la sinistra, come ha fatto per anni, è una decisione democratica. Se il giudice lo indica la destra allora è un blitz”. Così su X il ministro del Turismo Daniela Santanchè. Anche l’azzurro Enrico Costa sottolinea l’anomalia. “Se il Parlamento non vota per la Consulta è un ‘vulnus’. Se il Parlamento vota per la Consulta è un ‘blitz’. Per la sinistra rispettare la Costituzione significa essere loro a indicare il giudice, perché chi viene da sinistra è figura moralmente ‘di garanzia’ per definizione”.

Casini: io voterò, per rispetto alle istituzioni

L’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini si sfila dalla strategia dell’Aventino del Pd. “Votare per il completamento della Corte costituzionale è istituzionalmente doveroso e io lo farò”, dice in un’intervista a La Stampa e in un post su Facebook. “La scelta della maggioranza di procedere con una forzatura su questo terreno è sbagliata e dannosa per gli stessi candidati proposti. Un accordo ampio non è un segnale di debolezza né un rigurgito del tanto deprecato consociativismo, ma solo ed esclusivamente un segno di rispetto reciproco e di comprensione del ruolo terzo che la Corte è chiamata ad esercitare”.

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