Consulta, la sinistra ora scopre il conflitto d’interessi. Foti rinfresca la memoria a tutti: “Con Draghi…”
Tra gli argomenti usati dall’opposizione per far saltare, nuovamente, l’elezione del giudice mancante della Corte costituzionale c’è anche quello del “conflitto d’interessi”. Un “bluff”, come lo hanno definito fonti della maggioranza, sbandierato per nascondere la volontà del centrosinistra di imporre i propri diktat. Mai, in passato, era stato posto il tema, anche quando le condizioni erano le stesse imputate a Francesco Saverio Marini, indicato dagli osservatori come il candidato più papabile del centrodestra, sebbene non ci sia mai stata una indicazione ufficiale in questo senso. “È consigliere giuridico del premier, non può andare alla Corte costituzionale”, è grosso modo il ritornello cantato in queste ore da più voci della sinistra. “Ma quale conflitto di interessi!”, ha commentato il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, ricordando i precedenti.
Conflitto d’interessi alla Consulta? Foti rinfresca la memoria alla sinistra
”I conflitti di interessi non si inventano e soprattutto nel caso di specie non esiste…”, ha chiarito Foti, conversando sul tema con i giornalisti in Transatlantico. Il presidente dei deputati di FdI ha poi ricordato i casi del premier Giuliano Amato e di Marco D’Alberti, consigliere giuridico del presidente del Consiglio Mario Draghi, che sono diventati giudici della Consulta pur avendo avuto in precedenza un incarico a palazzo Chigi. In particolare, Foti si è soffermato sul caso di D’Alberti, nominato alla Consulta nel settembre 2022, spiegando che ”non c’è niente di male se prima di diventare giudice della Consulta era stato consigliere giuridico del premier. Cosa c’è di male se qualcuno ha prima lavorato a Palazzo Chigi? Non ha mica lavorato in una carboneria, ma a Palazzo Chigi. Non vedo quale sia il problema. Poi – ha sottolineato – per ognuno, se vuoi, puoi trovarlo un problema…”.
L’ironia sui retroscena: “Quanti ne dovete scrivere?”
Poi il chiarimento sul nome di Marini, in risposta a una domanda se sia “bruciato”. “Chi l’ha proposto questo nome, voi?”, ha detto Foti, smentendo anche i retroscena secondo cui vi sarebbe stato un accordo nel centrodestra per rendere riconoscibile, e quindi blindato, il voto dei partiti della coalizione. “Stamattina ho letto sul giornale che avevamo anche le sigle sui bigliettini, ma quando mai? Non è affatto vero, cercate sulle chat e vedrete che non è vero”, ha ironizzato Foti, facendo riferimento al caso dei leaks dalle chat parlamentari. “C’era un accordo con i Cinque Stelle?”, hanno poi chiesto i cronisti. “Quanti retroscena dovete scrivere nei prossimi giorni?”, ha ironizzato ancora Foti, che incalzato sugli eventuali accordi necessari per arrivare all’elezione del giudice chiesto: “Quindi, è colpa nostra se gli altri non fanno votare per paura di non aver messo la museruola ai loro parlamentari? Se non sbaglio, il parlamentare dovrebbe votare senza vincolo di mandato: in questo caso mi pare che il vincolo ci sia”. ”Chi vince e chi perde il campionato si vedrà solo alla fine…”, ha poi aggiunto Foti, chiarendo che ”se non vogliono mettere in condizione la Corte costituzionale di funzionare e vogliono bloccarla, qualcuno se ne assumerà le responsabilità…”.