Conte a Genova depone il piccone sferrato sul campo largo e sfodera sorrisi di circostanza: ma c’è ben poco da ridere 

26 Ott 2024 9:40 - di Bianca Conte
Conte a Genova

Sul palco di Genova Conte sfodera sorrisi di maniera a favore di obiettivi e telecamere: ma il volto sembra tirato. Del resto, ha ben poco da ridere. Dopo il colpo di grazia al campo largo, il parricidio deflagrato su chat interne e media e ridimensionato grossolanamente e a fatica – «non si è mai visto un parricidio compiuto con la risoluzione di un rapporto contrattuale» – con un Beppe Grillo tormentato, quello che valuta le prossime mosse dal day after del sigillo sullo stop al contratto di consulenza con il M5S. E con Davide Casaleggio che innesca l’ultima miccia asserendo che del Movimento 5 Stelle rimarrà solo il nome, sul vascello corsaro che sventola la bandiera pentastellata soffia ormai un’aria di tempesta difficile da arginare.

Conte a Genova sommerso dai problemi fa una pausa sulle picconate al campo largo

Eppure Conte ci prova tra rassicurazioni poco convincenti e, soprattutto, un estremo tentativo di sminuire il caos in corso. Ma si sa, dove c’è fumo c’è anche un arrosto che brucia, e sotto la cenere covano malumori, attacchi e repliche, che ormai il leader 5S fatica a contenere nel recinto interno trasformato in un Vietnam senza tregua, nonostante le dichiarazioni ufficiali e l’ostentazione forzata di una calma olimpica che tradisce esattamente l’opposto.

Conte a Genova con l’ombra del parricidio di Grillo e delle “sentenze” di Casaleggio

Quello con Grillo «è un contratto in scadenza che prevede una remunerazione. Non si parla della sua funzione da garante ma di quella comunicativa che in questo momento non c’è e quindi fa venire meno le ragioni del contratto e di questa spesa che noi paghiamo con i soldi dei militanti, che quindi devono essere amministrati con la massima cura, non possiamo buttarli», si affanna a spiegare Giuseppe Conte in un’intervista al Corriere della Sera sul tema dello stop alla consulenza con il fondatore del movimento.

L’ostentazione forzata di un’immagine performante…

«Questa vicenda – aggiunge – è marginale rispetto al processo costituente che un’intera comunità sta portando avanti. Siamo nel pieno di un esperimento di democrazia partecipativa. Con tutto il rispetto, questo aspetto che i giornali considerano cruciale, è minore». E sulla carta stampata dove si parla di parricidio: «È un termine giornalistico, ma non ha senso. Non si può parlare di parricidio dinanzi alla rescissione di un contratto». Insomma è evidente: la parola d’ordine è ridimensionare. La direttiva da seguire quella del low profile… per quanto possibile. E per quanto ancora?

L’evento del centrodestra “ruba la scena” a Conte e compagni

Nelle stanze di Via di Campo Marzio tira un’aria di faida che tra spifferi e burrasche Conte sembra tamponare a fatica rilanciando a favore di obiettivi e telecamere un’immagine performante da leader che ha tutto sotto controllo, ma sembra sempre un passo indietro i suoi ami-nemici. Come ieri quando, con la campagna in Liguria al rush finale, il palco del centrodestra ruba la scena; Meloni e Schlein parlano quasi in contemporanea per cercare di dare il sostegno vincente ai due uomini (Marco Bucci e Andrea Orlando) candidati a guidare la Regione lasciata in eredità da Giovanni Toti.

Conte a Genova prova a farsi largo a passi di auto-rivendicazioni

E nonostante sorrisi di circostanza e slogan di vecchia maniera, sul palco del Politeama di Genova l’adunata sparpaglia sotto i riflettori un’unione di circostanza parcellizzata a macchie di leopardo, con l’eccezione della Liguria, dove per Conte – a cui non resta altro che insistere a provare a distinguersi – si limita a sostenere il candidato dem sventolando medaglie auto-riferite. Una su tutte la rivendicazione del “modello Genova”:

La toppa giallo-rossa alla lacerazione del campo largo

«Il Movimento 5 Stelle dicono che sia il movimento del no, ma il modello Genova chi lo ha realizzato? Chi ha fatto il decreto legge? Noi, noi del Movimento 5 Stelle. Noi diciamo tanti sì»… Ma il no più grande che risuona dalla platea al palco, al netto di operazioni e eventi di facciata, è quello inferto dall’avvocato di Volturara Appula a colpi di piccone al campo largo che ieri ha provato a mostrarsi compatto sotto i riflettori liguri. Ma lo strappo c’è stato e la lacerazione si vede: quanto potrà reggere la toppa giallo-rossa?

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