Cortei pro Pal, la questura di Roma: “Esiste un divieto e va fatto rispettare”. Il Tar conferma il no
“Esiste un divieto e va fatto rispettare”. Così il neo-questore di Roma, Roberto Massucci, nel suo discorso di insediamento rispondendo alle domande sulle manifestazioni pro Pal annunciate dagli attivisti anti-israeliani per sabato 5 ottobre. A due giorni dall’anniversario della strage di Hamas. “Ci stiamo organizzando per pianificare servizi specifici a Ostiense e i controlli inizieranno fin dai caselli. Diventeranno più stringenti nei luoghi delle iniziative per le quali, lo ricordo, esiste un divieto”.
Cortei pro Pal, il neo questore di Roma: il divieto va fatto rispettare
Il dirigente di via di San Vitale ha poi sottolineato che sono già in corso “un’interlocuzione” e un “dialogo” con i promotori per vedere di “trovare tempi diversi e una cornice di legalità” alla manifestazione. Sul tema il ministro Matteo Piantedosi nei giorni scorsi è stato molto chiaro: il divieto è l’ultima ratio – ha spiegato – ma non si può tollerare l’inno all’eccidio che si è registrato negli slogan preparatori ai cortei del 5 ottobre.
Piantedosi: non si può tollerare l’incitamento all’eccidio
Il tema della sicurezza è stato al centro del discorso di insediamento del nuovo questore di Roma. Argomento che tocca non solo l’Italia ma l’Europa intera, guardando alla politica estera e al recentissimo caso delle due esplosioni che hanno colpito Copenaghen, vicino alla ambasciata israeliana. Nel pomeriggio è arrivato anche il verdetto del Tar del Lazio che respinge il ricorso dei promotori delle manifestazioni.
Il Tar del Lazio respinge il ricorso dei filopalestinesi
Il ‘verdetto’ contenuta nel decreto cautelare monocratico del presidente della prima sezione ter del Tar chiarisce che non c’è alcuna sospensione cautelare urgente del diniego espresso dalla Questura di Roma alla manifestazione organizzata per il 5 ottobre dall’Unione democratica arabo-palestinese. Fissata al prossimo 29 ottobre l’udienza in camera di consiglio per la discussione collegiale del ricorso proposto.
I giudici ritengono che in riferimento alla manifestazione e alla data scelta, e “nel contemperamento tra i vari interessi, individuali e pubblici, coinvolti, non sia manifestatamente irragionevole la valutazione operata dall’autorità amministrativa”. Manca poi “il presupposto dell”estrema gravità ed urgenza, tale da non consentire neppure la dilazione fino alla data della camera di consiglio”.