Corteo pro Pal, c’è chi mette le mani avanti: “Allerta infiltrati”. Ma i rischi arrivano dai centri sociali

4 Ott 2024 17:03 - di Viola Longo
corteo pro pal

“Voglio dire che quella di domani, se dovesse verificarsi, sarebbe una manifestazione illegale”. Alla vigilia del corteo pro Pal vietato dalla Questura, ma comunque confermato dagli organizzatori, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha ribadito esplicitamente come stanno le cose. “Ci sono due questioni: la posizione di principio e quella operativa. Vedremo domani lo scenario che si realizza”, ha aggiunto, dicendosi comunque certo che “sarà gestita con equilibrio dalle forze di polizia e senza turbative per l’ordine pubblico. In ogni caso le decisioni operative vanno prese sul campo”.

I rischi per l’ordine pubblico al corteo pro Pal

Dunque, il segnale di una volontà distensiva da parte del governo di fronte a un evento che, nelle premesse delle vigilia, si segnala ad alto rischio. Sia per la questione “di principio”, ovvero il fatto che il corteo ha sostanzialmente i tratti della celebrazione dei massacri del 7 ottobre, indicati dagli organizzatori come un atto di resistenza, sia per l’ordine pubblico. Rispetto al rischio di attacchi terroristici generati dall’escalation in Medio Oriente ”ci preoccupano di più il rischio di ripercussioni sull’ordine pubblico interno”, ha detto ancora Piantedosi, ricordando anche che la Comunità palestinese di Roma e del Lazio per non contravvenire al divieto ha deciso si spostare la propria manifestazione al 12 ottobre.

Il tam tam sul web e i precedenti

Da più parti arrivano segnali del fatto che il pomeriggio di domani a Roma promette di essere ad alto rischio di disordini. Il tam tam passa su social e web e, del resto, a testimonianza di ciò che potrebbe accadere ci sono i precedenti dei disordini che dallo scorso autunno hanno accompagnato molte delle manifestazioni sul tema.

E c’è chi mette le mani avanti parlando di “infiltrati”

C’è però anche un altro indicatore in questo senso, ed è l’azione di giustificazione preventiva che si legge qua e là nelle cronache di questi giorni. Un’operazione che si riassume nella parola “infiltrati”. È quella che usa per esempio Repubblica di oggi in un titolo (“Treni e caselli blindati per il corteo pro Pal. Allerta per gli infiltrati“), sebbene poi nell’articolo il termine non ci sia. Parlare di infiltrati, però, serve a spostare l’asse delle responsabilità all’esterno della galassia che parteciperà alla manifestazione e che, per la grandissima parte, quella dei centri sociali. Ovvero di soggetti che tradizionalmente non hanno bisogno di “spintarelle” esterne per trasformare le piazze in terreno di guerriglia.

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