Dà fuoco alla moglie e poi la uccide a mani nude. 15 anni fa tentò di uccidere il figlio: orrore a Gravina di Puglia
Orrore a Gravina di Puglia. Prima ha dato fuoco all’auto dove si trovava sua moglie, poi avrebbe cercato di strangolarla. E ora un pregiudicato 65enne è accusato dell’omicidio aggravato e premeditato della moglie 60enne. La tragedia è avventua nella notte: l’uomo ha appiccato il fuoco alla propria autovettura, all’interno della quale era presente la coniuge. Riuscita a fuggire dall’automobile, con ustioni parziali sul corpo, la vittima è stata poi aggredita dall’indagato, che ha infierito: l’ha immobilizzata in posizione supina sull’asfalto, gravando su di lei con il peso del corpo. E posizionando le ginocchia sull’addome, esercitando, con le braccia, pressioni sullo sterno. Le susseguenti fratture costali e la frattura del corpo dello sterno hanno determinato la compressione del cuore ed il conseguente decesso della donna, per arresto cardiocircolatorio, avvenuto presso l’ospedale della Murgia. Uno scempio per il quale le parone non bastano più.
Orrore a Gravina di Puglia
Prima di morire la vittima ha confidato tutto al personale della Polizia di Stato, intervenuto sul posto, e a sua figlia, che la aveva raggiunta in ospedale. Ha raccontato neglui ultimi istanti di vita che il coniuge aveva intenzionalmente dato fuoco all’auto, nel tentativo di ucciderla. E poi aveva proseguito il proposito omicida, schiacciandola con il proprio corpo e ponendole le mani intorno al collo, per soffocarla. E’ anche sulla base di questi gravi indizi emersi che la Procura della Repubblica del Tribunale di Bari, il procuratore aggiunto Ciro Angelillis e il sostituto Ileana Ramundo, ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto: ad eseguirlo gli agenti della Squadra Mobile di Bari e del locale Commissariato di pubblica sicurezza. L’uomo, Giuseppe Lacarpia, ha precedenti per delitti contro la persona e contro il patrimonio. Si trova nel carcere di Bari.
L’orrore è avvenuto lungo la strada vicinale dei Pigni. I poliziotti sono intervenuti dopo la segnalazione di un incidente stradale. Sul posto c’era una Fiat ferma di traverso sulla carreggiata avvolta dalle fiamme. E c’era una squadra dei vigili del fuoco che stava spegnendo l’incendio; e il personale sanitario del 118 che stava prestando i primi soccorsi. A un agente che le chiedeva cosa fosse successo la donna, ancora vigile e nonostante le sofferenze, avrebbe risposto che l’uomo la voleva uccidere e che le aveva messo le mani alla gola. Sulla strada di campagna c’era anche Lacarpia, marito della donna, che nella immediatezza ha riferito ai poliziotti di avere perso il controllo dell’auto, finendo contro un muro. Quindi la Fiat 500 avrebbe preso fuoco proprio al centro della carreggiata. Infine ha detto di aver estratto la moglie dall’abitacolo. Seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa.
“Era violento, si ammazzavano di botte”
Lacarpia era stato in carcere, quasi 15 anni fa, con l’accusa di avere tentato di uccidere il figlio: intervenuto per sedare una lite tra i genitori. In quella occasione, il padre lo avrebbe ferito con un coltello. Oggi avrebbe dovuto sottoporsi a una visita medica dopo il ricovero delle scorse settimane per problemi neurologici. “Mamma mi disse che sentiva che l’avrebbe uccisa”: ha messo a verbale una delle figlie della coppia. È stata lei a raccontare agli agenti che il padre era spesso violento e che per ben tre volte la madre era finita in ospedale a causa delle aggressioni subite. “Era violento, si ammazzavano di botte”, avrebbe dichiarato sulle liti che avvenivano in casa tra i due coniugi. Sembra che le liti spesso fossero provocate dai debiti che l’azienda del 65enne, specializzata nell’allevamento di mucche e produzioni casearie, aveva contratto. La vittima spesso avrebbe lasciato il tetto coniugale per rifugiarsi a casa delle figlie. “Stava da me o da mia sorella 10 giorni e poi tornava a casa”, ha riferito una delle figlie. L’uomo soffrirebbe di problemi neurologici per i quali è stato anche ricoverato per qualche tempo.
La testimonianza e i video
Negli atti dell’inchiesta per omicidio volontario ci sono anche alcune testimonianze oculari e addirittura un breve video girato con un cellulare da una delle persone, un gruppo di tre giovani, giunte sul posto, la strada vicinale dei Pigni, non lontano dall’abitazione della coppia. Anche ai primi soccorritori, come avrebbe fatto poco dopo con un poliziotto e in ospedale con la figlia, la vittima, avrebbe detto che il marito voleva farla fuori, cioè ucciderla (“mi voleva togliere davanti”, espressione dialettale). La signora Turturo avrebbe anche riferito il suo nome e cognome aggiungendo di sentire dolori al petto. Infine gli investigatori avrebbero riscontrato evidenti graffi sui viso del marito, presunto omicida, segni che sarebbero sintomatici di un tentativo di difesa della vittima.