Dossieraggi, la manina delle mafie e dei Servizi segreti stranieri. Spiati anche La Russa e il figlio
I protagonisti della presunta associazione che mirava a fornire o creare dossieraggi illegali su imprese e volti noti “sono soggetti che godono di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri, e che spesso promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi, per bloccare iniziative giudiziarie”. E’ uno degli allarmanti passaggi della richiesta di arresto del pm di Milano Francesco De Tommasi a carico di una decina di soggetti coinvolti nell’inchiesta sui dossieraggi compiuti attraverso la violazione delle banche dati personali di imprenditori, politici e vip di varia estrazione. “Soggetti che mettono in pericolo la democrazia”, dicono degli spioni gli inquirenti della procura.
Dossieraggi, la minaccia della criminalità e delle potenze straniere
Le investigazioni “hanno dimostrato che la rete criminale in cui il gruppo di via Pattari (sede della società Equalize, ndr) si muove è assai vasta e strutturata per così dire ‘a grappolo’, nel senso che ogni componente del sodalizio e ogni collaboratore esterno dello stesso hanno a loro volta ulteriori contatti, nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni, attraverso cui reperire illecitamente dati e informazioni riservate e sensibili”.
In tal senso scrive il pubblico ministero in forza alla Dda di Milano, “per creare dunque una spaccatura netta tra i soggetti per cui si richiedono le misure cautelari e i tanti soggetti, alcuni non ancora identificati, che potrebbero fornire loro un qualche aiuto per scalfire il granitico quadro indiziario emerso dalle indagini, occorre applicare necessariamente la custodia cautelare“. Arresti in carcere che il gip ha respinto.
Per il pm, l’inchiesta coinvolge “soggetti pericolosissimi perché, attraverso le attività di dossieraggio abusivo dagli stessi svolte, con la creazione di vere e proprie banche dati parallele vietate e con la circolazione indiscriminata di notizie informazioni sensibili, riservate e segrete, sono in grado di ‘tenere in pugno’ cittadini e istituzioni nonché di condizionare in modo pregiudizievole dinamiche imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie”. “Non è esagerato affermare – si legge in un atto dell’inchiesta – che si tratta di soggetti che rappresentano un pericolo per la democrazia di questo Paese”.
Le spiate a Ignazio e Geronimo La Russa
Enrico Pazzali, indagato nell’inchiesta della presunta associazione a delinquere che mirava a fornire o creare dossieraggi illegali su imprese e volti noti, il 19 maggio del 2023 chiede di realizzare un report sul presidente del Senato. All’interlocutore il presidente di Fiera Milano dice: “fammene un’altra…Ignazio La Russa!”. Intercettato, in via Pattari sede della società Equalize di cui è socio di maggioranza, Pazzali aggiunge: “E metti anche un altro se c’è … eh … come si chiama l’altro figlio? come si chiama? Eh … Geronimo come si chiama Geronimo La Russa? ma non si chiama Geronimo…come si chiama? Antonino? Metti Antonino La Russa… stavo pensando sia Antonino che Ignazio”. Il passaggio è riportato tra gli atti dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Milano.
“Conosco da anni Enrico Pazzali che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data. Attendo di avere altri elementi, quindi, prima di un giudizio definitivo assai diverso su di lui. E’ noto che i suoi attuali ruoli in Fiera non dipendano da FdI ne tantomeno da me e sono stupito più che allarmato, dalle notizie di una sua azione di dossieraggio nei miei riguardi. Sono infine disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la ‘colpa’ di chiamarsi La Russa se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Ora l’unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia”, commenta il presidente del Senato Ignazio La Russa.