Edoardo Bennato: “La sinistra utilizza i cantanti come Ghali per fare comizietti. Anche io fui arruolato…”

20 Ott 2024 17:14 - di Luca Maurelli

Quanti anni sono passati dall’uscita del pezzo di denuncia politica più bello degli ultimi quarant’anni, Feste di piazza, nel quale Edoardo Bennato descriveva l’atmosfera illusoria e decadente delle feste dell’Unità alle quali egli stesso era costretto a partecipare, nel nome della sinistra impegnata? “Feste di piazza, le carte colorate, gli sguardi sempre ben disposti, a dolci ed aranciate…”.

Edoardo Bennato, la sinistra e le feste di piazza dei vuoti a perdere mentali…

Trentanove anni: era il 1975 quando “Feste di piazza” fece scoprire il Bennato satiro amarostico, nel pieno della sua ispirazione, grazie a un testo splendido di Patrizio Trampetti, il suo Mogol mai adeguatamente celebrato, che descriveva “i capi in testa, con i distintivi sfavillanti che si sbracciano come dannati, solo per sentirsi più importanti...”, per poi concludere sul triste epilogo di quell’evento politico nel quale, puntualmente, “restano sparsi, disordinatamente, i vuoti a perdere mentali, abbandonati dalla gente...”.

Chissà perché oggi Edoardo Bennato, alla soglia degli ottant’anni, portati benissimo sul palco, anche grazie a musicisti sempre raffinati – come il Quartetto flegreo di archi – da molto tempo non suona più quel pezzo che insieme a qualche altro, come “Sono solo canzonette”, hanno rappresentato la sua ribellione artistica alla cappa politica che opprimeva la musica negli anni Ottanta, di cui lui stesso ha parlato in tante interviste. L’ultima delle quali, oggi, sulla Stampa, in occasione del Premio Tenco consegnatogli a Sanremo sul palco dell’Ariston.

La politica che opprimeva i musicisti e ancora oggi…

La politica, anche stavolta, entra nei ragionamenti di Edo, partendo da Tenco. “Io non lo conoscevo, ma da bambino lo osservavo e mi colpiva che fosse sempre un po’ imbronciato, triste. Negli anni ho capito perché… anch’io ho dovuto avere che fare col carrozzone apparentemente dorato ma maleodorante della musica in Italia. Luigi si sentiva schiacciato da quel mondo in cui i gatti e le volpi infieriscono, i mangiafuoco si ritrovano, impresari e impresucoli fanno accordi…”.

Ed eccole, le sue canzone che tornano: “Gli impresari di partito, mi hanno fatto un altro invito, mi hanno detto che finisce male…“, cantava in “Sono solo canzonette”. La politica, ieri come oggi: “L’importante è dire quello che pensi nelle canzoni e non fare comizi, come quel Ghali, che peraltro è già meno peggio di tanti altri che fanno canzoni senza senso – almeno per me . Una certa fazione politica utilizza questi personaggi…”. La sinistra, ovviamente, e detto da lui, mai di destra. “Io la patente per fare questo mestiere l’ho avuta dalla sinistra a Civitanova Marche. Nel ’73 uscì il mio album e pensavo di avercela fatta. Ma dopo due settimane mi chiama il direttore della Ricordi e dice: ‘Nessuno lo compra perché la regola fondamentale di questo mestiere è la promozione. Quelli della Rai hanno detto che la tua voce è sgraziata, sgradevole. Il contratto è sciolto’. Ho imparato che in questo mestiere non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che tu riesci a imporre attraverso la promozione”.

“Mi sono fatto raccomandare dalla sinistra”

L’approdo al Festival di Civitanova Marche gli cambiò la carriera. “Lotta continua, Avanguardia operaia: c’era tutta l’intellighenzia di sinistra. E da lì mi iscrissero a tutti i festival e raduni collettivi della sinistra. Loro sono stati in grado di farmi diventare una leggenda. Il capo della Ricordi mi chiese ‘Come hai fatto?. E io: ‘Semplice: mi sono fatto raccomandare dalla sinistra”... Nel 1977 mi chiamarono per la Festa dell’Unità a Modena. Avevo pubblicato Burattino senza fili: da avanguardia diventai nazionalpopolare. Solo che mi feci male giocando a calcio e tutta l’estate restai fermo con il gesso. E così lievitò l’interesse per me”. Ed eccolo, l’aneddoto sulla Festa dell’Unità? “Mi chiamò il Pci. A Modena sul manifesto c’era scritto: ore 19 Edoardo Bennato, ore 21 Enrico Berlinguer. Al pomeriggio arrivò Berlinguer. Aveva un vestito celestino, era simpatico, fortissimo. Mi disse: ‘Possiamo fare il contrario? Io parlo alle 19 e lei suona alle 21’… . Questo perché erano arrivati 3-400 mila ragazzi da tutto il Nord Italia». Per lei? «Tu che ne dici? Dal dopoguerra in poi, senza tema di essere smentito, io dico le cose più a sinistra di tutti. Ma il giorno dopo a Pesaro ci aggredirono… «Gli stessi che interruppero il concerto di De Gregori, incendiarono il palco dei Led Zeppelin a Milano e tirarono molotov a Santana a Torino. Dicevano che la musica era gratis. E andavano da quelli di sinistra: da me, De Gregori, Venditti. Mica andavano nella discoteca a 100 metri dove c’erano Cocciante o i Pooh e si pagavano 10 mila lire. Figli di papà che da sempre fanno violenza, giocano a fare i rivoluzionari perché hanno la pancia piena. De Gregori a volte accettava il dialogo. Ma loro non volevano il dialogo. Solo sfogarsi…”.

Tutti d’accordo, e si può  andare avanti, e come previsto dal programma, arrivano i cantanti…

Feste di piazza, il video

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