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Feltri contro i detrattori del crocifisso nei centri in Albania: “Basta scusarci di essere cristiani”
“Il crocifisso non può scandalizzare”. Vittorio Feltri azzera così lo “scandalo” scoppiato sui quotidiani progressisti in questi giorni: nei centri aperti in Albania per i migranti è stato avvistato un crocifisso. E allora apriti cielo: quel simbolo religioso si trova all’ingresso della cappella in cui nessuno – per inciso- sarà costretto a recarsi per pregare. L’effige di Nostro Signore potrebbe turbare – è il retropensiero non esplicitato – gli ospiti della struttura devoti di altre religioni. Ad avvistare il crocifisso è stato un reportage della Stampa dal quale è nato un “caso”. Che si è aggiunto ai tanti strali lanciati contro l’iniziativa del governo già preventivamente bollata come un flop. E’ stato un lettore del Giornale a scrivere a Feltri padre, proprio sottoponendogli il commento negativo del figlio Mattia sul simbolo esposto nella cappella dei centri di accoglienza albanesi. Vittorio Feltri è molto chiaro e non gli fa velo il giudizio di suo figlio.
Il crocifisso nella cappella dei centri in Albania ha irritato i progressisti
“Non considerando il crocefisso offensivo: non posso ritenere in qualche modo insultante, scandaloso o inappropriato quello che segnala la cappella del centro di accoglienza italiano in Albania. Esso è un simbolo cristiano, e mi risulta che le nostre radici sono cristiane: e questa evidenza non può né deve offendere o indispettire chicchessia: ovvero chi non è cristiano né europeo. Questa gente viene in Europa e penso che sappia che sul nostro territorio, quello italiano come quello di tutto il vecchio continente, sia facile e frequente imbattersi in questo genere di rappresentazioni. Alle quali noi siamo legati proprio come gli islamici sono legati alle loro tradizioni”. Quindi- venendo al punto- perché mai dovremmo nascondere il crocefisso, occultarlo, eliminarlo?”.
Crocifisso, Feltri: “Basta vergognarci di ciò che siamo”
Vittorio Veltri trova “esagerato” dover nascondere il crocifisso per non urtare le diverse sensibilità religiose degli ospiti. “Noi non dobbiamo comunque rinunciare a ciò che siamo o vergognarcene”. Noi non dobbiamo più scusarci di essere cristiani, non dobbiamo chiedere venia per essere ciò che siamo o per non essere ciò sono gli altri. Il crocifisso sta legittimamente al suo posto, ossia all’ingresso di una cappella, un luogo in cui si prega e che accoglie chiunque, anche chi cristiano non è. Non troverei intelligente né coerente la scelta di rimuoverlo”. Basta, scrive: “noi non dobbiamo più scusarci di essere cristiani”. Il crocifisso -specifica- sta legittimamente al suo posto, ossia all’ingresso di una cappella: un luogo in cui si prega e che accoglie chiunque, anche chi cristiano non è”.
“Avremmo dovuto costruire una moschea?
Dunque, “Quella cappella non è un maltrattamento, un abuso, una mancanza di tatto. È un dono. Un dono sia per il personale italiano e cristiano che in quel luogo campa e lavora sia per gli ospiti che temporaneamente vi vivranno all’interno”. E conclude: “Cosa avremmo dovuto fare per essere politicamente corretti? Costruire una moschea”?