Francis Ford Coppola alla ricerca della felicità, Cinecittà gli intitola un viale: “Un sogno, per me era la vera Hollywood”

14 Ott 2024 13:59 - di Bianca Conte
Coppola

Francis Ford Coppola torna a Roma e Cinecittà lo celebra con una strada a lui intitolata – Viale Francis Ford Coppola – e la chiave onoraria degli Studi romani. Una Hollywood sul Tevere che il regista conosce bene e ama particolarmente dove, peraltro, storia del cinema a parte la cronaca dei suoi set annovera proprio in quegli scenari la preparazione di alcune scene de Il padrino-Parte III, tra la fine degli Anni ’80 e gli inizi dei Novanta.

Coppola, regista da Oscar porta a Roma il suo ultimo progetto kolossal

Un mondo di suggestioni di cui, tra formazione personale, arte e industria, Coppola rievoca e omaggia a sua volta commentando: «Per me tutto questo è un sogno che si avvera», dice allora Coppola durante la cerimonia, che si è svolta alla presenza della presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, dell’ad Manuela Cacciamani e del Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni.

E Cinecittà celebra la grandezza del regista da Oscar

E ancora. «Ho una fascinazione per Cinecittà da sempre. Quando ero giovane – ricorda il regista – non avevo soldi, ma sognavo di studiare nel prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia, che per me rappresentava il passo più vicino all’entrata di Cinecittà, che era la vera Hollywood».

La Hollywood sul Tevere gli intitola un viale e gli dona le chiavi del regno

Il cineasta premio Oscar è a Roma per l’anteprima del suo ultimo film Megalopolis, che questa sera, proprio negli studi di Cinecittà, il regista di Apocalypse Now e Dracula di Bram Stoker presenterà con una proiezione, prima che il 16 ottobre arrivi nelle sale con Eagle Pictures di Tarak Ben Ammar, evento di pre-apertura della Festa del Cinema di Roma e di Alice nella Città.

Coppola: «Ciò che desidero fare è raccontare un mondo pieno di felicità»

Un progetto ambizioso, quello che c’è dietro questa magniloquente operazione, che ha una gestazione lunga quarant’anni. E il motivo lo ha spiegato lo stesso regista sei volte premio Oscar, raccontandosi e parlandone ieri nello studio di Domenica In. «Quello che io desidero fare è raccontare un mondo pieno di felicità, soprattutto per i bambini, ma ogni volta che mi accingevo a realizzare questo film succedeva qualcosa di terribile. Ad esempio, quando c’è stata la grande tragedia delle Torri Gemelle. Non sembrava fosse mai il momento giusto, ma sono sicuro che sia possibile avere un mondo pieno di gioia e di speranza per tutti», rimarca orgogliosamente Francis Ford Coppola, attore, regista e produttore cinematografico statunitense, intervistato da Mara Venier, sulla sua ultima fatica.

«Cerco di ripensare e di rivedere il modo di raccontare le storie e come le rappresentiamo»

«È importante cercare di capire come possiamo convivere in questo mondo così travagliato, tormentato – ha detto il regista –. Questo significa anche cercare di ripensare, di rivedere il nostro modo di raccontare le storie e come le rappresentiamo. Ed è esattamente questo il motivo per cui ho realizzato questo film sotto forma di favola: per far sì il pubblico veda le cose anche da un altro punto di vista. E vada oltre i problemi che ci affliggono».

Coppola e l’importanza di “vivere in un mondo felice”

Coppola, che ha raccontato di aver «cominciato come regista teatrale, poi mi sono innamorato del cinema e posso dire che quest’ultimo ha segnato la mia vita ma non solo i miei film, parlo del Cinema con l’articolo determinativo, perché io amo il lavoro di tutti i miei colleghi», si è lasciato andare anche a una riflessione: «Quel che mi angoscia è il fatto che le persone non si rendano conto di quanto sia importante vivere in un mondo felice. In Italia ad esempio si riescono a creare le macchine migliori, le barche migliori, molte cose che sono il risultato di grande ingegno. Una metafora per dire che l’intero mondo è pieno di genialità, eppure non sembra che i sistemi politici siano in grado di dare alla gente quello che davvero merita. Bisogna quindi andare oltre la politica e trovare un modo per creare un mondo che sia ricco di felicità».

Coppola alla ricerca dell felicità tra kolossal e racconto intimista

Una ricerca della felicità che ha impegnato Copolla in un progetto che oggi, dopo decenni di incubazione, prende corpo e realizza tra effetti speciali e virtuosismi informatici da kolossal, un film da sempre sognato. Un lavoro che, nel corso delle innumerevoli revisioni di sceneggiatura, ha visto la tecnologia mettersi al servizio di un disegno che prevedeva sempre nuovi “megalon” in grado di compiere miracoli sul piano della creazione spettacolare. Una realizzazione tormentata e centellinata che espande narrazione e storia del film in maniera quasi incontrollata. E alla fine, per quanto incidentale caduta nel “baroccheggiante”, megalopolis finisce per incarnare la personalissima estetica di Coppola…

Megalopolis e la gestazione di un progetto lunga 40 anni

Un plot complicato, che inanella in maniera concentrica racconto principale e narrazioni aderenti che intersecano all’interno di una trama articolata al limite dell’immaginifico, che mette in scena il ritratto e la storia di un artista geniale con il potere di fermare il tempo che combatte contro un sindaco volitivo per salvare il mondo morente e ispirare speranza. Megalopolis dunque è un’epopea romana ambientata in un’America moderna e immaginaria. La città di New Rome sta cambiando, causando aspri conflitti tra Cesar Catilina, geniale artista che cerca di proiettarsi in un futuro utopico e idealistico, e la sua nemesi, il sindaco Franklin Cicerone, reazionario e legato a uno status quo regressivo, avido e corrotto. Tra i due si inserisce Julia, la figlia del sindaco che, essendo innamorata di Cesar Catilina, si trova a dover scegliere in chi riporre la propria lealtà e a chiedersi cosa merita, davvero, l’umanità.

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