Giordano al Congresso di Dubrovnik: “Con Ecr la famiglia è al centro della politica europea”

20 Ott 2024 9:22 - di Alice Carrazza
ECR GIORDANO

Segretario Giordano, il Congresso della Famiglia a Dubrovnik si è concluso con grande successo. Può darci un quadro complessivo della partecipazione e della presenza politica, e cosa questo evento rappresenta per la destra europea?

Il Congresso ha superato le nostre aspettative. Con oltre 500 partecipanti provenienti da ogni parte d’Europa, anche oltreoceano, e una rappresentanza politica di altissimo livello. Ha partecipato l’intero centrodestra europeo dai Popolari ai Patrioti per l’Europa, inclusi tutti i partiti conservatori croata, che qui hanno avuto l’opportunità di incontrarsi e discutere il loro posizionamento europeo. È stato un momento significativo. Inoltre, alla folta schiera di parlamentari di Fratelli d’Italia si sono uniti i rappresentanti della maggioranza di governo italiana, che hanno dato voce ai loro esponenti Fabrizio Sala, Simona Baldassarre e Maria Chiara Fazio. Ciascuno ha portato il proprio contributo, tenendo conto delle rispettive sensibilità, ma tutti uniti da un obiettivo comune: fare della famiglia il fulcro della politica europea dei prossimi anni. Questo evento dimostra che c’è una coesione solida, una visione condivisa e una volontà concreta di lavorare insieme.

Un tema centrale è stato quello dell’inverno demografico. Lei ha sottolineato più volte che l’immigrazione non può essere la risposta a questa crisi. Può approfondire questa posizione e spiegare come Ecr intenda affrontare il problema?

È fondamentale essere chiari: l’immigrazione, specialmente quella illegale, non può essere la sola soluzione alla crisi demografica che colpisce l’Europa e l’Italia. Spesso si tende a confondere i termini, parlando genericamente di immigrazione, ma bisogna fare una distinzione netta: l’immigrazione illegale è un fenomeno da gestire con rigore e fermezza, perché ha un impatto destabilizzante se non viene regolata. Il partito Ecr è convinto che sia necessario chiamare le cose con il loro nome; è una questione di trasparenza e di correttezza verso i cittadini. Il governo Meloni ha già intrapreso azioni concrete, come l’istituzione dell’hub esterno per i migranti in Albania, per gestire meglio i flussi e garantire sicurezza. Dobbiamo lavorare per regolare l’immigrazione in modo ordinato e per contrastare quella illegale, ma ciò non deve essere visto come una risposta demografica. La demografia si affronta con politiche che favoriscano la natalità e il sostegno alle famiglie, non affidandosi a soluzioni che rischiano di creare ulteriori problemi.

Un altro aspetto cruciale discusso a Dubrovnik è stato il sostegno ai giovani. Qual è la posizione di Ecr riguardo alle sfide che i giovani affrontano oggi e come intende supportarli nel formare le famiglie di domani?

La partecipazione dei giovani a questo congresso è stata straordinaria e incoraggiante. Abbiamo visto molti ragazzi e ragazze intervenire attivamente, dimostrando che c’è una generazione pronta a impegnarsi e a costruire il proprio futuro. Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli delle sfide enormi che si trovano davanti. Non possiamo permettere che vengano lasciati soli o, peggio, colpevolizzati per non riuscire a formare una famiglia. È un dovere della politica, e come genitori, creare le condizioni affinché possano realizzare i propri sogni. Questo significa investire in politiche di sostegno economico, semplificare le procedure per ottenere casa e lavoro, ma anche trasmettere l’importanza e il valore della famiglia. Non possiamo parlare dell’avvenire europeo se prima non garantiamo ai nostri giovani gli strumenti e le risorse necessarie per costruire una vita stabile e realizzare i propri progetti. Siamo noi che dobbiamo prepararli e accompagnarli, perché il loro futuro è anche il futuro dell’Europa e della nostra società.

Con così tante voci e idee emerse durante il congresso, come intende Ecr tradurre questo consenso in politiche attive per rafforzare il ruolo della famiglia nelle politiche europee?

Il Congresso di Dubrovnik non è stato solo una vetrina di intenti, ma un atto fondativo, una dichiarazione di impegno che da ora deve tradursi in azione concreta. Il prossimo passo è portare queste proposte nelle aule parlamentari e nelle piazze, perché la politica vive e respira solo se è capace di ascoltare e agire. Non possiamo limitarci alle parole; abbiamo la responsabilità di costruire un’Europa forte, con radici solide, in cui la famiglia sia il perno centrale. La destra europea è pronta: lavoreremo senza esitazioni per ridare all’Europa la sua identità.

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