Giuli: “Il mio ministero in continuità con Sangiuliano. L’imitazione di Crozza? Ci guadagno…”

6 Ott 2024 13:25 - di Maurizio Ferrini

“Cosa mi ha detto Meloni quando mi ha chiamato? Non ci sono state raccomandazioni, se non la condivisione di una consapevolezza: dare ordine al ministero, posizione centrale al racconto e non farsi impensierire da chi attraverso il gossip cerca di metterci sulla difensiva. “Il mio ministero è in continuità” con quello di Sangiuliano “poi ciascuno cerca di lasciare la propria impronta”. Così il ministro della Cultura Alessandro Giuli intervistato da Pietro Senaldi di Libero alla tre giorni di FdI Le radici della bellezza a Brucoli (Siracusa).

Meloni mi ha chiamato: “Ce l’hai il vestito per andare da Mattarella?”

“Ho dovuto presiedere un G7 a Napoli – ha detto – con i riflettori di tutto il mondo addosso e i colleghi del G7, allargato a India e Brasile, espressioni di governo di sinistra e centro sinistra. Ho notato nei bilaterali nei confronti di questa Italia rispetto, aspettative curiosità e amicizia. Siamo tornati al centro dell’interesse internazionale”. “Io rappresento una destra senza paraocchi ideologici”, dice.

“La missione del Ministero della Cultura non è, e non è mai stata, quella di rappresentare la cultura di destra, rappresenta con orgoglio la cultura italiana, in Italia e nel mondo in tutte le sue articolazioni. E’ ovvio che per tanti anni si è depositata una polvere una coltre di silenzio, di diffidenza, perché la storia”. Per Giuli “la logica del rancore e del ‘tocca a noi’ anche basta…”.

Giuli: “Non tutti gli intellettuali di sinistra sono col coltello tra i denti”

E ancora. “La narrazione per cui gli intellettuali di sinistra sono tutti con il coltello tra i denti, pronti a lottare contro il risorgente mostro della torsione totalitaria non è vera”, “molti non vogliono essere sequestrati da una banda di urlatori, quelli che sono andati a sequestrare il Campidoglio nel momento in cui c’è stata la partita del Teatro Argentina. Esistono molti intellettuali di una sinistra tendenzialmente riformista, dialogante o anche più identitaria che non hanno voglia di passare come i fratelli Rosselli, come gli esuli fuori e dentro la patria”.

Non potevano mancare domande pop, come quella dell’imitazione che fa di lui Maurizio Crozza. “È ben fatta, sembra più giovane di me ci guadagno qualche anno”, mentre la “laurea è un progetto che nasceva da presidente del Maxxi“, ma “mi sono ritrovato nella surreale condizione di voler nascondere il fatto che mi stavo laureando”, quindi “lode ai giornalisti che hanno trovato notizia”.

“Basta contributi a pioggia, chi sa fare il cinema non ha nulla da temere”

“Poi c’è stata una contestazione – ha aggiunto – ma è lecito sbagliare a quell’età ed alzarsi tardi. Quando ho fatto l’esame non c’era un contestatore, ma sono arrivati dopo la colazione”. Sull’esame il ministro ha spiegato che “il professore Gaetano Lettieri mi ha torchiato” e ha sottolineato sul voto avuto, trenta, che “la lode sarebbe stato un elemento sovrabbondante”.

Non manca un retroscena sulla telefonata in cui gli veniva annunciato l’incarico da ministro: “Cosa mi ha detto il premier Meloni quando mi chiamò per dirmi che sarei diventato ministro? Mi ha chiesto ‘Ce l’hai il vestito?’ E quello era l’unico giorno in cui non lo indossavo perché dovevo andare in campagna. Quel giorno sono finito a giurare da Mattarella”.

E ancora: “La stagione dei contributi a pioggia per produzioni cinematografiche è finita. C’è un accordo tra il governo, il Mic, e società di produzioni e registi che non ne potevano più di vedere risorse disperse in troppi rivoli di produzione che se non erano clandestine, quasi lo erano. Quindi si è deciso di comune accordo di stabilire delle regole più rigide e soprattutto misure di controllo affinché la buona reputazione del cinema italiano non venga sporcata da una dispersione di soldi in rivoli che non conducono da nessuna parte”.

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