Giuli ridicolizza Renzi: “Mi adeguerò alle sue capacità cognitive”. Ironia e classe atterrano l’ex premier (video)

10 Ott 2024 19:42 - di Adriana De Conto
Renzi Giuli

Il bullismo di Matteo Renzi si infrange rovinosamente contro la classe e l’ironia del ministro della Cultura, Alessandro Giuli. La prova arriva dal Senato durante il question time. Un botta e risposta spassoso. L’ex premier, nel formulare la sua interrogazione, ha fatto un riferimento sarcastico alla recente audizione del ministro. La tanto “deprecata” audizione nella quale il ministro ha illustrato le linee guida del suo dicastero. Renzi ha sfoderato giudizi triti e ritriti, sottolineando di avere visto nell’eloquio di Giuli citazioni di “Monicelli e del Conte Mascetti”: “Che ci azzecca Hegel e la rivoluzione dell’infosfera globale con un Ncc di Frosinone alla guida di un’azienda culturale?”. Crede di essere spiritoso, introducendo così il tema dell’interrrogazione che riguarda Ales, la società partecipata del ministero della Cultura guidata da febbraio da Fabio Tagliaferri.

Giuli: “Farò del mio meglio per adeguare il mio eloquio alle capacità cognitive del senatore Renzi”

Il ministro con il suo aplomb rimane calmo e annichilisce Renzi con una replica al vetriolo: “Prometto da oggi che farò del mio meglio per adeguare il mio eloquio alle capacità cognitive del senatore Renzi”. Tramortito. Ma non si dà per vinto l’ex premier, e fa male, perché il seguito del duello è un dèbacle per lui. Renzi, dunque, dopo il colpo reagisce: “Al di là delle battute sulle capacità cognitive, senz’altro limitate del sottoscritto, ma in grado di far conseguire al medesimo una laurea in tempi decenti: cosa che auguriamo possa accadere anche a lei. Il punto centrale è che lei non ha risposto alle domande su Ales”. E ha rincarato la dose: “Lei caro Ministro Giuli, anziché venire qui e dialogare con noi, è venuta a farci la lezioncina che noi, da uno che dava del patriota a Vladimir Putin, non prendiamo”.

Renzi fa il “bullo”, Giuli usa il fioretto. Renzi ne esce male

Il ministro coglie il doppio assist che Renzi improvvidamente gli offre: la stantia, ripetitiva polemica sulla sua mancata laurea (che sta conseguendo); e il riferimento a Putin. E’ un crescendo rossiniano: dopo avere con molta calma rassicurato sulla la regolarità e il ruolo professionale di Tagliaferri, “che vanta un’indiscussa esperienza manageriale”, Giuli ha dato due stoccata finali usando il fioretto:  “Ne approfitto per confermare la mia stima nei confronti di Antonella Manzione, scelta per l’ufficio affari legislativi dall’allora premier Renzi, che mi lusingai di difendere in pubblico dall’accusa di aver trasformato Palazzo Chigi in un comitato di affari paesano”.  E poi, il finale:  chi di laurea ferisce, di laurea perisce.  Interpellato sugli esiti del G7 Cultura, Giuli ha sottolineato ironicamente l’assenza della Russia: “Evidentemente impegnata a godersi un miliardo di accordi commerciali siglati nel 2016 da un governo allora rappresentato da una persona qui presente, laureato però”. Dai banchi delle opposizioni si rumoreggia. la russa stronca i mal di pancia: “L’ironia è ammessa in questa sede”. Sipario.

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