Elly conquista la fascia di “Miss No”: ancora una volta le manca il coraggio del confronto
Poco importa che si tratti di Rai, Consulta o equilibrio tra i poteri, come avviene in queste ore in cui infiammano gli attacchi di parte della magistratura al governo. La risposta di Elly Schlein è sempre la stessa: no, no, no. Anzi, “assolutamente no”, come ha replicato nel corso della trasmissione Agorà, su Rai tre, alla domanda se fosse possibile una collaborazione tra opposizione e maggioranza sul tema caldissimo della giustizia. “Le affermazioni del ministro Nordio sono gravissime. Chi sta andando oltre le proprie prerogative è proprio questo governo, che vorrebbe rimettere mano alla Costituzione per cancellare il principio di separazione dei poteri”, ha detto la segretaria dem.
Elly ci ricasca sulla giustizia: “Assolutamente no”
Sullo sfondo ci sono anche alle parole di Ignazio La Russa che, intervistato da Repubblica, ha avvertito sui rischi che si corrono mantenendo le “zone grigie” in cui si verificano gli sconfinamenti tra funzioni e poteri dello Stato. La cornice è quella delle invasioni di campo di certa magistratura con la sentenza sui migranti in Albania e dello scandalo dell’email con cui il sostituto procuratore della Cassazione, Marco Patarnello, ha invitato i magistrati a compattarsi contro l’azione del governo Meloni. “Insieme, in modo concorde – maggioranza, opposizione, magistrati – dobbiamo perimetrare questi ambiti. La lite non funziona”, ha detto La Russa, aprendo all’ipotesi di una riforma della Costituzione. Dunque, una chiamata collettiva per eliminare i margini di ambiguità che possono riscontrarsi nel dettato attuale della Carta e per riaffermare insieme la dignità sia della politica sia della funzione giudiziaria. Una cosa ben diversa dalla lettura che ne ha voluto dare l’opposizione, che ha preso ad agitarsi moltissimo per le parole del presidente del Senato.
L’opposizione come un disco rotto
Del resto, non sorprende. Il travisamento dei fatti è sempre di più il paravento dietro cui la sinistra nasconde la propria incapacità di dare una risposta costruttiva, concreta, credibile ai problemi o anche solo ai passaggi prettamente politici che l’agenda pone. Una politica dello struzzo assurta a metodo, che da quelle parti ringalluzzisce invece di provocare imbarazzo. Un Aventino permanente che va dalle nomine Rai alla Consulta, fino a partite cruciali per il Paese, di fronte alle quali l’opposizione rifiuta anche solo una parvenza di responsabilità. Una linea del demolire – o, meglio, provare a demolire – con slogan, fake e slabbrate operazioni di bandiera. Le riforme? Mai e poi mai. Che si tratti di autonomia, assetto istituzionale per dare stabilità – che poi significa governabilità, crescita, credibilità – lavoro, fisco, giustizia: le risposte dell’opposizione sono sempre e solo grida su presunti attacchi alla democrazia, al governo, ai diritti dei più deboli. Con esiti per lo più bislacchi, dai referendum a rischio di inammissibilità alle teorie sui “favori agli evasori” sbandierate nonostante i dati dell’Agenzia delle Entrate dicano l’esatto opposto, fino alle proposte sulla settimana corta a parità di stipendio che non è chiaro poi chi debba pagare. Per non parlare, per carità di Patria, delle incursioni europee per chiedere l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia sul tema migranti, proprio mentre mezza Europa guarda alle proposte del governo Meloni come a un modello e il socialista Olaf Scholz, alleato nell’Ue della nostra sinistra, rimpatria i migranti nella sicurissima terra d’Afghanistan.
La ritirata sull’Aventino che toglie di mezzo ogni fatica
E sì che le mani tese dal governo non sono mancate, a partire da quando all’avvio dell’iter delle riforme Meloni convocò un tavolo di confronto con l’opposizione, per arrivare alle telefonate a Elly Schlein sul tema delicatissimo della crisi mediorientale. Anche quel passaggio di La Russa sulla possibilità di rivedere insieme, magistratura compresa, il Titolo IV della Costituzione si inserisce in questo filone. Ma, com’è noto, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Anche perché il dialogo e il confronto comportano che le parti abbiano qualcosa da dire – possibilmente di sensato – ed è ormai evidente che questo terreno per l’opposizione è una palude. Mettersi in gioco richiederebbe un certo coraggio. Meglio, piuttosto, battere in ritirata sul rassicurante Aventino dei no.