Gli stipendi crescono del 3,7% e sconfiggono l’inflazione. E gli italiani tornano a risparmiare

29 Ott 2024 18:05 - di Eleonora Guerra
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Non solo le buone notizie sul fronte del mercato del lavoro. Dall’Istat arrivano buone notizie anche sul fronte delle retribuzioni: sono cresciute del 3,2% nei primi nove mesi dell’anno e del 3,7% rispetto a settembre 2023. Nel terzo trimestre 2024, inoltre, per il totale economia, la crescita delle retribuzioni contrattuali è risultata superiore a quella dei prezzi al consumo di poco più di due punti percentuali, proseguendo il graduale recupero del potere d’acquisto. Insomma, gli stipendi sono cresciuti più dell’inflazione. Il dato dell’Istat si incrocia con l’indagine “Gli italiani e il risparmio”, realizzata da Acri, Associazione di fondazioni e casse di risparmio, e Ipsos, dalla quale emerge il costante miglioramento del clima economico e la capacità delle famiglie di risparmiare e affrontare spese improvvise.

Gli stipendi crescono e sorpassano l’inflazione

L’Istat rileva che l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è cresciuto anche su base mensile, segnando a settembre 2024 un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente. L’aumento tendenziale è stato del 4,6% per i dipendenti dell’industria, del 4,1% per quelli dei servizi privati e dell’1,6% per i lavoratori della pubblica amministrazione. Nel corso degli ultimi mesi, rileva l’Istat, la dinamica salariale è stata più sostenuta per il comparto privato, con il settore industriale che, da luglio 2023, mostra variazioni tendenziali mensili superiori al quattro per cento e il settore dei servizi che, in progressivo recupero dallo scorso aprile, a settembre ha registrato anch’esso una variazione tendenziale superiore al quattro per cento.

FdI: “Ulteriore conferma del buon lavoro del governo Meloni”

“I dati odierni pubblicati dall’Istat sull’incremento delle retribuzioni contrattuali confermano il buon lavoro del governo Meloni sulle politiche economiche”, ha commentato la deputata di FdI e membro della Commissione bilancio. “L’aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 3,7% su base annua, così come la crescita media del 3,2% nei primi nove mesi dell’anno, evidenziano come il potere d’acquisto delle famiglie italiane stia recuperando terreno rispetto all’inflazione, a testimonianza di un’economia che torna a favorire i lavoratori. Questo risultato – ha proseguito Giorgianni – rappresenta un segnale di ottimismo per tutti gli italiani, il cui impegno quotidiano costituisce la solida base del nostro sistema economico. Dopo anni di sperperi e di misure assistenzialiste fallimentari, a opera delle sinistre, FdI torna a occuparsi di lavoro e restituisce ai cittadini la fiducia nel futuro”.

L’indagine dell’Acri: “Clima economico in generale miglioramento”

È stata poi l’Acri, nel suo rapporto sul risparmio degli italiani, presentato in occasione della 100esima Giornata Mondiale del Risparmio che si celebra il 31 ottobre, a evidenziare che “il clima economico in Italia mostra segni di un generale miglioramento, rispetto al 2023, anno che aveva già segnato il ritorno ad un cauto ottimismo, dopo un 2022 attraversato dall’avvio del conflitto in Ucraina, dal drammatico aumento del costo dell’energia e dalle ricadute pesanti sui prezzi, cui si era associato un periodo di incertezza politica”. Il contesto, prosegue lo studio, “appare oggi meno problematico, complice probabilmente la discesa dell’inflazione, a cui si accompagna la speranza di un abbassamento dei prezzi a breve, e la discesa dei tassi di interesse che per alcune famiglie e imprese, può rappresentare una boccata d’ossigeno per le proprie finanze”.

Gli italiani tornano a risparmiare

Più nel merito, quasi la metà delle famiglie italiane riesce a risparmiare, e lo fa con meno ansie e preoccupazioni che in passato. Aumentano le famiglie che grazie al proprio risparmio riuscirebbero a far fronte ad una spesa improvvisa importante, e più di 3 famiglie su 4 (76%), dato stabile, ritengono di essere in grado di far fronte ad una spesa improvvisa di media entità. Il quadro delinea, nel dettaglio, una maggioranza del Paese che, avendo l’abitudine di risparmiare e di modulare le proprie spese a seconda del ciclo economico, riesce a stare meglio o comunque a contenere gli effetti negativi degli aumenti dei prezzi (49%), complice anche il calo di energia e tassi di interesse. A questa si affianca una minoranza, pari al 17% delle famiglie italiane, che non riesce a uscire da una situazione di sopravvivenza o povertà, anche quando lavora, e si sente sempre più a rischio, non avendo più risorse cui attingere, o spese da ridurre.

Il tenore di vita migliora rispetto ai livelli pre-pandemici

In generale, migliora il tenore di vita delle famiglie, che si attesta su livelli superiori a quelli pre-pandemia, con il 49% che dichiara un tenore di vita migliorato o più facile da mantenere rispetto al 44% nel 2018. I soddisfatti per la propria situazione economica salgono al 64% dal 56%. Il risparmio “è indicatore di speranza: se la comunità risparmia ritiene che ha necessità di risorse per il futuro. È voglia di sicurezza, di investimento nei progetti”, per cui “vedere come evolve il risparmio è importante”, ha commentato  il presidente di Acri, Giovanni Azzone, sottolineando che “monitorare il risparmio ha tre funzioni” che sono quelle di avere “un indicatore dello stato della comunità, di anticipare i trend futuri e cogliere le disuguaglianze e le disomogeneità della società”.

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