Green Deal, Urso: “Presto in Commissione Ue la nostra proposta di revisione dello stop ai motori endotermici”
La neutralità climatica entro il 2050 sembra sempre più un’utopia e il Green deal europeo un sogno che si scontra con una realtà complessa, dalle mille sfaccettature. Le tante criticità del Piano europeo nato per accompagnare gli Stati dell’Unione verso una vera e completa transizione ecologica sono emerse in modo chiaro durante i lavori del convegno Adnkronos Q&A “Transizione green, investimenti e strategie”, che si è svolto al Palazzo dell’Informazione a Roma. Esperti, rappresentanti del governo e delle istituzioni, imprenditori e manager hanno cercato di rispondere alle domande più urgenti su come gli Stati stanno elaborando le strategie politiche adeguate per una vera attuazione del Green deal e su come il mercato e il mondo delle imprese si stanno adoperando per dare un contributo concreto nel contrasto al cambiamento climatico. Ma i conti non tornano e, soprattutto, il percorso non è univoco e coerente.
La necessità di un Green Deal all’insegna del pragmatismo
Tante ancora le lacune, i punti da sviluppare e altrettanto numerose le incertezze sollevate dai governi di alcuni Stati sull’adozione di politiche e iniziative legislative in linea con quanto indicato dalla Commissione Ue. Lo hanno espresso chiaramente, durante i messaggi inviati al convegno, i ministri Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso, titolari rispettivamente dei dicasteri dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, delle Imprese e del Made in Italy. Pichetto Fratin ha introdotto la strategia dell’esecutivo, precisando che “l’attenzione del governo è su più fronti: il lavoro in corso sui settori in cui è più difficile carbonizzare, gli incentivi per le Cer, l’avanzamento delle misure al Pnrr e diverse altre azioni normative semplificatorie”. “Sono convinto che il rinnovamento delle istituzioni europee – ha sottolineato il ministro dell’Ambiente – ci permetterà di affrontare con maggiore pragmatismo anche quelle norme del Green deal che si sono dimostrate molto, ma molto sbilanciate”.
Pichetto Fratin: “In Europa non c’è più posto per approcci che non tangono conto di evidenze scientifiche e contesti nazionali”
“L’Italia – ha precisato ancora Pichetto Fratin – non ha mai lavorato per distruggere. Ha voluto piuttosto migliorare, anche riuscendo, direttive e regolamenti che rischiano di lasciare indietro interi settori dell’economia. Non c’è più posto in Europa per approcci che non tengano conto di quelle che sono le evidenze scientifiche e di contesti nazionali differenti tra i 27 Paesi europei. Credo che su questa linea si possa lavorare nel nuovo Parlamento, nella Commissione e nei Consiglio europei. Come già fatto al G7 clima, energia e ambiente così a Cop29, che si apre tra pochi giorni, porteremo con responsabilità la voce del sistema Paese espressione di valore e di eccellenza”.
Urso: “Vanno riviste le modalità che porteranno allo stop dei motori endotermici”
Urso, nel suo messaggio, ha spiegato che “in questa fase, sul settore automotive, insieme alla Repubblica Ceca, il nostro Paese si è fatto promotore di un non paper che sarà presto discusso in Commissione al fine di riesaminare le modalità che porteranno allo stop ai motori endotermici nel 2035. La transizione deve esserci, ma occorrono le condizioni per raggiungerla. Il processo va sostenuto con una forte immissione di risorse pubbliche a oggi fuori dalla portata dei bilanci pubblici non solo dell’Italia, ma di tutti i Paesi europei. Non solo: serve un approccio basato su evidenze empiriche e non su posizioni ideologiche, che guardi con favore alla neutralità tecnologica e all’inserimento dei biocarburanti tra le modalità per raggiungere l’abbattimento di Co2. Per questo chiediamo di anticipare alla prima metà del prossimo anno il Rapporto di valutazione previsto per fine 2026”. “Il governo – ha concluso il ministro delle Imprese – è consapevole che l’obiettivo della decarbonizzazione non può essere messo in discussione, ma occorre un confronto aperto su quale sia la modalità corretta per raggiungerlo”.
Giovannini: “Necessario accompagnare la transizione del settore industriale”
Enrico Giovannini, direttore scientifico Asvis, quando ha parlato dell’Agenda 2030 e degli obiettivi da raggiungere, ha sottolineato che “permane ancora un approccio ideologico al Green Deal, contrariamente alla realtà, ovvero un Piano immaginato come un programma di sviluppo economico dell’Europa e non come un programma meramente ambientalista”. “Per andare a negoziare a Cop29 e Cop16, il documento approvato dal Consiglio, e quindi dai governi, è: ‘massime ambizioni, dal Green Deal non si torna indietro, gli altri Paesi devono muoversi molto di più’. Cosa bisognerà fare? Il Clean Industrial Act perché – ha sottolineato – gli altri Paesi del mondo che vanno in questa direzione oltre a regolare ci mettono anche i soldi. Bisogna accompagnare molto di più la transizione del settore industriale”.
Le preoccupazioni di aziende e lavoratori
Non va trascurato anche un ulteriore dato oggettivo, ovvero che la cronaca recente ha registrato la forte contrarietà di una parte dell’industria automotive e le proteste dei lavoratori verso alcune delle proposte di strategie e piani industriali che vorrebbero “forzare” il percorso verso la neutralità climatica, a discapito del mercato e di meccanismi economici ormai strutturati. Insomma, un segnale chiaro di quanto la visione ottimistica europea non corrisponda pienamente alle singole realtà nazionali, sia a livello politico sia a livello industriale. E una conferma, seppure non con valore statistico, arriva anche da una rilevazione effettuata da Adnkronos tra i propri utenti web e social: per il 65% il Green deal europeo andrebbe eliminato, per il 23% migliorato e solo per il 12% è una priorità. Dati rafforzati dalla percezione, secondo il 75% degli utenti intervistati, che così come viene realizzata la transizione danneggia l’economia (75%). Infatti, sono pochi che esprimono un parere positivo sull’acquisto delle auto elettriche a causa del prezzo ancora elevato (46%) e della carenza di colonnine per la ricarica (38%).
Ci si chiede dove si stia andando e se si stia procedendo tutti alla stessa velocità. I fatti dicono di no e testimoniano uno “scollamento” sempre più evidente tra la grandezza di un’idea e i limiti della realtà. La discussione è aperta e il Piano avrà bisogno dei necessari aggiustamenti. In questo processo non si può non tener conto delle peculiarità politiche, economiche e sociali degli Stati membri e delle diverse velocità con le quali raggiungeranno l’obiettivo. Giocoforza, un percorso univoco e inclusivo per tutti presuppone un approccio differenziato e intersettoriale.