I migranti spaccano l’asse franco-tedesco: Parigi guarda all’Italia, Scholz sempre più isolato
La questione migranti spacca l’asse franco-tedesco. Nel dibattito europeo innescato dal protocollo Italia-Albania, infatti, Francia e Germania si attestano su posizioni diverse: Parigi, attraverso la portavoce del governo Maud Brégeon, si mostra interessata al modello proposto da Roma e guardato con favore anche dalla Commissione e da numerosi Stati membri; Berlino, attraverso le parole del cancelliere Olaf Scholz, invece, manifesta scetticismo sull’efficacia del trasferimento dei migranti in Paesi terzi.
Parigi “studia” i trasferimenti nei Paesi Terzi: “Il protocollo Italia-Albania? Perché no?”
Brégeon, intervenendo alla radio, ha spiegato che “è allo studio del ministero dell’Interno” francese la possibilità di inviare i richiedenti asilo fermati nella Manica in un Paese terzo fuori dall’Unione europea, dove gestire le richieste di asilo. “Ci vuole molto tempo, si tratta di diplomazia, scambi. Non ci poniamo divieti”, ha chiarito la deputata di Renaissance, il partito di Emmanuel Macron, aggiungendo che il protocollo Italia- Albania può essere un modello. “Perché no? Guardiamo, se funziona…”, ha risposto a una domanda sul tema che le è stata posta nel corso dell’intervista.
La missione di Tajani e Piantedosi in Francia per parlare di migranti
“Ho lavorato molto con Michel Barnier, quando eravamo entrambi commissari europei. La cooperazione era molto positiva e penso che possa esserlo anche oggi”, ha detto il ministro degli Esteri Tajani, che venerdì sarà in Francia insieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi “per discutere con i francesi”. “Poi saremo a Ventimiglia con Piantedosi per visitare la Polizia italiana”, ha aggiunto Tajani, parlando con la stampa francese a margine del prevertice del Ppe a Bruxelles. “L’invito è molto positivo e per questo sarò lì con il collega Matteo Piantedosi per discutere della collaborazione transfrontaliera” tra Italia e Francia, ha concluso.
Scholz scettico: “Non è una soluzione per un Paese grande come la Germania”
Scholz, invece, ha espresso scetticismo sull’efficacia per la Germania di eventuali centri di accoglienza per i migranti senza diritto di soggiorno fuori dell’Unione europea. “È chiaro che concetti che rappresentano poche piccole gocce se si guarda alle cifre non sono davvero la soluzione per un Paese grande come la Germania”, ha affermato il cancelliere, arrivando al vertice dell’Ue a Bruxelles. “L’anno scorso – ha aggiunto – abbiamo avuto più di 300mila persone che sono arrivate da noi in modo irregolare”, ha proseguito, sottolineando che i centri che possono ospitare mille o 2mila persone alla volta non sarebbero di grande aiuto. “Ridurre l’immigrazione irregolare è il prerequisito per l’apertura di cui abbiamo bisogno, per l’immigrazione di lavoratori qualificati”, ha concluso il cancelliere tedesco, non considerando evidentemente che l’operazione Albania mira anche alla riduzione delle partenze, attraverso quell’effetto di “dissuasione” di cui Giorgia Meloni ha parlato anche l’altro giorno alla Camera, nel corso delle repliche alle comunicazioni sul Consiglio europeo.
Le politiche italiane dettano l’agenda al dibattito europeo
Al di là del merito delle posizioni, è anche interessante notare come né Francia né Germania abbiano partecipato alla riunione informale promossa da Meloni a Bruxelles sul dossier migranti, alla quale sono intervenuti 11 leader europei interessati ad approfondire le “soluzioni innovative” proposte dal premier italiano. Eppure anche per loro le riflessioni ruotano intorno all’azione di Roma. Un’ulteriore conferma di come l’agenda italiana si sia imposta di fatto come piattaforma da cui i partner europei non possono prescindere.