Iddu, Galvagno (FdI): “No ai film che idolatrano Messina Denaro, si parli di chi ha dato la vita contro la mafia”

19 Ott 2024 14:50 - di Gabriele Caramelli
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Evitare di “idolatrare” personaggi come Mattia Messina Denaro e far conoscere la Sicilia attraverso i volti di chi la mafia l’ha combattuta. È l’esortazione arrivata da Gaetano Galvagno, presidente dell’assemblea regionale siciliana e deputato regionale per FdI, in relazione al film Iddu sul boss di Cosa Nostra, morto a settembre dello scorso anno. Il consigliere regionale, ha espresso le sue considerazioni all’evento per i due anni del governo Meloni a Palermo. La pellicola, per la regia di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia e con Elio Germano e Toni Servillo è uscita nelle sale il 10 ottobre ed è stata presentata anche alla Mostra del Cinema di Venezia. “Bisogna ricordarsi che questa terra è la terra di Boris Giuliano, di Falcone, Borsellino, di Piersanti Mattarella e di chi ha combattuto la mafia”, ha detto Gaetano Galvagno, ricordando gli uomini che nel tempo hanno combattuto contro le organizzazioni mafiose a costo della propria vita.

Galvagno contro la mafia: “Far conoscere la Sicilia giusta”

“Anziché fare conoscere la Sicilia, come qualche cinematografo fa idolatrando miti come Matteo Messina Denaro“, ha spiegato Gaetano Galvagno, sarebbe opportuno mostrare alle persone un’immagine positiva della Sicilia. Per il Presidente dell’Ars,  è necessario tenere conto di tutti coloro che hanno cercato di debellare le organizzazioni criminali, piuttosto che mitizzare quelli che hanno rovinato l’isola siciliana e non solo. Sembra che l’obiettivo del deputato regionale di FdI sia quello di evitare la spettacolarizzazione del profilo di un uomo brutale, per promuovere invece la vocazione legalitaria della Sicilia.

“Iddu” e la critica

Il film di Piazza e Grassadonia non è rimasto immune alle critiche, come riporta anche un articolo pubblicato su Vanity Fair: “Nonostante le ottime performance di Germano e Servillo, Iddu non riesce a mantenere la promessa di una storia coinvolgente. È un film che parla della fine di un’era, ma non riesce a farci sentire il peso di quel crepuscolo”. Questo è quanto emerge dalla critica del giornale italiano, che accusa il film di essersi addentrato nel territorio ostico “dell’astrazione e della lentezza”. Per Galvagno però il problema va oltre l’astrazione e riguarda il rischio che, attraverso il potente strumento cinematografico, qualcuno possa finire per mitizzare il malvivente siciliano.

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