Il no di Sbarra allo sciopero generale: “Landini smetta di fare da traino all’opposizione”
Non si spinge a dire se Maurizio Landini punti a fare il leader dell’opposizione, perché “questo bisognerebbe chiederlo a lui”, ma gli consiglia “vivamente di rivestire i panni del sindacalista e non fare da traino a un’opposizione politica che non ha davvero bisogno di collateralismi”. Di fronte alla proclamazione dello sciopero generale per il 29 novembre, da parte di Cgil e Uil, è il leader della Cisl, Luigi Sbarra, a smascherare la natura tutta politica della mobilitazione, alla quale il suo sindacato non ha aderito. E lo fa con lo spirito del sindacalista, avvertendo che “il pericolo è di svilire questo importante strumento, il più radicale a disposizione del sindacato, facendolo diventare una inconcludente ritualità”.
Il no di Sbarra allo sciopero generale: “Landini torni a fare il sindacalista”
Intervistato da Libero, Sbarra ha sottolineato che il rischio di “fare un danno sia ai partiti sia alla rappresentanza sindacale, che perde di credibilità e di autonomia”. Ieri sera, intervista da Bruno vespa a Cinque minuti su Rai 1, Giorgia Meloni ha fatto notare che la convocazione dello sciopero è arrivata “prima di incontrare il governo sulla manovra” (il tavolo con i sindacati è già convocato per martedì 5, ndr), indice del fatto che “c’è un pregiudizio”.
“Non è vero che il governo ci sta chiamando a cose fatte”
Sbarra, nel suo colloquio con Michele Zaccardi, che firma l’intervista, rispondendo a una domanda su un eventuale atteggiamento di chiusura da parte di Palazzo Chigi, visto che Landini e Bombardieri lamentano di non essere stati coinvolti dal governo, ha detto che “sommessamente farei notare due cose”. La prima è che “l’interlocuzione con i vari ministeri è stata continua e il 25 settembre” e nella riunione sul Piano strutturale di bilancio i sindacati hanno “ribadito quello che volevamo dalla manovra”, quindi “tecnicamente non è vero che ci stanno chiamando a cosa fatte”. La seconda è che con altri governi Cgil e Uil sono apparse assai meno indignate per le “convocazioni del giorno dopo”. “Il punto centrale – ha avvertito Sbarra – è confrontarsi senza pregiudizi e ideologie, pena il rischio di bruciare le relazioni sindacali”.
La manovra? “Complessivamente positiva, falso che sia un piatto di lenticchie”
Al tavolo di martedì la Cisl andrà chiedendo al governo di “fare uno sforzo in più” su pensioni minime, scuola, sgravi per il ceto medio e automotive, ma anche forte dei risultati già raggiunti nel corso delle interlocuzioni precedenti. “Noi abbiamo espresso un giudizio esclusivamente sindacale fondato su un’analisi puntuale dei contenuti, confrontandoli con le richieste e le rivendicazioni della Cisl in questi mesi. Il risultato è un provvedimento complessivamente positivo, considerando i limiti imposti dal Patto di Stabilità europeo e tenendo conto delle funzioni di una Legge di Bilancio”, ha chiarito Sbarra, indicando fra le misure apprezzabili l’accorpamento delle aliquote Irpef e il taglio del cuneo fino a 40mila euro, gli stanziamenti per il Fondo sanitario nazionale, la detassazione dei salari legati alla produttività e il rafforzamento dei fringe benefit, che tra l’altro valorizzano la contrattazione decentrata.
E, ancora, il ripristino dell’indicizzazione delle pensioni, le risorse per i contratti pubblici 2025-2027, il rifinanziamento dell’Ape sociale, la conferma degli incentivi perle assunzioni soprattutto al Sud, gli interventi a sostegno della famiglia e della natalità, il rafforzamento dei congedi parentali. “Non sono piatti di lenticchie, per usare parole care a qualcuno”, ha sottolineato Sbarra, chiarendo che “difenderemo questi risultati e queste nostre conquiste positive durante l’iter parlamentare puntando a migliorare e cambiare quello che va cambiato e migliorato”.