
Il piano di Volkswagen spaventa la Germania: tre fabbriche chiuse, stipendi tagliati, nessun posto al sicuro
I dirigenti della casa automobilistica tedesca Volkswagen hanno difeso gli importanti piani di riduzione dei costi, ma non hanno commentato direttamente le notizie secondo cui l’azienda avrebbe tagliato decine di migliaia di posti di lavoro.
Seonco le anticipazioni della stampa tedesca, Volkswagen chiuderà almeno tre fabbriche in Germania, decine di migliaia di posti di lavoro sono a rischio, hanno reso noto i sindacati del colosso tedesco dell’auto. Nessuno stabilimento sarebbe al sicuro e anche tutti gli altri siti potrebbero essere ridimensionati. Particolarmente in pericolo lo stabilimento di Osnabrueck, che ha perso una commessa da Porsche. Volkswagen impiega circa 120.000 persone in Germania, la metà a Wolfsburg. Dieci gli stabilimenti: 6 in Bassa Sassonia, 3 in Sassonia, uno in Assia. ‘Che Volkswagen sia in una situazione difficile è risaputo. Ma per ora non ci sono notizie ufficiali’, frena il portavoce del cancelliere Scholz, secondo il quale, in ogni caso, ‘le eventuali decisioni sbagliate del management non devono ricadere sulle spalle dei lavoratori e che si devono mantenere i posti di lavoro’.
“Nessun posto di lavoro è al sicuro”
Il massimo dirigente del marchio automobilistico Volkswagen, Thomas Schafer, ha dichiarato che i costi negli stabilimenti in Germania sono diventati particolarmente elevati. ”Non possiamo continuare come prima -ha sottolineato Schafer-. Non siamo abbastanza produttivi nei nostri siti tedeschi e i nostri costi di fabbrica sono attualmente dal 25% al 50% più alti di quanto avevamo previsto. Ciò significa che i singoli stabilimenti tedeschi sono due volte più costosi della concorrenza”. La dichiarazione è stata rilasciata poco dopo che il capo del Consiglio di fabbrica Vw, Daniela Cavallo, ha affermato che il gigante automobilistico sta pianificando la chiusura di almeno tre fabbriche in Germania e il ridimensionamento di tutti gli altri impianti. Cavallo ha anche affermato che Vw sta chiedendo tagli lineari ai salari della sua forza lavoro tedesca nelle trattative collettive in corso.
Orsini (Confindustria): “L’automotive paga le scelte ideologiche”
“Le notizie circolate su Volkswagen, che vorrebbe chiudere almeno tre stabilimenti e tagliare decine di migliaia di posti di lavoro in Germania, “ci dicono che forse abbiamo sbagliato nelle scelte ideologiche fatte nella partita sull’automotive”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, intervenendo all’assemblea dell’Unione Industriali Torino, in corso nel capoluogo piemontese. “Sull’automotive dobbiamo pensare che il tema è decarbonizzare, non usare una determinata tecnologia. Dobbiamo mettere al centro la neutralità tecnologica”, ha detto Orsini, sottolineando che “non dobbiamo disperdere quello che sappiamo fare. E per decarbonizzare non dobbiamo arrivare a deindustrializzare”. Il numero uno degli industriali ha spiegato che “dobbiamo correre e non possiamo aspettare il 2035. Bisogna mettere al centro la neutralità tecnologica”, ha detto.
Urso: la crisi di Volkswagen in Germania conferma che il problema è europeo
Per il ministro delle Imprese Adolfo Urso, “i dati che emergono negli altri Paesi, le decisioni che annunciano altre case automobilistiche, sono di particolare rilevanza e dimostrano che è un problema comune in Europa e va risolto cambiando le regole che ci debbono portare al raggiungimento degli obiettivi del Green deal. Il nostro documento è molto chiaro, penso che possa essere condiviso da tutti o comunque dalla gran parte dei Paesi europei perché è il documento delle responsabilità e del buon senso”. “E’ chiaro a tutti – ha precisato Urso – che il sistema automobilistico europeo non è in condizioni di reggere questa sfida se non ha, come chiede espressamente il documento di Draghi alla Commissione, risorse significative” quantificate in “800 miliardi di euro ogni anno per i prossimi dieci anni, una piena, autentica visione di neutralità tecnologica”.
“Toglietevi i paraocchi dell’ideologia. Non può essere solo l’elettrico – ha concluso il ministro -. E comunque anche per quanto riguarda l’elettrico dobbiamo garantire di realizzare nel nostro continente la tecnologia, le materie prime critiche che sono necessarie a evitare di cadere a una subordinazione drammatica al carbon fossile russo e alle tecnologie green realizzate in altri continenti. Questo sarebbe folle”.