Impagnatiello, la perizia lo inchioda e getta la maschera: un narcisista capace di intendere e volere quando uccise Giulia e Thiago

16 Ott 2024 18:00 - di Greta Paolucci
Impagnatiello

Alessandro Impagnatiello non ha ingannato nessuno, meno che mai gli esperti: lo psichiatra forense e il medico legale nominati dal Tribunale. Secondo i due specialisti il 31enne di Senago «era capace di intendere e di volere quando uccise la compagna» incinta di sette mesi del piccolo Thiago, la 29enne Giulia Tramontano, infierendo su di lei con 37 coltellate. Anzi, di più: i periti della corte d’Assise di Milano che aveva ordinato la perizia psichiatrica, lo definiscono «narcisista, lucido e rabbioso». Ma procediamo con ordine e ricostruiamo le tappe giudiziarie che hanno portato alla perizia di oggi sul giovane accusato di uno degli omicidi più sconvolgenti degli ultimi anni.

Impagnatiello accusato di aver ucciso Giulia Tramontano: ecco la perizia degli esperti forensi

Lo scorso 10 giugno, a sorpresa, la corte d’Assise di Milano presieduta dalla giudice Antonella Bertoja aveva disposto la perizia per l’ex barman accusato dell’omicidio aggravato avvenuto il 27 maggio del 2023 a Senago, comune alle porte del capoluogo lombardo. L’incarico è stato affidato agli psichiatri Pietro Ciliberti e Gabriele Rocca, che hanno chiesto 90 giorni di tempo per capire, anche attraverso il diario clinico e ulteriori indagini, «se Alessandro Impagnatiello all’epoca dei fatti fosse capace di intendere e volere». O se invece «la sua capacità fosse scemata».

Zero dubbi: «Nessun vizio di mente per Impagnatiello. L’omicida era capace di intendere e di volere»

Ebbene oggi è arrivato il responso, di cui tra gli altri dà dettagliatamente conto l’Adnkronos. Una perizia approfondita che non lascia margine al dubbio: l’imputato era nel pieno delle sue facoltà mentre affondava il coltello su Giulia Tramontano. Ora l’analisi degli esperti forensi, a cui hanno partecipato anche i consulenti delle parti, verrà discussa in aula il prossimo 21 ottobre. Partendo da una conclusione che, nello stabilire la capacità di intendere e di volere di Alessandro Impagnatiello, imputato per l’omicidio di Giulia Tramontano e del piccolo Thiago, afferma con nettezza che: «Non vi sono elementi per ritenere che al momento del fatto trovino applicazione i requisiti psichiatrici per ritenere un vizio di mente parziale o totale».

Impagnatiello, per i periti presenta «tratti narcisistici e vive l’abbandono come un’offesa»

Non solo. «Ciò che è emerso è la presenza di tratti di personalità narcisistici e psicopatici che non configurano una entità psicopatologica, ma il “modo di essere nel mondo”. Cioè la sua specifica struttura di personalità», spiegano gli esperti nella perizia per la Corte d’Assise di Milano, in uno dei passaggi più emblematici della loro analisi e valutazione di Alessandro Impagnatiello, alla sbarra con l’accusa di omicidio aggravato di Giulia Tramontano e del piccolo Thiago che portava in grembo.

Una perizia in cui gli specialisti non solo ritraggono l’imputato come capace di intendere e volere, ma rilevano anche l’«insussistenza» di un «complesso disturbo personologico». Piuttosto, affermano, «nell’esame dei suoi vissuti si evince un aspetto di organizzazione di personalità che rivela una intolleranza alla perdita affettiva, intesa qui come ferita narcisistica per l’abbandono vissuto come una offesa. E, al contempo, come una umiliazione», si legge nelle conclusioni della perizia di 66 pagine.

Omicidio Senago, per i periti, «Impagnatiello lucido, ha ucciso per non essere smascherato»

E c’è ancora di più. A detta degli esperti che firmano la consulenza, da parte dell’imputato ci sarebbe piena consapevolezza del disvalore sue azioni, ma giustificate come eventi sfuggiti al controllo. Tanto che, nero su bianco, gli psichiatri Gabriele Rocca e Pietro Cilimberti asseriscono: «Quando Alessandro Impagnatiello uccideva a coltellate la fidanzata Giulia Tramontano, e il figlio Thiago che portava in grembo, aveva piena consapevolezza del disvalore delle sue azioni, ma le ha giustificate in quanto eventi sfuggiti al controllo».

Nella perizia ordinata dalla Corte d’Assise di Milano, gli esperti sottolineano che l’ex barman ricostruisce «la dinamica con piena lucidità. Senza confusione. Neppure nelle fasi più delicate dell’omicidio di Giulia ed in quelle immediatamente successive. Fatta eccezione per il numero di colpi inferti alla donna: aspetto questo ben comprensibile a fronte della emotività del momento».

Impagnatiello, proseguono i periti nella loro analisi, «non poteva accettare lo “smascheramento” con le conseguenze umilianti e la intrusione della vittima sulla scena», l’incontro tra Giulia Tramontano e l’altra donna, fa esplodere una dimensione «rabbiosa», scrivono i periti che nel documento di 65 pagine concludono ravvisando nessun vizio di mente per l’imputato.

Impagnatiello, le agghiaccianti riflessioni: «Cercai di eliminare Giulia come si butta una caramella»

E a confermare le tesi degli esperti, arrivano persino le parole dell’imputato. Quando il “castello di bugie” di Alessandro Impagnatiello crolla, e la fidanzata Giulia Tramontano scopre la sua relazione parallela, «ho visto la sconfitta e colpii Giulia», è una delle espressioni che l’imputato, dichiarato capace di intendere e di volere, riferisce agli psichiatri incaricati dalla Corte d’Assise di Milano di valutare il suo stato. «Tentai poi di cancellare tutto… come se far sparire una persona fosse come buttare una caramella… cercavo di eliminare ogni traccia di Giulia… cercai di eliminare Giulia dando fuoco», risponde il 31enne, detenuto a San Vittore, nel corso dei colloqui con gli esperti.

L’ex barman sa di averla uccisa, non ricorda il numero esatto di coltellate (37 dirà l’autopsia), quindi prova a disfarsi del corpo prima dandogli fuoco nella vasca da bagno. Poi, in un crescendo di orrore e di panico, nascondendolo in cantina e nel box. «Ora è tutto chiaro… tutto insensato quello che avevo intenzione di fare… non era come buttare una caramella, non si può. Almeno per quanto ne so io, polverizzare un corpo»… Agghiacciante.

Quando allo psicologo del carcere disse: «Sabato a bere caffè a Montenapoleone, ora all’ergastolo»

E se tutto ciò non bastasse, c’è anche un riscontro che arriva dal primo ritratto del “diario clinico” di Alessandro Impagnatiello messo nero su bianco da uno psicologo del carcere di San Vittore il primo giugno del 2023, a pochi giorni dall’omicidio di Giulia Tramontano e del piccolo Thiago, che recita: «È lucido, sostiene lo sguardo, appare impassibile. L’unico momento di pianto è quando pensa alla propria madre e al fratello che soffriranno perché erano molto legati alla vittima. Nessun accenno al figlio, nessuna emozione visibile, nemmeno quando gli si dice che il motivo per cui potrebbe essere messo nel reparto protetti non è per l’uccisione della donna. Ma perché é coinvolto un “bambino”».

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