In aula rivive l’orrore, è troppo: papà Gino esce. “Dolore per gli ultimi istanti di Giulia, ho capito chi è Turetta”

25 Ott 2024 17:31 - di Greta Paolucci
Turetta

Se Turetta in udienza piange in aula e ha sempre lo sguardo puntato verso il basso, anche quando, reo confesso, ammette la premeditazione e racconta: «Cercai online scotch e manette, ho pensato di rapire Giulia e di toglierle la vita», Gino Cecchettin continua a contenere dolore ed emozioni, ma prima che la difesa prenda la parola, il papà di Giulia lascia l’aula: «Ho capito benissimo chi è Filippo Turetta, non ho bisogno di restare… Per me è chiarissimo, e per me la vita del prossimo è una cosa sacra».

Filippo Turetta in aula risponde alle domande del pm

La sorella della studentessa uccisa invece, Elena, anche oggi non era in tribunale: «Ho incubi da mesi», ammette la giovane, spiegando di aver fatto questa scelta «non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Sono 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell’ultimo anno. Seguirò a distanza anche tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò» ribadisce, confermando la sua scelta…

E l’interrogatorio diventa un elenco di orrori che sembra interminabile

Del resto, come non capire? Quella di oggi, giorno dell’interrogatorio dell’ex fidanzato Filippo Turetta, imputato per omicidio aggravato, è stata davvero un’udienza particolarmente dura. E rivivere nel dettaglio «gli ultimi momenti della vita di Giulia» è stato sicuramente uno dei momenti più delicati e difficili. Ripercorrere, attraverso le parole del suo assassino, il sequestro e il massacro della povera Giulia. Il terrore e il dolore che deve aver provato nei frangenti dell’aggressione, è davvero troppo forse…

Turetta ammette la premeditazione dell’omicidio

Sentire ammettere la premeditazione del delitto, l’efferatezza della sua esecuzione. Rivisitare attraverso le parole di Turetta che risponde alle domande dei pm, i dettagli sull’organizzazione della trappola ordita, colpisce allo stomaco, punta dritto al cuore: «Ho fatto ricerche su scotch resistente e manette professionali pensando di utilizzare questi strumenti per immobilizzare Giulia dopo averla rapita. Poi, ho comprato online lo scotch e una cartina stradale», ha confessato l’imputato alla sbarra.

Descrive l’organizzazione della trappola…

Ma anche vedere quelle lacrime, poche, che solcano il volto di Filippo Turetta quando, per l’ennesima volta, gli viene chiesto perché abbia voluto rapire Giulia Cecchettin. Se davvero abbia mai creduto all’idea di non ucciderla. E poi, sentirsi rispondere durante il suo interrogatorio nell’aula della corte d’Assise di Venezia: «Pensavo di allungare un po’ il tempo insieme… poi di toglierle la vita»… «Ho fatto molto pensieri, c’era sempre l’insicurezza…».

Poi riconosce: «È giusto pagare, Giulia non ha più futuro»

Alimentare il dubbio di un’incertezza, vinta quella maledetta sera dell’11 novembre scorso con la decisione di affondare la lama del coltello contro la ventiduenne, è finanche surreale. Insomma, rivivere quel calvario sfociato in una ferocia agghiacciante che non ha dato scampo a Giulia, è un’impresa che sfida anche la più ammirabile dote di pacatezza ed eleganza a cui fin qui Gino Cecchettin ha dimostrato di saper fare appello. Del resto, lo stesso Turetta ne è consapevole, e lo dimostra quando riconosce: «È giusto espiare la colpa e provare a pagare per quello che ho fatto, è l’unico pensiero che ho al momento. Mi sento anche in colpa nel pensare al futuro visto che lei non può più».

Turetta: «Le scuse sarebbero ridicole, vorrei sparire, mi dispiace tantissimo»

E forse ancor di più difficile restare imperturbabile quando Turetta aggiunge: «In certi momenti vorrei chiedere scusa. Ma poi credo che sia ridicolo, vista l’entità e l’ingiustizia che ho commesso. Le scuse sono inaccettabili. E chiedere scusa sarebbe ridicolo e potrebbe creare ulteriore dolore per chi già prova una grande sofferenza per quello che è successo. Vorrei evitarle e sparire… mi dispiace tantissimo». E invece ad abbandonare l’aula è lui: papà Gino, che sente di dover guardare in faccia quel dolore in disparte, lontano da occhi indiscreti, e  soprattutto da quelli dell’assassino di sua figlia. Lontano da chi quel dolore lo ha provocato, senza pietà

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