Israele scheda come terrorista l’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati. Meloni: serve un controllo scrupoloso

29 Ott 2024 20:02 - di Alice Carrazza
Gaza

La recente decisione del parlamento israeliano di vietare le attività dell’agenzia Onu per i rifugiati ha suscitato una serie di reazioni internazionali, compreso l’intervento della premier Giorgia Meloni. In un videomessaggio rivolto al G7 Sviluppo in corso a Pescara, Meloni ha confermato l’impegno italiano con un contributo di cinque milioni di euro a supporto dei progetti dell’Unrwa nei territori palestinesi, ma ha precisato che «il controllo che deve essere scrupoloso per impedire qualsiasi forma di commistione con attività terroristiche».

L’accusa di legami con il terrorismo e le misure drastiche

Lunedì, con 92 voti favorevoli e 10 contrari, la Knesset ha deliberato il divieto totale per il “braccio umanitario” di operare nei territori sotto giurisdizione israeliana, inclusi Gerusalemme Est, Gaza e la Cisgiordania. Il provvedimento, che entrerà in vigore nei prossimi 90 giorni, designa inoltre l’Unrwa come organizzazione terroristica, bloccando ogni possibilità di interazione diretta tra lo stato ebraico e il personale internazionale.

Il rischio per Gaza e l’appello internazionale

L’impatto del divieto, se attuato, potrebbe essere devastante. L’Unicef ha avvertito che l’interruzione dei servizi all’ala operativa delle Nazione Unite rischia di far crollare l’intero sistema umanitario a Gaza, dove 1,9 milioni di palestinesi dipendono dall’assistenza internazionale. «Una decisione come questa significa che è stato trovato un nuovo modo per uccidere i bambini» ha dichiarato James Elder, portavoce dell’agenzia, evidenziando la possibile escalation di sofferenza per i civili.

Anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si è pronunciata duramente sulla questione. «È intollerabile – ha scritto su X il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus – Contravviene agli obblighi e alle responsabilità di Israele».

La posizione degli Stati Uniti e dell’Unione Europea

Gli Stati Uniti hanno espresso una profonda preoccupazione per la legislazione israeliana, mettendo in evidenza le possibili conseguenze sul piano delle relazioni bilaterali. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, ha infatti fatto notare come il provvedimento minacci la stabilità in una zona già segnata dalla crisi e che Washington ha già esortato Israele di «sospendere l’attuazione» della misura. Le leggi statunitensi, infatti, limitano gli aiuti militari ai paesi che ostacolano l’assistenza umanitaria; sebbene raramente applicata, questa clausola potrebbe influire sui futuri accordi di cooperazione.

In parallelo, l’Unione Europea ha criticato il divieto. «È in flagrante contrasto con il diritto internazionale, ha affermato Nabila Massrali, portavoce per gli Affari Esteri, esortando Gerusalemme a rivedere la sua posizione.

Le accuse e il contesto: un’agenzia sotto pressione

Nata nel 1949, l’agenzia fornisce assistenza a milioni di rifugiati palestinesi, la maggior parte dei quali vive ancora in condizioni di estremo disagio nei campi profughi della regione. «Ci dispiace che sia stata fatta questa scelta, anche se comprendiamo alcune delle ragioni che provocano la reazione di Israele: c’erano troppi militanti di Hamas che hanno partecipato alla strage del 7 ottobre del 2023 tra coloro che rappresentavano l’Unrwa, questo mi auguro che non accada mai più e sono convinto che non accadrà», ha spiegato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani.

Israele, in risposta, aveva già avviato un’indagine interna, licenziando nove dipendenti e provocando un temporaneo blocco dei finanziamenti internazionali. Per Benjamin Netanyahu, «gli operatori dell’Unrwa coinvolti in attività terroristiche contro Israele devono essere chiamati a rispondere». Tuttavia, ha aggiunto che «è essenziale anche evitare una crisi, gli aiuti umanitari sostenuti devono rimanere disponibili a Gaza ora e in futuro».

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