Italia-Albania, via libera del Cdm al decreto sui Paesi sicuri per il rimpatrio. Sinistra spiazzata
Nessun suspense, nessun corto circuito come speravano le opposizioni. Il Consiglio dei ministri convocato a tempo di record, dopo la sentenza del Tribunale di Roma che ha bloccato il protocollo di intesa tra Italia e Albania, ha approvato un decreto legge per mettere in sicurezza il modello Roma-Tirana apprezzato da molti partner europei. Il provvedimento rende norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio, e non più secondaria. La misura trasferisce l’elenco dei 22 Paesi considerati sicuri dal decreto interministeriale della Farnesina, l’Interno e la Giustizia, a un decreto ad hoc, con l’obiettivo di renderlo norma primaria.
Via libera del Cdm al nuovo decreto migranti sui paesi sicuri
Come anticipato dalla premier Giorgia Meloni, sotto il pressing delle opposizioni che fino all’ultimo hanno tentato la carta del processo, dello scontro dei poteri e la narrazione dello sperpero di denaro pubblico per il trasporto dei migranti, Palazzo Chigi ha licenziato una nuovo decreto che neutralizza l’entrata a gamba tese delle toghe sulle decisioni dell’esecutivo. In mattinata la premier sui social era tornata sul tema con un rassicurante avviso ai naviganti. “Finché avremo il sostegno dei cittadini, continueremo a lavorare con determinazione, a testa alta, per realizzare il nostro programma. Al lavoro, senza sosta, senza paura”.
Migranti, Consiglio dei ministri lampo dopo la sentenza del tribunale di Roma
Sul tavolo del Consiglio dei ministri dunque il decreto legge approntato dall’esecutivo dopo la sentenza del Tribunale di Roma che ha causato il dietrofront dei migranti già trasferiti nell’hospot albanese a seguito dell’accordo tra Roma e Tirana. Al termine il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in un punto stampa, sottolinea che non si tratta di un provvedimento per valutare un singolo caso ma per velocizzare la procedura e che è in linea con la Corte di Giustizia europea.
Piantedosi: una norma per velocizzare in linea con la Corte di giustizia Ue
”Il decreto riassume in legge di fonte primaria l’indicazione dei paesi sicuri. Si tratta di un elencazione che riguarda 19 Paesi sugli originari 22. Abbiamo escluso il Camerun, la Colombia e la Nigeria”. Poi sottolinea che il diritto d’asilo non deve essere un meccanismo per eludere i rimpatri. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, a sua volta, spiega che quella della Corte di Giustizia Ue “è una sentenza complessa, che peraltro trae spunto da una vicenda particolare. È difficile sostenere che si tratti di una norma perché ” non lo è, ma è un’interpretazione”. Massimo rispetto del governo per il ruolo della magistratura, istituzione fondamentale – prosegue – ma ci sono competenze che riguardano ciascuna istituzione. Quella di definire i Paesi sicuri compete in prima battuta il governo, poi il confronto col Parlamento”. A poche ore dall’avvio del Consiglio dei ministri le opposizioni non hanno resistito alla tentazione di fare un po’ di rumore. Avs si è esibita in un flash mob, piuttosto scarno, sotto Palazzo Chigi. Il sempreverde Angelo Bonelli con pochi parlamentari si è fatto fotografare con cartelli contro il governo Meloni. Il più significativo recita “Priorità: attacco ai giudici”. Carlo Calenda che, come un disco incantato, continua a denunciare “lo spot elettorale del governo, stupido, che non porterà a niente”.
Lo show delle opposizioni sotto Palazzo Chigi
Non si fanno pregare per unirsi al coro i 5Stelle che pretendono, nientemeno, che le scuse del governo Meloni “per lo spreco di ingenti fondi pubblici”. Il partito di Conte poche ore dopo la sentenza si è precipitato a presentare un esposto alla Corte dei Conti per accertare l’ipotesi di “danno erariale”. Le opposizioni sempre in ordine sparso provano a cementarsi sul dossier più caldo dell’agenda politica, quello dei flussi migratori illegali. Tutto pur di processare “il pericoloso governo sovranista” che invece riscuote apprezzamento dai partner europei, anche progressisti.
Via libera al ai correttivi al codice dei contratti pubblici
Dal Cdm anche il via libero al correttivo al codice dei contratti pubblici. Il Mit spiega che il testo è frutto di una consultazione che ha promosso lo scorso luglio e che ha coinvolto 94 stakeholders, di cui 77 operatori privati e 17 soggetti pubblici, che hanno presentato circa 630 contributi. Il provvedimento introduce alcune correzioni a sostegno degli investimenti pubblici. Con un focus su dieci macro-temi principali, tra cui equo compenso, tutele lavoristiche, digitalizzazione, e revisione prezzi. Tra i punti salienti del decreto correttivo si sottolinea l’equo compenso.