La vera “resistenza” della sinistra (nevrotica)? Quella nei confronti della giustizia giusta…

27 Ott 2024 7:30 - di Mario Campanella

In un bellissimo libro, pubblicato da Raffaello Cortina, Francesco Mancini (insieme ad Amalia Cangemi) parla del paradosso nevrotico, il modo per il quale si resiste al cambiamento. Un’analogia che può essere applicata al rapporto che lega la sinistra massimalista alla resistenza al cambiamento relativamente alla separazione dei poteri e al rapporto tra politica e magistratura.

C’è stata una sinistra illuminata, socialista e garantista, che su questo tema è stata protagonista nella prima Repubblica. Ma da quando il Psi non esiste più, l’area del massimalismo all’interno dell’attuale sinistra ha preso il sopravvento. Per cui si dice di voler difendere ciò che Montesquieu e altri autori introdussero nei sistemi liberali ma si resiste nel difendere le intromissioni di segmenti della magistratura.

Eppure, una forza realmente progressista dovrebbe porre la questione della libertà prima di qualsiasi altra cosa e non consentire che un potere costituzionale, indipendente e autonomo, faccia attivamente politica. Perché un giudice deve apparire imparziale oltre che esserlo. E perché se è legittimo che la magistratura partecipi attivamente con le sue proposte alle riforme in corso è meno legittimo che suoi esponenti esprimano considerazioni di carattere esclusivamente politico.

E questo accade sempre e comunque quando a governare c’è il centrodestra. Una sinistra riformista porrebbe la questione del correntismo giudiziario e sarebbe parte attiva nel garantire trasparenza e chiarezza alle procedure giudiziarie. La resistenza al cambiamento è probabilmente nella fattispecie condizionata dal voler fare di tutto per eliminare un governo legittimamente eletto.

Ma l’unico modo per sostituire un governo è quello di porsi come alternativa credibile, di essere opposizione propositiva, come avviene in tutti i paesi europei. Laddove la magistratura pur non godendo sempre dell’autonomia che le riserva la nostra costituzione esercita il suo potere con discrezione. Senza invadere altri campi.

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