L’editoriale. In Liguria la (decima) prova di forza della destra del fare contro il “campo disfatto”

29 Ott 2024 11:00 - di Antonio Rapisarda

Con la conferma della Liguria il risultato è fantacalcistico: 10 a 1 per il destra-centro. Da Nord a Sud, da Ovest ad Est dall’avvento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, due anni esatti, la serie di vittorie alle Regionali registra il cappotto nei confronti dell’opposizione di sinistra e una perfetta simmetria fra il consenso di opinione per il governo e quello nei territori per la coalizione formata da FdI, Lega e Forza Italia. Una prova di forza, di stabilità e di connessione con l’elettorato che nessun esecutivo in Europa può vantare: citofonare a un certo Olaf Scholz per avere conferma.

La Liguria non è stata però una vittoria come le altre. Dopo l’inchiesta che a maggio scorso ha piegato – ma non spezzato – Giovanni Toti, sembrava una sfida impossibile. Per tale motivo iper-mediatizzata dalla stampa fedele al Pd, che a sua volta ha gettato in campo un pezzo da novanta come Andrea Orlando con l’obiettivo di stravincere e far partire da Genova l’effetto tsunami. Se a ciò aggiungiamo, poi, l’incredibile sequenza di attacchi mediatico-politici (con Report che a urne aperte è andato incredibilmente in onda con un servizio contro la giunta regionale di centrodestra), le continue esondazioni delle magistrature (italiana ed europea), i dossieraggi e il gossip che hanno contraddistinto in questi mesi l’opposizione “vasta” al governo Meloni si comprende perfettamente l’entità dell’impresa compiuta dal “sindaco” Marco Bucci.

È andata pesantemente storta anche questa volta ad Elly Schlein che si era illusa, da parte sua, che sarebbe bastato l’abbraccio in pantaloncini sul rettangolo di gioco con Matteo Renzi per determinare l’alleanza monstre con cui battere aritmeticamente il centrodestra. A partire proprio dalle regionali ligure. Purtroppo per lei, però, in politica la somma non fa il totale se non si esercita – con fatica e visione – la leadership sulla coalizione. Il risultato di questa mossa avventata è stato il “caos largo”: tutti i vecchi alleati contro Renzi, Renzi contro tutti i nuovi alleati. E in Liguria non le è bastata nemmeno la folle promessa di smantellare il modello “del fare”, quello della ricostruzione record del ponte Morandi, per placare l’egotismo di Giuseppe Conte che ha chiesto – e ottenuto – lo scalpo dei renziani (ma ha ottenuto, anche, l’ultima fatwa di Grillo e il crollo rovinoso del M5S: il 4%).

Morale? Nonostante tutti gli assist possibili e immaginabili per Schlein è giunta la sconfitta, l’ennesima, su tutta la linea. Dall’altra parte, invece, giganteggia il grande sforzo civico e l’altruismo di Marco Bucci, che ha accettato – nonostante la malattia – di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Il motivo è semplice e certifica ciò che la stragrande maggioranza degli analisti e dei commentatori si ostinano a non voler vedere davanti alla robusta tenuta del governo Meloni: un’idea di Italia, operosa, innovativa e ottimista, per cui battersi. Contro il partito del “no”, le caste burocratiche, i rallentatori di professione, i decrescisti. Un’idea che salda, elezione dopo elezione, esecutivo nazionale, enti locali e cittadini. Con un parziale che non richiede ulteriori commenti: 10 a 1.

 

 

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