Liguria il giorno dopo, rivolta dei big del Pd contro Schlein: “Hai fatto prevalere i veti di Conte”
Mal di pancia, psicodrammi, accuse e controaccuse nell’ex ormai defunto campo largo: amarezza e rabbia sembrano non scalfire l’imperturbabilità di Elly Schlein. La segretaria del Pd fila via veloce da Montecitorio, in mattinata per gli Stati generali sulla sicurezza sul lavoro. Poi va , diretta a Testaccio ad un’iniziativa sui migranti all’ex-Mattatoio. La segretaria con i cronisti non torna sul voto in Liguria. Eppure oggi molti notisti politici – Geremicca sulla Stampa– parlano di un suo fallimento come federatrice (“Stecca la prova da leder” ). Accettare il veto di di Conte contro Renzi è costata la sconfitta.
Il campo largo è morto,Liguria docet. “Redde rationem” nel Pd
E se Elly si accontenta di essere il primo partito in Liguria, allora i dem hanno un problema. La segretaria non va oltre, nonostante la sconfitta che brucia. “Ci penserò domani”, sembra essere il suo atteggiamento stile Rossella O’Hara, quando affermare di voler pensare alle prossime scadenze: Si vota tra venti giorni in Umbria e in Emilia Romagna.
Ma i suoi non sembrano volerla prendere in filosofia. Ci sono amarezza e rabbia per la vittoria mancata di un soffio, per gli sgambetti degli alleati che hanno azzoppato la corsa di Orlando. La ‘pax’ interna in vista del doppio appuntamento elettorale è solo una facciata: “Ora ci sono Emilia e Umbria, dopo tireremo le somme”, dice un big dell’area riformista Pd. Evocando un “redde rationem” Anche perché stavolta c’è una preoccupazione che va oltre la sconfitta in Liguria: quella sulla competitività della coalizione, dell’alternativa alla destra che il Pd cerca di costruire. Ma il progetto non va.
Il crollo dei 5Stelle lacera il Pd
Preoccupa il crollo dei 5 Stelle da un lato e la mancanza di un’offerta ‘liberal’ dall’altro. Lo dice Beppe Sala: quello che “è palesemente deficitario nel centrosinistra è la forza centrale: quella moderata, pragmatica, capace di riforme, europeista. Una nuova componente liberal, che al momento ha una rappresentanza non definita”. A maggiore ragione al Nord, a maggior ragione con i 5 Stelle “sotto il 5%”. Un’analisi quella di Sala, che trova un’assonanza nelle parole di Goffredo Bettini: “Le lacerazioni della coalizione hanno pesato negativamente- dice il dem che ancora crede nell’accanimento terapeutico- . Stabilizzarla e allargarla, significa costruire un soggetto liberale e di centro, collocato nel campo democratico; che superi i residui e i conflitti del passato e guardi al futuro”. Nella speranza, aggiunge, che i 5 Stelle escano dalla loro crisi: “Il Movimento 5Stelle vive una fase di grandi difficoltà e di incerta transizione. Speriamo tutti che anch’esso chiuda la parte della sua storia ormai esaurita e abbia l’energia di costruirne una nuova”.
Conte, il “colpevole” della sconfitta
Ma proprio Conte è il grande accusato, causa dei “mali” della coalizione. A certificare lo sfascio del campo largo si aggiungono anche le accuse incrociate tra dem, grillini e Italia Viva sul “colpevole” della sconfitta. C’è chi sostiene che il tonfo sia stato provocato dal “no” a Italia Viva, c’è chi sostiene invece che lo smembramento della coalizione sul piano nazionale abbia influito sulle scelte locali. Ma anche c’è chi accusa i grillini di aver sabotato il voto con la rissa tra Conte e Grillo poco prima dell’apertura delle urne.
Il dem Alfieri “boccia” Elly Schlein: errore politico dietro la sconfitta
A rincarare la dose sugli errori commessi dai dem è proprio uno dei membri della segreteria del Nazareno, Alessandro Alfieri. Dice l’esponente di spicco dell’ala riformista: “Il Pd ha incassato un notevole 28%, il doppio di FdI. Ancor di più per questo la nostra sconfitta in Liguria brucia”. “Sono prevalsi i veti. E ai veti – ha aggiunto- è seguito un errore politico: pensare che si dovesse scegliere tra il 6% di Conte e il 2% di Renzi” dei “sondaggi”.
Il “no al leader di Iv sarebbe stato inevitabilmente percepito – e quindi strumentalizzato accusa Alfieri – come un no alla parte centrista della coalizione”. “Dobbiamo concentrarci sulle sfide in Emilia Romagna e Umbria, ma subito dopo serve una discussione seria”. Insomma l’appello tra le righe (e dunque anche la critica) a Schlein è quella di non aver saputo vedere al di là dello steccato di partito. Bene il Pd, male la segretaria.
Serracchiani a Schlein: “Qualcosa va rivisto”
Stefano Bonaccini è un altro arrabbiato. “Il risultato mancato per un soffio deve far riflettere (e agire) per fare un passo avanti risolutivo nella costruzione di un centrosinistra nuovo, capace di vincere”, sottolinea. Non sembra che la cosa sia alla portata, realisticamente. Dura anche Debora Serracchiani: Va chiarito con tutti, alleati attuali e potenziali: se la volontà di creare l’alternativa a Meloni e alla destra viene prima, è autentica; oppure è inquinata da personalismi e tattiche di sopravvivenza. Una lunga serie di sconfitte, per quanto ognuna con le sue caratteristiche, pone interrogativi sui mondi con cui il Pd vuole parlare; sulle rassicurazioni e le speranze da offrire a ceti, categorie e persone che ascoltano la destra, votano o rinunciano a votare”. E’ quanto scrive sui suoi social la parlamentare.
“Non lasciamo i moderati a FI”
“L’interdizione non è più un’opzione accettabile e qualcosa va rivisto – scrive – nel rapporto con un mondo di cosiddetti ‘moderati’: che non è un blocco compatto né una sigla. Sono aree d’opinione che esistono, hanno storie e identità, e pure dei voti: non mi sembra politicamente saggio lasciarle sole alle lusinghe di Forza Italia e simili”, conclude Serracchiani.
Dura Moretti: “C’è chi mette più veti che voti”
“Lo dico chiaro : se non la smettiamo di polemizzare e litigare tra chi avanza veti e chi li pone continueremo a non vincere, quando invece il risultato positivo è alla nostra portata”. Così la vice capodelegazione del Pd in Ue, Alessandra Moretti. “L’errore drammatico è uno solo: continuare ad assistere al triste spettacolo di personalità troppo ingombranti. Che raccolgono sempre meno voti e sempre più veti. C’è bisogno del lavoro di tutti , quindi bisogna remare tutti dalla stessa parte, mettendo da parte gli ego spropositati e pensando solo al risultato”.
Italia Viva al vetriolo contro Conte: “Non hai imparato la lezione”
Furibondi gli attacchi di Italia Viva a Giuseppe Conte: “È dal 2015 che la sinistra ligure vuole perdere. Prima affondando Raffaella Paita e spianando la strada Toti; e adesso ponendo veti. C’è stato il diktat di Conte che non ha ancora imparato la lezione: perché continua a dire che con Italia Viva Orlando avrebbe perso più voti. Ricordo che, quando ci hanno escluso, Orlando era avanti nei sondaggi”. Lo dice a Skytg24 la senatrice di Italia Viva Silvia Fregolent. “Noi avevamo amministratori che sono stati esclusi, e che avrebbero potuto motivare gli elettori: così si spiega anche il grande astensionismo. Questa coalizione – ricorda la senatrice Iv – era troppo spostata a sinistra. La mancanza di un centro ha fatto la differenza”.