Liguria, Umbria, Emilia Romagna, macché “triplete”, la sinistra è in pieno “allarme rosso”
Pensavano a sinistra di fare un “triplete” alle Regionali: un tre a zero secco. Liguria (dove si voterà domenica e lunedì prossimi), Umbria e Emilia Romagna. Invece nel centrosinistra sono in pieno “allarme rosso”, titola La Stampa. L paura è quella di restare a bocca asciutta: persino la rossa Emilia potrebbe non essere così alla portata. Così, a pochi giorni dal rinnovo del consiglio regionale in Liguria e a un mese dalle regionali di Emilia Romagna e Umbria il timore di fare cilecca è lampante.
Iniziamo dalla Liguria. Prima il diktat di Giuseppe Conte su Italia viva che ha destabilizzato la coalizione nella regione. Poi i sondaggi che danno Bucci e il centrodestra vincenti sul candidato del Pd Andrea Orando rendono la partita molto difficile per quello un tempo fu il “campo largo”. Che pensava di fare un gol a porta vuota, come affermavano in maniera molto incauta, dopo le dimissioni di Toti.
Ma anche nella roccaforte Emilia Romagna – che si dà per scontato territorio della sinistra – non sono più così sicuri di vincere. “Le ripetute alluvioni che alzano il livello di rabbia e scontento dei cittadini evocano il fantasma del 2014: un’affluenza talmente bassa da far scolorire la vittoria, quasi fosse una mezza sconfitta. A pochi giorni dalle Regionali in Liguria – commenta la Stampa- e a poco meno di un mese da quelle in Umbria ed Emilia-Romagna (il 17 e 18 novembre), è scattato l’allarme rosso nel Pd. Che, subito dopo le Europee, galvanizzato dal buon risultato, già sognava il tre a zero e una prima spallata significativa al governo”. Il “triplete” dovranno rimangiarselo.
In Umbria la situazione si complica per la sinistra
Complicata si presenta la situazione anche in Umbria. Già l’ok alla candidatura della sindaca di Assisi, Stefania Proietti, è arrivato con molto ritardo, alla metà di agosto. “Ci fu un sospiro di sollievo collettivo: convinti che si potesse ripetere a livello regionale il modello Perugia: una candidata civica capace di raccogliere attorno a sé partiti e società civile e sconfiggere così la destra”. Ma anche lì si comincia a dubitare. Al netto del fatto che Donatella Tesei- centrodestra- ha governato egregiamente, è il profilo della candidata a creare problemi. “Ha seminato il panico, qualche giorno fa, un’intervista che ha rilasciato al Fatto quotidiano: parte rassicurando sulla tenuta della coalizione; ma finisce col proporre l’intervento di assistenti sociali accanto alle donne che vogliono abortire; e a schierarsi contro il suicidio assistito in difesa della vita”, leggiamo nel retroscena di Francesca Schianchi.
A sinistra sognavano il “modello Perugia”, ma è andato in crisi
Non proprio in linea con il pensiero di sinistra e opposizioni. La candidata Proietti ha avuto infatti una lettera aperta di risposta di Laura Santi, consigliera umbra dell’Associazione Coscioni: “tetraplegica, che da anni lotta per vedersi riconosciuto il diritto al suicidio assistito: «Questo centro-sinistra non fa altro che passi indietro»”. Il tutto ha spinto la sinistra regionale a convocare una riunione d’emergenza. Da considerare che la vittoria in Umbria si giocherà per un pugno di voti. Dunque, “nel Pd hanno fatto il conto, per avere un ordine di grandezza: la somma dei voti presi dai partiti della coalizione di centrosinistra a giugno alle Europee è pari a 183 mila, contro i circa 187 mila della destra. A cui, stavolta, va aggiunta però la dote del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi”. Come si vede, è allarme al largo del Nazareno.
Fattore-alluvione nella “rossa” Emilia Romagna: si teme la rabbia degli elettori
Ritornando in Emilia-Romagna, se è vero che il candidato Michele De Pascale sa di avere un tradizionale vantaggio sull’avversaria di centrodestra, anche da quelle parti il clima non è rassicurante. E il famoso “gol a porta vuota” se lo dovranno sudare. La situazione rischia di assomigliare a quella di dieci anni fa – annota l’analista della Stampa- . Quando, complice la maxi inchiesta sulle spese pazze in Regione che coinvolgeva da destra a sinistra, la reazione degli elettori fu rimanersene a casa”. Morale: Stefano Bonaccini fu eletto con il 37 per cento, risultato modesto nella terra dei record sia per per partecipazione che per la sinistra. Il timore che possa ripetersi quella vittoria striminzita, tutta da conquistare è palpabile.
“Se i cittadini dovessero riversare sulle istituzioni la collera per i danni delle alluvioni: difficile, almeno sperano, che sposti il voto a destra, ma facile che lasci i cittadini incollati al divano”. Non solo, man mano che stanno venendo alla luce le lacune della Regione sul controllo del territorio (era di pertinenza della Schlein quando era vice di Bonaccini), molto facile che gli elettori o parte di essi, vogliano “punire2 chi non ha ffatto abbastanza dopo le reiterate alluvioni. Le elezioni in Liguria siamo agli sgoccioli. Vedremo l’aria che tira aria.