Ma quale revisione, solo fantasie: per i giudici Olindo e Rosa “colpevoli senza alcun dubbio”. Ecco perché

7 Ott 2024 17:30 - di Marta Lima

Solo fantasie, o poco più. La richiesta di revisione sulla strage di Erba che vede condannati all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi “è inammissibile” sotto un duplice profilo, ossia “dalla mancanza di novità e della inidoneità a ribaltare il giudizio di penale responsabilità delle prove di cui è chiesta l’ammissione”, recita uno dei passaggi delle motivazioni con cui i giudici della corte d’Appello di Brescia hanno ‘chiuso’ la strage dell’11 dicembre del 2006.

La richiesta di revisione presentata dal procuratore generale di Milano (oggi in pensione) Cuno Tarfusser “prima ancora che carente sotto il profilo della novità della prova, è inammissibile per difetto di legittimazione del proponente”, sostengono i giudici nelle motivazioni con cui parlano di “violazione delle regole” e respingono così la ‘riapertura’ del caso.

Olindo e Rosa, la solidità dell’impianto probatorio

In questo caso, “la richiesta di revisione è stata formulata da un sostituto procuratore generale della Corte d’appello di Milano privo di delega relativamente alla materia delle revisioni, riservata, secondo li documento organizzativo dell’ufficio, all’avvocato generale, e non assegnatario del fascicolo ed è stata depositata nella cancelleria del procuratore generale di Milano, che l’ha trasmessa alla Corte, evidenziando la carenza di legittimazione del proponente, disconoscendone il contenuto e chiedendo che fosse dichiarata inammissibile”.

“La solidità dell’impianto probatorio” su cui si fondano le sentenze e “soprattutto l’assenza del carattere di novità della maggior parte delle prove” non lasciano dubbi ai giudici della corte d’appello di Brescia che lo scorso 10 luglio hanno dichiarato inammissibile la richiesta di Olindo Romano e Rosa Bazzi di riaprire il processo sulla strage di Erba. Nelle quasi 90 pagine di motivazioni, la corte risponde – punto su punto – alle osservazioni del pool difensivo, guidato dall’avvocato Fabio Schembri, e i giudici definiscono “fantasiosa” l’ipotesi di un ipotetico “accanimento degli inquirenti nei confronti di Romano e Bazzi, già escluso con dovizia di argomenti dalle sentenze di merito e smentito dalla pluralità delle piste seguite nell’immediatezza dell’eccidio”.

La credibilità del testimone Frigerio

Il super testimone della strage di Erba, Mario Frigerio è attendibile, è scritto poi nelle motivazioni, e viene definito “lucido e precisissimo nel fornire dettagli sui vicini, sulle abitudini familiari, sugli avvenimenti di quella giornata e sull’aggressione, che descrive in modo coerente rispetto alle altre emergenze istruttorie e sovrapponibile al racconto di Olindo Romano”.

L’intossicazione da monossido di carbonio su cui si concentra la consulenza della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi “è indimostrata, giacché le analisi cui era sottoposto Frigerio non comprendono alcun accertamento circa la presenza di carbossiemoglobina ed egli è stato esposto ai fumi dell’incendio per un tempo molto più breve della moglie, poiché allontanato dalla fonte di esposizione dai primi soccorritori già intorno alle 20.25, ossia pochi minuti dopo l’aggressione”.

Per la corte “i consulenti pretendono di ricavare l’intossicazione dallo stato confusionale in cui versava Frigerio, attestato dal contenuto dei colloqui oggetto d’intercettazione, ma tale stato è agevolmente spiegabile con il grave trauma subito dal testimone, miracolosamente sopravvissuto a una violentissima aggressione, in cui, oltretutto, perdeva la moglie, e con le condizioni di prostrazione fisica e psicologica in cui si trovava”.

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