Meloni al M5S: “Il giorno che mi farò dare spiegazioni da voi sulle mie parole mi dimetto” (video)

15 Ott 2024 14:28 - di Federica Parbuoni
meloni m5s

Finale con scintille al Senato per le repliche di Giorgia Meloni, dopo le comunicazioni in vista del Consiglio europeo. La premier, che pure era stata ferma nelle altre risposte, specie al Pd, ha replicato con estrema durezza all’intervento della senatrice M5s Dolores Bevilacqua, “una sequela di inesattezze miste a menzogne” tanto sui temi della transizione ecologica quanto su politica estera ed economici. “Ci vuole davvero la maschera di ferro per accusare questo governo di gettare i soldi dei cittadini dalla finestra”, ha detto Meloni, sottolineando che “anche volendo, non potremmo perché li avete già gettati tutti voi, lasciandoci 200 miliardi di debiti per fare ristrutturare il 4% delle case, per lo più seconde case”. E, ancora, “è irresponsabile far credere ai giovani italiani che andranno in guerra in Ucraina per raggranellare qualche voto. La leggerezza con la quale voi del M5S affrontate le crisi internazionali è pari solo alla leggerezza con cui avete affrontato il bilancio dello Stato”.

Meloni contro la “sequela di inesattezze miste a menzogne” del M5S

L’affondo del premier è arrivato dopo che aveva dovuto rettificare l’interpretazione di Bevilacqua del passaggio del suo intervento sulla transizione energetica. “Non so non ha capito o se sia la solita strumentalizzazione. Ho detto che se nel fare la transizione ecologica imponiamo l’uso di un’unica tecnologia, che è l’elettrico, ci consegniamo a nuove dipendenze. Il concetto non è difficile”, ha aggiunto Meloni rivolgendosi alla senatrice M5S, mentre dai banchi pentastellati si alzava un nervosismo richiamato poi più volte dal presidente Ignazio La Russa. “Il giorno che dovrò farmi spiegare cosa ho detto da un esponente del M5S, mi dimetterò…”, ha ironizzato Meloni, rispondendo all’insistenza sul punto dei cinquestelle.

Il chiarimento sulle armi a Israele e l’avvertimento contro le semplificazioni

Ma molto ferma è stata anche la replica al senatore dem Graziano Delrio. Meloni ha chiarito nuovamente che l’Italia non manda armi a Israele, tema di propaganda che il Pd ha usato più volte anche negli ultimi giorni, e ha spiegato puntualmente che nessuna licenza è stata più accordata dopo il 7 ottobre, mentre i contratti precedenti passano al vaglio caso per caso dell’Autorità competente istituita presso la Farnesina, la Uama, che segue regole molto più stringenti di quelle, per esempio, di Francia, Germania e Regno Unito: passa solo ciò che certamente non potrà essere utilizzato nel conflitto (per esempio i compenti di aerei destinati al mercato Usa), mentre ciò che è a rischio non passa. Il premier, ribadendo la vicinanza a Israele, ha messo in guardia dalle semplificazioni, ricordando che tutto nell’attacco del 7 ottobre parla del tentativo di Hamas di isolare Israele nella comunità internazionale, perché “questo è l’unico modo per provare a cancellarla”. E dunque, pur senza venire meno alla responsabilità di far presente a Israele ciò che non si condivide delle sue scelte, nei passi che si muovono non si può non tener conto di questa cornice, del fatto che non si possono dare segnali dall’altra parte sul fatto che “Israele sia abbandonata a se stessa, perché le conseguenze potrebbero essere non immaginabili”.

La stoccata al Pd: “Su Fitto convincete i socialisti europei, siete la delegazione più numerosa…”

Sulla questione immigrazione, che le cronache della vigilia immaginavano come quella a maggior rischio di scintille, Meloni si è limitata a sottolineare di “presumere” che nell’Aula del Senato vi tutti condividano che criminalizzare le guardie costiere e assolvere i trafficanti, come fatto dalla Ong Sea Watch, sia “vergognoso”. “Io non cerco di dividere l’Aula, io – ha detto Meloni – parto dal presupposto che l’Aula su questo sia unita, altrimenti abbiamo un problema”. È stato però sul tema della vicepresidenza esecutiva della Commissione europea a Raffaele Fitto, che il premier ha maggiormente inchiodato i dem alle loro responsabilità. Non verso il governo, ma verso il Paese. “Sapevo già che il gruppo del Pd è favorevole alla Commissione von der Leyen e credo sia favorevole anche al fatto che all’Italia venga riconosciuta una delega importante come quella di Raffaele Fitto e la vicepresidenza esecutiva. Sono certa – ha detto Meloni – che questa sarà la vostra posizione, ma se questa è la vostra posizione, senatore Delrio, credo dobbiate parlare con il vostro gruppo al Parlamento europeo, nel quale avete la delegazione più numerosa. Perché nelle ultime settimane al Parlamento europeo il gruppo dei socialisti ha cercato di far spostare l’audizione di Fitto come ultimo dei vicepresidenti, dicendo che non avrebbe accettato che all’Italia fosse riconosciuta la vicepresidenza esecutiva”. “Mi aspetto che nelle prossime ore cambi la posizione dei socialisti sulla facoltà o meno per questa Nazione di avere una vicepresidenza esecutiva. Credo che amiate questa nazione, mi aspetto che la posizione del Partito socialista muti riguardo al fatto che l’Italia debba o meno avere una vicepresidenza esecutiva, perché delle due l’una: o voi siete d’accordo con loro o quando parlavate dell’irrilevanza in Europa non vi riferivate a me”.

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