Meloni conferma: “Andrò in Libano, era già previsto. Su Unifil Israele ingiustificabile”

15 Ott 2024 14:52 - di Gabriele Alberti
Meloni LIBANO

Prima leader europea a recarsi in un teatro di guerra che tiene il mondo col fiato sospeso. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si recherà in Libano venerdì. Lo ha confermato rispondendo ai cronisti che l’hanno interpellata in proposito mentre lasciava l’Aula della Camera dopo la consegna del testo delle comunicazioni sul prossimo Consiglio europeo. La premier conferma una decisione che era già in cantiere. “E’ già previsto che io” ci “vada”, ha quindi di seguito spiegato nel corso del suo intervento in replica al Senato. E poi alla Camera ha specificato ulteriormente che  dovrebbe essere in Libano venerdì. Aggiungendo la notizia che anche “il ministro degli Esteri Antonio Tajani si sta preparando per andare in Israele e Palestina la settimana prossima. Anche con la nostra presenza stiamo facendo tutto quello che è possibile fare”. Ha specificato la premier: “Io ovviamente comprendo le ragioni di Israele che ha bisogno di impedire che quanto è accaduto lo scorso 7 ottobre possa ripetersi. Questo non vuol dire ovviamente che io sia d’accordo con tutte le scelte di Israele”.

Meloni: “Preoccupazione per lo scenario in Libano, atteggiamento Israele ingiustificabile”

Un gesto risoluto e coraggioso quello che si accinge a fare la premier. “Sono sinceramente preoccupata dallo scenario” in Libano, ha affermsato-  “nonostante gli sforzi innumerevoli nostri e dei nostri alleati. Le  postazioni Unifil sono state colpite dall’esercito israeliano e io penso che questo non si possa considerare accettabile. E’ la posizione che l’Italia ha assunto a tutti i livelli e che io stessa ho ribadito a Netanyahu. Pretendiamo che sia garantita la sicurezza dei nostri soldati”. E “riteniamo” l’atteggiamento dell’esercito israeliano “ingiustificato; e una palese violazione della risoluzione 1701 dell’Onu”.

Meloni allo stesso tempo ha sottolineato la necessità di “ricordare e condannare con forza ciò che è accaduto il 7 ottobre 2023”: come “presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in Medio Oriente. Perché sempre più le pur legittime critiche a Israele si mescolano con un giustificazionismo verso organizzazioni come Hamas ed Hezbollah: e questo, piaccia o no, tradisce altro. Tradisce un antisemitismo montante che, credo, debba preoccuparci tutti. E le manifestazioni di piazza di questi giorni lo hanno, purtroppo, dimostrato senza timore di smentita”.

400mila bambini sfollati in Libano

Intanto le Nazioni Unite hanno chiesto che venga condotta una ”inchiesta rapida, indipendente e approfondita” sul raid aereo israeliano: quello condotto sul villaggio cristiano di Aitou, nel nord del Libano: dove hanno perso la vita 22 persone, tra cui 12 donne e due bambini. Lo ha chiesto il portavoce del’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, Jeremy Laurence, esprimendo ”preoccupazioni reali sul rispetto del diritto bellico e dei principi di distinzione e proporzionalità”. L’Unicef dal canto suo mette in guardia dal rischio di una creare una “generazione perduta” in Libano. Gli scontri nel Paese hanno costretto 1,2 milioni di persone, di cui 400mila bambini, ad abbandonare le proprie case: la maggior parte delle quali è fuggita a Beirut e altrove nel nord del Paese nelle ultime tre settimane. Ted Chaiban, vicedirettore esecutivo dell’Unicef per le azioni umanitarie, ha visitato le scuole trasformate in rifugi per ospitare le famiglie sfollate. “Quello che mi ha colpito è che questa guerra dura da tre settimane e che sono stati colpiti così tanti bambini”, ha detto. “Mentre siamo qui seduti oggi, 1,2 milioni di bambini sono privati ​​dell’istruzione. Le loro scuole pubbliche sono state rese inaccessibili, sono state danneggiate dalla guerra o sono state utilizzate come rifugi”.

 

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