Meloni: “Vogliono impedirci di fermare l’immigrazione irregolare. Io minacciata di morte per il protocollo Albania”

30 Ott 2024 20:50 - di Adriana De Conto

Vittoria in Liguria, scandalo dossieraggi, nuovo attacco giudiziario al decreto Albania, manovra economica e sciopero “preventivo” contro il governo di Cgil e Uil. Il premier Meloni, ospite di “Cinque minuti” e di “Porta a Porta”  su Rai1 da Bruno Vespa tocca i temi principali del dibattito politico incandescente di questi giorni. Soddisfatta del risultato incassato nella prima delle tre regioni al voto, rivolge subito un elogio al neo governatore: “Dobbiamo ringraziare Bucci per aver accettato la sfida: penso sarà uno straordinario presidente di regione, come lo è stato da sindaco. Test nazionale? Da quando siamo al governo abbiamo votato 12 volte, e vinto 11 volte“, ricorda il premier gli appuntamenti elettorali e relative vittorie inanellate dalla coalizione di centrodestra.

Meloni: “Dossieraggi? Penso si debba mettere fine a questo schifo”

Vespa la sottopone a un fuoco di fila di temi cruciali: si inizia con gli spionaggi compiuti sulle più alte cariche dello Stato e sulla premier stessa. Meloni è molto chiara ed amplia i risvolti dell’emergenza: “Dossieraggi? Esiste un mercato delle informazioni, come si rubavano i gioielli, oggi accade con le informazioni. Prima in banca, poi a Milano, poi a Roma. Avevamo già varato un tavolo – sottolinea-  ma la cosa più importante è l‘infedeltà dei funzionari. Non sono degli estranei, ma funzionari italiani che usano il loro potere per fare altro con quelle banche datti. Il problema non è l’hackeraggio”. “Penso si debba mettere fine a questo schifo“, afferma poi con grande risolutezza nell’intervista serale di Vespa a “Porta a Porta”, della quale escono le anticipazioni nel tardo pomeriggio.

Meloni a “Porta a Porta”: “Per alcuni l’obiettivo è impedire di fermare l’immigrazione irregolare

Il premier dà una stoccata ai sindacati e allo sciopero generale convocato per il 29 novembre, come da copione, ancor prima che la Manovra economica venga limata nell’iter parlamentare. “Sciopero generale?- risponde a Vespa-.  C’è un pregiudizio: Cgil e Uil lo convocano prima di incontrare il governo sulla manovra”. Quindi si arriva al nodo  migranti e al nuovo attacco giudiziario arrivato da B0logna, all’indomani della solenne sconfitta della sinistra in Liguria e con sorprendente rapidità rispetto ai tempi tradizionali della giustizia italiana. “Se continuiamo così sarò io a dire che l’Italia non è un paese sicuro. Quando lo si dice per il Bangladesh parliamo di 180 milioni di abitanti a cui diciamo così: ‘venite tranquillamente in Italia’“. Durissima la premier sugli effetti di questo interventismo delle toghe: “Per alcuni l’obiettivo è impedire di fermare l’immigrazione irregolare”. Meloni va avanti.

“Per il protocollo Albania mi sono arrivate minacce di morte”

Se noi diciamo che l’Egitto non è un Paese sicuro, parliamo di 140 milioni di persone a cui diciamo che possono venire qui: e chi lo regge l’impatto? – replica al conduttore.  “Allora penso che qui si stia dicendo che l’Italia non può fermare l’immigrazione illegale e deve accogliere tutti. Si vuole impedire che ci si metta un freno. Addirittura le opposizioni in Europa hanno chiesto una procedura di infrazione che non è contro l’Italia, è contro gli italiani”, ha aggiunto. “Farò di tutto per far funzionare il protocollo con l’Albania – ha aggiunto -, che viene osteggiato perché forse si è capito che è una soluzione”. “Io -assicura- farò tutto quello che gli italiani mi hanno chiesto di fare”.  Non senza ricordare  che per quel protocollo le sono arrivate gravi intimidazioni: “E’ la prima volta che i trafficanti di esseri umani mi hanno minacciato di morte”, rivela.

Toghe contro il decreto Albania, Meloni: “Dal Tribunale di Bologna volantino propagandistico”

Aggiunge a “Porta a Porta” una constatazione sulle “argomentazioni con cui il Tribunale di Bologna chiede alla Corte di giustizia europea l’autorizzazione a disapplicare l’ennesima legge italiana: “Da molti è stata vista come un’argomentazione più vicina a un volantino propagandistico che a un atto da tribunale. L‘argomento della Germania nazista è efficace sul piano della propaganda. Sul piano giuridico è più debole”. Sollecitata sul tema delle riforme risponde: “Noi siamo pronti per tutti i referendum. Sul premierato non cambio idea, perché sono convinta che sia la madre di tutte le riforme”. Aggiungendo ubn corollario importante, succo di ogni democrazia: “Noi siamo sempre pronti per il voto dei cittadini”.

Elezioni Usa: “Le nazioni alleate restano alleate al di là dei governi che cambiano”

Capitolo Sanità. Sollecitata sul tema delle liste di attesa e dell’andamento dopo il decreto del governo, risponde: “Sono ottimista, ho qualche dato che arriva: voglio essere precisa e aspettare i dati completi, ma nel Lazio da quando abbiamo fatto il decreto le prenotazioni per le liste d’attesa sono aumentate del 300%”. Poi si attraversa l’Oceeaqno e si arriva alle elezioni usa del 5 novembre: comunque vada, premette, “i rapporti tra Usa e Italia non cambieranno: le nazioni alleate restano nazioni alleate, al di là dei governi che cambiano. Possono cambiare le scelte di politica estera: Ucraina, medio-oriente, ma non sono affatto preoccupata. Abbiamo lavorato bene con questa amministrazione e lavoreremmo bene anche con una amministrazione di segno opposto”.

Meloni spiana gli Elkann: “Sfuggono i fondamentali della Repubblica”

Va giù duro sullo “schiaffo” degli Elkann al Parlamento: “Temo che a John Elkann sfuggano dei fondamentali della Repubblica italiana: nel senso che sono due cose completamente diverse: un tavolo a Palazzo Chigi, un confronto con il Governo e la richiesta di audizione, diciamo così, da parte del Parlamento. E quindi una non esclude affatto l’altra, tra l’altro noi siamo una Repubblica parlamentare, questo lo dico da parlamentare. “Questa mancanza di rispetto verso il Parlamento io me la sarei evitata”. Il dialogo rimane. Con Stellantis “c’è un dialogo che continueremo a fare come lo facciamo con tutti. Senza sudditanze e senza condizionamenti. Ciò non toglie – ribadisce Meloni- che sarebbe stato più che sensato andare in Parlamento. Ad ascoltare che cosa il Parlamento della Repubblica Italiana, nazione che a quella che oggi è Stellantis ha dato moltissimo, avesse da dire all’azienda”.

 

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