Migranti, modello Italia: repressione e accoglienza. Retata di pusher a Bologna, borse di studio ai giovani
Migranti, parola che vuol dire tutto e niente, come dimostrano due storie parallele di oggi, storie italiane di repressione e di accoglienza. Nelle stesse ore in cui scattava la perquisizione di una ex caserma, trasformata in laboratorio per drogati e spacciatori, a Bologna, con l’arresto di 32 extracomunitari, l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, annunciava un accordo con le università italiane per realizzare dei corridoi umanitari, con borse di studio, a beneficio di 65 studenti africani particolarmente meritevoli. Le due facce dello stesso fenomeno, quello dell’immigrazione, la repressione per chi arriva in Italia senza rispettare le leggi e senza alcuna intenzione di rispettarle in futuro, e quella dell’accoglienza, nel segno della cultura: due approcci che possono convivere, nel modello Italia, come dimostrano le due storie di oggi, diametralmente opposte, ma in fin dei conti speculari. Chi viene per integrarsi, e studiare, trova le porte aperte. Chi per delinquere, la polizia.
I migranti pusher arrestati a Bologna
Il blitz è scattato a Bologna nell’ex caserma Stamoto passata oggi al setaccio da oltre 300 poliziotti nel corso di un servizio ad alto impatto. Marocchini, ma anche tunisini, etiopi, somali e gambiani, da tempo vivono nei 18 edifici fatiscenti nell’area fra viale Felsina e via Massarenti a Bologna. Tre marocchini sono stati arrestati per detenzione ai fini spaccio di sostanza stupefacente, quattro per furto di energia elettrica, cinque irregolari sul territorio nazionale, fotosegnalati sul posto, saranno allontanati. Nell’area, estesa per oltre 120.000 metri quadrati e attualmente dismessa, è previsto un progetto di riqualificazione che dovrebbe portare alla creazione di alloggi per studenti e parcheggi pubblici.
Le borse di studio per gli studenti africani
Sono 65, 20 donne e 45 uomini, gli studenti rifugiati vincitori di borse di studio che frequenteranno programmi di laurea magistrale della durata di 2 anni presso 37 atenei italiani grazie al progetto Unicore University Corridors for Refugees giunto alla sua sesta edizione. Le borse di studio sono state assegnate a rifugiati residenti in Kenya, Sud Africa, Tanzania, Uganda, Zambia, Zimbabwe con un processo di selezione degli atenei stessi sulla base del merito accademico e della motivazione in seguito a un bando pubblicato a marzo 2024.
Il programma University Corridors for Refugees è coordinato da UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e coinvolge oltre 40 atenei italiani che hanno offerto oltre 250 borse di studio a studenti rifugiati negli ultimi sei anni. “Attraverso il progetto, – spiega la Caritas – gli studenti hanno l’opportunità di arrivare in Italia in maniera regolare e sicura per proseguire i loro studi, senza dover affrontare pericolosi viaggi nelle mani dei trafficanti. Sono oltre 120 milioni le persone nel mondo costrette a fuggire a causa di guerre e persecuzioni. Oltre il 76% dei rifugiati vive in paesi in via di sviluppo dove troppo spesso le opportunità per ricostruire il proprio futuro in dignità sono assenti. Per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, infatti, i dati globali rimangono drammatici: solo il 7% dei rifugiati ha accesso all’istruzione terziaria contro il 42% della popolazione non rifugiata”.
Il progetto è reso possibile grazie alla collaborazione con partner quali il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Caritas Italiana, Diaconia Valdese, Centro Astalli- JRS Jesuit Refugee Service, Fondazione Finanza Etica, Gandhi Charity, Consorzio Communitas, ed un’ampia rete di partner locali che forniranno agli studenti il supporto necessario per completare gli studi e favorire la loro integrazione nella vita universitari.