Nazione&Finanza. Una buona manovra di “guerra”: una battaglia contro il deficit e il debito

28 Ott 2024 15:29 - di Villy De Luca

L’Italia è finalmente scesa in guerra. No, non mi riferisco ai teatri bellici sparsi per il mondo, ma a una battaglia nazionale: quella contro il deficit, prima, e contro il debito, alla fine. Una premessa. Di recente sono stati ricalcolati i numeri degli anni precedenti, questo ha portato a rivedere delle percentuali. Ma la situazione, di fatto, non è cambiata di molto. Nel 2023 il nostro debito corrisponde al 134% del Pil. Vuol dire che se per un anno dessimo tutto quello che produciamo (non solo le tasse, tutto) ai debitori ci resterebbe ancora una stagione da pagare. È una cifra enorme. Che ci siamo impegnati a non far crescere troppo velocemente. Questo è il deficit: quanto spendiamo più di quanto incassiamo. L’anno scorso è stato del 7,2%, due volte e un terzo il limite del 3%.

Battaglia contro il deficit: spese a dieta

Quest’anno, quindi, dieta. Più che una dieta: una guerra alla crescita delle spese. I tagli dei ministeri, sanità a parte, sono in media del 5%, pari a 3,6 miliardi, che saliranno a 4,4 il prossimo anno. Naturalmente non saranno tutti contenti, ma nessuno lo è quando si tratta di fare sacrifici. Tanto meno le vittime sacrificali. Stessa cifra, più o meno (3,5 miliardi) vengono dalle banche, che si vedono tagliati i crediti fiscali anticipati. Un miliardo dovrebbe arrivare dalle assicurazioni, che anticipano le tasse sulla liquidazione delle polizze. L’obiettivo è rientrare in sette anni nei limiti dei trattati europei.

I danni del  Superbonus e la lotta contro il deficit

Ma quale specchio ci ha portato, nonostante una crescita migliore dei nostri competitor europei a questa dieta (4,6% contro lo 0,5% della Germania sui valori 2019)? Il Superbonus. Senza, quest’anno avremmo avuto un deficit inferiore al 3%. Ma non era gratis, come ci assicurava Conte? No, per la banale e molto poco poetica ragione che non esistono pasti gratis. Abbiamo creato un buco nei conti subdolo perché differito. Per sistemare il 4% delle case abbiamo sabotato un decennio di conti pubblici. Ha stimolato la crescita? No, l’ha drogata. È una cosa diversa. Ed è diversa perché adesso cresciamo di nuovo sotto l’1%, il settore delle costruzioni è di nuovo in crisi e dobbiamo sperare che la Bce torni a stampare.

L’extra tassa sui bitcoin e le leggi fondamentali del mercato

È il portato di voler giocare con le leggi fondamentali del mercato. Quando Topolino anima la scopa, spera che lavorerà molto meno. Invece finisce per rischiare di annegare. Noi credevamo di essere furbi con un bonus che, di fatto, significa regalare soldi a chi non ne aveva bisogno. Invece adesso tocca prendere atto che la manipolazione del mercato non è mai una buona idea. L’extra tassa sulle plusvalenze da Bitcoin è solo un’altra faccia della stessa medaglia. Vogliamo provare a fare cassa su chi fa trading di valute digitali, perché di fondo non ci piace. Così gli imponiamo una tassa pari al 42%, dal 26% attuale. Il risultato sarà che questa gente venderà all’estero, pagherà all’estero e noi resteremo con un palmo di naso. I Bitcoin possono non piacere, ma queste misure non risolvono nulla. Fortunatamente sembra che su questa misura nella maggioranza ci sia in corso un dibattito che potrebbe portare ad un passo indietro.

Maggiori fondi alla sanità nella manovra e taglio del cuneo fiscale

Vanno invece ricordati i maggiori fondi alla Sanità, si parla di qualche miliardo, l’ottimo taglio del cuneo fiscale, reso finalmente strutturale. Nessuno scommetteva che sarebbe successo e invece è accaduto. Ottimo anche lo sconto pari al 120% delle spese per i neoassunti a tempo indeterminato. Tutte misure che promuovono una crescita sostenibile. La direzione è quella giusta, il principio è corretto. Si tratta di metterlo a terra in maniera davvero efficace e soprattutto pragmatica. Diamo alla Nazione quello di cui ha bisogno: un futuro di libertà, un futuro senza deficit.

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