Nelle chat dei trafficanti: il libro “L’invasione” svela le trappole per convincere i migranti a partire
I messaggi motivazionali dei trafficanti che puntano a spingere gli indecisi a intraprendere i viaggi della speranza presentano l’Europa come un nuovo Eldorado fatto di soldi, lavoro e successo. Ma anche come un risarcimento dovuto per gli anni del colonialismo. Tutto questo per spingere sempre più persone a pagare, migliaia di euro, per attraversare il Mediterraneo. I bambini e le donne in gravidanza, invece, spesso sui barchini salgono gratis per ottenere interventi più rapidi da parte delle autorità italiane. La presenza delle navi delle Ong viene presentata come garanzia di sicurezza per chi ancora non è convinto a prendere il largo sulle carrette del mare. Il viaggio di Francesca Galici, giornalista del quotidiano Il Giornale, nell’universo delle chat e dei gruppi social frequentati dai migranti che dai Paesi del nord Africa si imbarcano alla volta delle coste italiane fa emergere il modus operandi delle organizzazioni criminali di trafficanti che gestiscono il grande business dell’immigrazione illegale.
“L’invasione”: il viaggio nelle chat dei trafficanti che svela gli inganni per convincere i migranti a partire
“Le mie ricerche svelano come funziona: noi abbiamo una prospettiva Italia-Africa, ho cercato di capovolgerla per spiegare da dove iniziano le migrazioni, quale logica muova i ragazzi che partono per l’Italia, come ragionano, si muovono i trafficanti e quali strumenti usano per spingere la gente a partire per l’Italia”, ha spiegato la reporter, che ha trasformato la sua inchiesta, realizzata dopo essersi infiltrata per mesi sui canali utilizzati da scafisti e aspiranti migranti per organizzare le traversate del Mediterraneo, in un libro L’invasione. Il lato oscuro del traffico di uomini sulla sponda opposta del Mediterraneo (Historica edizioni), presentato alla Camera su iniziativa della deputata di FdI, Sara Kelany.
Un libro che “ribalta le narrazioni buoniste”
Il volume, spiega l’autrice, “ribalta la narrazione buonista secondo cui i migranti sono obbligati a lasciare il proprio Paese, secondo cui gli scafisti sono obbligati a mettersi alla guida, secondo cui chi parte è un improvvisato. Non è così, ci sono una serie di passaggi da fare prima di partire dall’Africa per l’Italia, per cui esistono delle vere e proprie istruzioni: il migrante viene preparato a lasciare il Paese da cui parte, peraltro ci sono ragazzi che vengono sfruttati per avere i soldi per partire”. Si tratta quindi, è la conclusione della giornalista, di un meccanismo “ponderato, organizzato e strutturato”. E le chat tra trafficanti e potenziali migranti lo confermano.
La necessità di messaggi dissuasivi: il protocollo Italia-Albania
Il tema è di stretta attualità. Il governo ha appena varato un decreto legge che aggiorna la lista dei Paesi sicuri per i rimpatri, conformandoli al dettato della sentenza della Corte di Giustizia europea che ha stabilito che per essere designato come sicuro uno Stato deve esserlo nella sua interezza, senza eccezioni territoriali o per determinate categorie di persone. Un pronunciamento che è stato invocato – impropriamente a detta del Guardasigilli Carlo Nordio – dai giudici del tribunale di Roma per bocciare i trattenimenti dei 12 migranti trasferiti nei giorni scorsi nei centri appena inaugurati in Albania.
Kelany: “Dal governo soluzioni innovative che cambiano l’approccio al fenomeno”
“Il tribunale di Roma, che avrebbe dovuto convalidare il trattenimento per le procedure accelerate di frontiera e quindi rimandarli in Egitto e in Bangladesh ha ritenuto di poter decidere autonomamente che quelli non fossero Paesi sicuri. Il governo, quindi, ha elevato a rango di norma primaria quello che prima era individuato all’interno di un decreto interministeriale: ad oggi i Paesi sicuri sono 19 e dunque il protocollo Italia-Albania andrà avanti come previsto”, ha detto Sara Kelany, responsabile Immigrazione di FdI. La deputata, dialogando con il direttore del Secolo, Antonio Rapisarda, ha descritto come il governo Meloni abbia cambiato l’approccio alla gestione del fenomeno migratorio puntando su soluzioni innovative, come gli accordi di cooperazione con i Paesi terzi – Tunisia, Libia ed Egitto in primis -, per contrastare l’immigrazione irregolare e il business dei trafficanti.
Un metodo che funziona: sbarchi ridotti del 61%
Tra queste c’è anche l’accordo Italia-Albania, guardato con interesse dai leader europei, anche di schieramento progressista, e osteggiato dalla sinistra italiana, che è arrivata addirittura a chiedere all’Europa di aprire una procedura di infrazione contro l’Italia, e cioè sanzioni contro il proprio Paese e dunque i propri cittadini, pur di demolirlo. L’accordo deve ancora entrare a regime, ma che sia stata presa come una brutta notizia dai trafficanti è testimoniato dal fatto che dal 1° gennaio al 21 ottobre 2024 le partenze si sono ridotte del 61% rispetto allo stesso intervallo di tempo del 2023, facendo crollare anche il numero complessivo degli attraversamenti irregolari alle frontiere europee.