Norma Cossetto ricordata a Trieste e in altre 390 piazze d’Italia: martire per amore dell’Italia

5 Ott 2024 18:07 - di Carlo Marini
Norma Cossetto

È stato commemorato, a Trieste e in altre 390 piazze d’Italia, l’ottantunesimo anniversario del martirio di Norma Cossetto, la studentessa universitaria istriana, torturata, violentata e gettata in una foiba dai partigiani jugoslavi, nel 1943, nei pressi di Villa Surani, in Istria. Norma Cossetto il 9 dicembre 2005 è stata insignita della medaglia d’oro al merito civile alla memoria.

La cerimonia triestina è stata organizzata da Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd) e Comune di Trieste. Il sindaco Roberto Dipiazza è intervenuto alla tradizionale cerimonia davanti alla Stele a lei dedicata, nella via che porta il suo nome, sostenendo che “grazie anche al ventennale impegno dell’amministrazione comunale, risulta finalmente infranto quel silenzio assordante, che troppo a lungo ha aleggiato sulle vicende drammatiche delle nostre terre”. Dipiazza ha ricordato che quest’anno ricorre anche il settantesimo anniversario del ritorno di Trieste all’Italia, avvenuto il 26 ottobre 1954″.

La Russa ricorda la martire istriana a Milano: “Certi metodi della sinistra non sono cambiati”

“Volevo fare il mio dovere il mio dovere di militante, nel momento in cui ricordiamo tutti coloro che sono stati infoibati, che hanno perso la vita da innocenti, tutti coloro che hanno perso la loro casa, i loro affetti e non sono stati accolti nella maniera dovuta dall’Italia, che forse è tra tutte le cose che ancora oggi gridano vendetta. L’odio titino, l’odio comunista, la ferocia su Norma Cossetto sono terribili, ma trovano mai giustificazione, ma spiegazione nella terribile, violenta, bestiale attitudine di quegli anni, di quei giorni della guerra”. Queste le parole del presidente del Senato Ignazio La Russa alla commemorazione per Norma Cossetto ai giardini di Milano dedicati alla studentessa istriana violentata, uccisa e buttata in una foiba 81 anni fa.

“La non accoglienza di italiani da parte di italiani rimane non spiegabile – ha proseguito La Russa – ma il segno distintivi di un non essere figli della nostra comune patria da parte di coloro che ha esercitato in quei giorni, in quegli anni atti drammatici, violenti. Non dobbiamo mai dimenticare queste metodologie, certo i tempi per fortuna cambiano, certo le idee si svolgono, certo gli uomini non sono gli stessi, ma a volte si ha il sospetto che le metodologie non sono poi così cambiate”, ha aggiunto.

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