Obama oscura Kamala: il voto diventa una questione di razza, “Se sei nero, No You Can’t”
Pittsburgh, giovedì. Quella che doveva essere una tappa di sostegno alla candidatura di Kamala Harris si è trasformata nell’ennesimo show personale di Barack Obama. L’ex presidente, con il suo innegabile magnetismo ingannatorio, ha spostato il dibattito politico su un terreno pericoloso: la razza. La sua presenza sul palco, invece di potenziare il messaggio della Harris, ha di fatto oscurato la vicepresidente, trasformando la corsa alla Casa Bianca in una polarizzazione tra bianchi e neri. E così, il «Yes We Can» si è trasformato ora in un «If You Are Black, No You Can’t», riferito al voto per Donald Trump.
Tradimento culturale: Barack Obama accusa agli afroamericani
Obama stavolta ha voluto puntare il dito contro gli afroamericani che non hanno mostrato lo stesso entusiasmo per la donna in corsa, accusandoli di tradire il loro stesso sangue. Come se il colore della pelle fosse una determinante unica e sufficiente per scegliere chi votare. L’energia e la partecipazione che la comunità nera aveva dimostrato per lui nelle elezioni del 2008 e 2012 sembrano scomparse con la discesa in campo della Harris. «Sembra essere più pronunciata con i fratelli», ha detto, rivolgendosi a un piccolo gruppo di sostenitori in una sosta a sorpresa presso un ufficio della campagna elettorale, sottolineando una particolare disaffezione.
«Stai davvero pensando di restare a casa o di appoggiare qualcuno come l’ex presidente Donald Trump, che ha una lunga storia di denigrazione? Pensi che sia un segno di forza? Che essere un uomo significhi sminuire le donne?», ha affermato con forza, in un discorso che sapeva più di rimprovero che di incoraggiamento. E qui l’affondo: «questo non è accettabile», chiunque non supporti Harris – implicitamente chi sceglie Trump – è colpevole di una sorta di tradimento culturale, come se l’unico criterio di valutazione fosse il genere o l’origine etnica.
Razza e genere determinano il voto
Una retorica che riduce tutto a uno scontro identitario, “noi contro loro”. Obama, l’uomo che avrebbe dovuto unire, ora sembra spingere verso la divisione. Anziché promuovere un voto basato su idee e programmi, traccia una pericolosa linea di demarcazione etnica tra elettori, tra chi “può” votare per Harris e chi non “deve” appoggiare Trump. L’America non ha bisogno di questo. Il voto è un diritto costituzionale che appartiene a ogni individuo, come ben sappiamo, indipendentemente dall’origine o dal genere. Etichettare il sostegno afroamericano come un dovere verso una candidata solo perché condivide una parte di identità culturale non è solo limitante, è offensivo.
Barack Obama e la retorica identitaria
Tuttavia, il primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti non è l’unico a sfruttare questa narrativa. «Ricorda che sei stato cresciuto da una donna nera forte, una donna che si è presa cura di te, ti ha nutrito e ti ha dato un’opportunità nella vita», ha detto Anthony West, cognato di Harris, durante una riunione locale della NAACP: un gruppo tecnicamente apartitico i cui membri sono per lo più influenti attivisti e organizzatori statali, esortando i presenti a diffondere il messaggio.
Una democrazia in crisi
Ma cosa accade quando il voto viene trasformato in una questione di razza o di genere? Si svuota l’essenza stessa della democrazia, soprattutto in un paese come l’America, che si professa come la culla di questo principio. Il messaggio che i democratici stanno lanciando non è un richiamo all’unità, ma un invito alla frammentazione. L’America merita di più. Nel 2024 si dovrebbe votare per chi è in grado di governare. E se Obama crede di poter imporre un senso di colpa razziale agli elettori neri, si sbaglia di grosso: a dirlo sono proprio i sondaggi. L’uomo che si è sempre proclamato simbolo di speranza e inclusione ora alimenta più che mai le divisioni.