“Patarnello deve essere trasferito”: la richiesta di 5 membri laici del Csm. “Compromesse credibilità e terzietà”
Marco Patarnello deve essere trasferito e le sue esternazioni, ad oggi non smentite, valutate disciplinarmente. Lo affermano i laici del Csm, Felice Giuffré, Isabella Bertolini, Daniela Bianchini (Fdi), Claudia Eccher (Lega) ed Enrico Aimi (FI). Hanno chiesto l’apertura di una pratica nei confronti della toga che in una mail aveva espresso pareri gravi sulla premier Meloni in quanto ritenuta un «pericolo» più forte di Berlusconi. Le frasi di Patarnello, esponente di punta di Magistratura democratica, la corrente progressista dell’Anm, sono «gravemente lesive dei caratteri di indipendenza e imparzialità del magistrato», fanno sapere i cinque laici di centrodestra.
Ricordiamo che le frasi contenute nella mail di Patarnello sono state stigmatizzate negativamente anche da Luciano Violante. L’ex magistratoe già presidente della Camera sul Riformista, in un’intervista, ha definito «una frase grave» quella riuferita all premier “più pericolosa di Berlusconi” perché non ha inchieste aperte. «È una frase grave. Quasi si auspicasse che qualcuno apra una indagine penale sul Presidente del Consiglio. Un errore inaccettabile».
I 5 laici del Csm: “Compromessa la terzietà del magistrato”
«È di tutta evidenza che ad essere compromessa – proseguono i membri laici del Csm- sia la credibilità e la terzietà del magistrato: essendo queste frasi rivelatrici dell’inclinazione di alcuni magistrati e frange della magistratura associata ad interferire, con un’azione unitaria e coordinata, sull’attività del Parlamento e del governo». Precisano inoltre che «la maggioranza dei magistrati italiani intende continuare a svolgere il proprio lavoro in modo credibile e senza pregiudizi ideologici o politici. Tali magistrati risultano danneggiati da chi, con finalità del tutto estranee ai compiti che la Costituzione assegna alla magistratura e certamente contrarie ai canoni dello Stato di diritto, invoca invece una compatta opposizione al governo».
I 5 laici chiedono l’audizione di Santalucia
I cinque togati laici del Csm chiedono l’audizione del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. Rilevano altresì – riporta Libero- che nei confronti di Patarnello non può valere la considerazione ormai abusata della libertà di manifestazione il pensiero del cittadino-magistrato; né il «trito ed ideologico richiamo ad un presunto “ruolo della magistratura nella società”». Qui si tratta di limite e di equilibrio. «I magistrati che mostrano di non avere la coscienza dei limiti costituzionali determinano un gravissimo danno alla magistratura». C’è un altro aspetto che non torna. “Al Csm in molti ieri si interrogavano sul motivo per il quale la presidente della Sezione specializzata in materia di diritti della persona e immigrazione, Luciana Sangiovanni, avesse sentito la necessità di diramare, subito dopo non aver convalidato il trattenimento dei 12 migranti nel centro di permanenza per il rimpatrio in Albania, un comunicato in cui ne illustrava le ragioni. L’iniziativa ha sorpreso un po’ tutti”.
Mi si è sfilata
«Le linee guida del Csm sulla corretta comunicazione istituzionale, per quanto concerne questioni che possono avere un interesse pubblico, stabiliscono che solo i dirigenti degli Uffici giudiziari Hanno la titolarità e il potere di rappresentanza», fa sapere la togata a Palazzo Bachelet di Magistratura indipendente, il gruppo moderato delle toghe, Bernadette Nicotra. Quindi l’unico titolato a diramare un eventuale comunicato sarebbe stato il presidente del Tribunale di Roma, fa notare Jacobazzi. Sul fronte Anm, infine, i vertici di Mi hanno diffuso ieri una nota con cui prendono le distanze da quanto accaduto.