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Polizia razzista? Ecco le fonti faziose dell’Ecri. L’Italia presenta protesta formale contro il rapporto

Politica - di Viola Longo - 23 Ottobre 2024 - AGGIORNATO 24 Ottobre 2024 alle 13:50

È uno “sdegno profondo” quello che il governo ha deciso di esprimere formalmente al Consiglio d’Europa per le accuse di razzismo rivolte alla nostra polizia, nell’ambito del rapporto dell’Ecri, contro le quali si sono espressi il premier Giorgia Meloni, numerosi ministri e tutte le alte cariche dello Stato, a partire dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha infatti dato istruzioni al rappresentante permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa, l’ambasciatore Roberto Martini, affinché manifesti ufficialmente la posizione di Roma. “Non condivido una parola di ciò che è stato scritto. Non esiste razzismo nelle forze dell’ordine italiane. Dobbiamo rispettare chi serve il Paese, lavorando giorno e notte per la sicurezza di tutti”, ha spiegato Tajani, che rivolgendosi agli agenti impegnati a garantire la sicurezza del G7 a Pescara ha parlato di “una vergogna”. “Vi prendete sputi, insulti, parolacce e anche botte. È veramente inaccettabile quello che è stato scritto.  Potete contare sul governo”, ha sottolineato il vicepremier.

L’Italia protesta formalmente con il Consiglio d’Europa

Intanto l’Ecri ha cercato di porre rimedio al caso, con quella che appare come una marcia indietro rispetto a quanto messo nero su bianco nel testo che parla di “profilazione razziale” a proposito delle operazioni delle forze dell’ordine italiane. “Ma noi non abbiamo mai voluto mettere in discussione il lavoro della polizia italiana, né accusarla di razzismo, voglio dirlo al presidente Mattarella”, ha detto in un’intervista a Repubblica, Johan Friestedt, il segretario esecutivo dell’Ecri. Il quale ha parlato di “strumentalizzazione rispetto al nostro lavoro”, premurandosi, bontà sua, di aggiungere che la strumentalizzazione non è stata da parte del Capo dello Stato. Una precisazione, se si vuole, scivolosissima: vuol forse dire che il Capo dello Stato, che ha chiamato il capo della polizia Vittorio Pisani per esprimergli il suo stupore per il rapporto, si è fatto ingannare dalle letture altrui?

Il tentativo dell’Ecri di mettere una pezza

“Con il nostro report, un lavoro collegiale che si basa su fonti solide e anche dichiarate, abbiamo voluto mettere in risalto alcuni particolari comportamenti della politica perché possano essere corretti. Ci sono delle nostre indicazioni al governo, così come lo facciamo a tutti i governi. Non c’è nulla di politico: noi siamo un organo indipendente, come indipendenti sono le nostre fonti”, ha poi aggiunto Friestedt.

Le fonti “indipendenti” della Commissione

Le fonti “indipendenti” dell’Ecri si trovano in fondo al rapporto. Ve ne sono di istituzionali, come la Commissione europea e il ministero dell’Interno italiano, ma anche associative. E qui bisogna mettersi d’accordo sul significato di “indipendente”, che è cosa ben diversa da neutra. Numerose sono le citazioni di associazioni Lgbt (nel rapporto si parla anche di “pregiudizi e discriminazioni” nei confronti delle parsone omosessuali) e di organizzazioni immigrazioniste come Human rights watch, Picum, Asgi. Ancora più rivelatrici però sono le parole di Alberto Gambino, prorettore Vicario dell’Università Europea di Roma e commissario italiano dell’Ecri, intervistato da RadioInBlu.

Le testimonianze contro la polizia “razzista”? Arrivate da “soggetti interessati da fermi”

Soffermandosi sul fatto che il rapporto sull’Italia “è ben più ampio e considerevole di quanto sta emergendo nel dibattito pubblico”, che si riferisce agli ultimi otto anni e “mette in luce molti aspetti positivi”, Gambino ha sottolineato che “anche la raccomandazione rivolta al governo italiano di commissionare uno studio indipendente su eventuali pratiche di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine non deriva da alcuna constatazione che ciò effettivamente si verifichi in Italia, ma piuttosto è indicato dai due Commissari (rumeno e bulgara, ndr) che hanno redatto il Rapporto proprio come lo strumento più adatto a valutare l’attendibilità delle singole testimonianze, che hanno raccolto durante la loro visita in Italia. Testimonianze peraltro discutibili in quanto – ha spiegato il professore – riconducibili agli stessi soggetti interessati da fermi di polizia”. Insomma, l’Ecri non avrebbe accusato la polizia italiana, avrebbe “semplicemente” suggerito al governo italiano di metterla sotto indagine sulla base delle indicazioni delle proprie fonti “indipendenti” fra le quali, pare di capire, ci sono anche i “soggetti interessati da fermi”.

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