Ricordare la lezione di Cossiga per capire la mail di Patarnello: ristabilire l’equilibrio tra i poteri è una necessità
Nei giorni scorsi Il Tempo ha riportato la mail che il dottor Marco Patarnello, sostituto procuratore presso la Corte di Cassazione, ha mandato ai suoi colleghi. Anche se il magistrato dice testualmente che “non dobbiamo fare opposizione politica, ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente”, il testo denota un atteggiamento di parte della magistratura che deborda i limiti che le sono assegnati dalla Costituzione. Parlando delle riforme della Giustizia il magistrato, infatti, dice che l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte e pericoloso perché la Meloni non si muove per interesse personale, non cerca un salvacondotto, ma agisce per una visione politica. Basterebbe questo passaggio, questo primo rigo, per comprendere quanto il ragionamento di Patarnello sia al di fuori non solo dei dettami costituzionali ma anche del principio della separazione dei poteri.
La politica alla politica, alla magistratura l’applicazione delle leggi
La visione politica è propria della classe politica. La visione politica si esprime nel Parlamento e nel Governo e riflette gli umori e la volontà della maggioranza del popolo che si è pronunciata votando. La magistratura non ha il compito di commentare, valutare le azioni del Parlamento e, quindi, la volontà della maggioranza degli italiani e neanche quello di invitare a “non chinare le spalle” per evitare che qualcuno si faccia spazio “ai danni dell’intera magistratura”. Il compito della giurisdizione non è quello di commentare le leggi e la volontà del popolo sovrano espresso tramite i propri rappresentanti in Parlamento, ma di applicare la legge per quella che è, qualsiasi essa sia, nei limiti dei parametri costituzionali.
La mail di Patarnello e l’eco del “metodo Palamara”
L’appello contenuto nella mail di Patarnello, anche se si conclude con un generico richiamo al non dover fare opposizione politica e si apre con il rammarico della mancanza di interessi personali del Presidente del Consiglio che “non cerca un salvacondotto”, è più prossimo ad un intervento politico che ad un atto giurisdizionale. Invocare la compattezza della magistratura, la sua capacità di cercare il consenso sociale contro le riforme che la maggioranza volesse individuare è un atto politico che, in quanto tale, non compete alla magistratura, ma al Parlamento e alle forze politiche. In quel rimpianto per la mancanza di “interessi personali” da parte del Presidente del Consiglio c’è molto del metodo Palamara e, soprattutto, del rammarico per non poter utilizzare la clava delle indagini per colpire il premier.
Quando Cossiga smascherò in diretta i vizi di certa magistratura
Molti ricorderanno l’irruzione che l’emerito Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, fece su Sky durante un’intervista che Maria Latella stava facendo proprio a Palamara, all’epoca uno dei vertici dell’Associazione nazionale magistrati. Era il 2008, c’era in carica il governo Prodi e Clemente Mastella aveva appena annunciato una timida riforma della Giustizia, che introduceva dei criteri di merito nelle progressioni di carriera dei magistrati eliminando gli automatismi legati all’anzianità. Mastella era stato costretto alle dimissioni a causa delle misure cautelari che, immediatamente dopo l’inizio del processo di riforma, avevano colpito la moglie, nell’ambito di un’indagine nella quale era stato coinvolto lui stesso (entrambi furono poi assolti con formula piena). L’ex Presidente della Repubblica, con lo stile aggressivo che caratterizzava i suoi interventi, disse apertamente di aver consigliato a Mastella e Prodi di ritirare la riforma, anzi di introdurre una riforma “demeritocratica”, così tutte le indagini sarebbero state archiviate.
Fu un intervento duro quello di Cossiga. Lo stesso Palamara anni dopo, in un’intervista resa nel 2021, disse che, pur essendosi offeso nell’immediatezza, a distanza di tempo era costretto ad ammettere che “quelle parole hanno costituito una sferzata critica nei confronti del nostro mondo perché fotografavano, anche da chi aveva vissuto direttamente nel rapporto tra il presidente della Repubblica e il Csm, quella che era la realtà interna: il corporativismo e l’eccesso di chiusura che caratterizzava il mondo della magistratura”. Sostanzialmente Palamara, a distanza di anni, ammetteva la veridicità delle parole di Cossiga e, quindi, anche l’utilizzo della giurisdizione per motivi politici.
Non solo Berlusconi: da Mastella a Renzi, chi ha messo mano alla riforma della giustizia si è scottato
Un destino analogo, del resto, colpì anche Renzi che nel 2021 fu oggetto di un attacco diretto da parte di Nello Rossi, storico leader di Magistratura democratica che, proprio sulle pagine del giornale della corrente, aveva scritto che “se l’Italia vuole conservare un accettabile grado di credibilità nel contesto internazionale, deve stringere un cordone sanitario intorno a sortite come quella di Matteo Renzi”. Matteo Renzi, del resto, subito dopo aver osato parlare della necessità di riformare la Giustizia, fu colpito da un’indagine personale e familiare fondata su sequestri poi dichiarati illegittimi dalla Corte di Cassazione.
La necessità di ristabilire un corretto equilibrio tra i poteri
Gli esempi potrebbero essere tantissimi, bastano questi per evidenziare la sproporzione e il mancato equilibrio tra i poteri dello Stato e anche la trasversalità delle “vittime” di questa sperequazione di poteri. Ecco perché il governo Meloni, proprio facendosi forza da quanto scritto nella mail “politica” del dott. Patarnello ha il diritto e il dovere di riformare la Giustizia e l’Ordinamento giudiziario nel senso di equilibrare il rapporto tra i poteri e restituire la piena sovranità al Parlamento e, quindi, alla democrazia rappresentativa. Come dice lo stesso Patarnello, infatti, il presidente del Consiglio non ha interessi personali e non vuole un salvacondotto, agisce soltanto per una visione politica. Una visione politica, aggiungo io, che è a difesa della democrazia rappresentativa e del corretto equilibrio tra i poteri anche per la quale ha ricevuto il consenso degli italiani.
*Avvocato