Salis grida al complotto illiberale, Capezzone la sfida: dimostri che l’elezione non è un taxi per sfuggire al giudizio

23 Ott 2024 15:08 - di Chiara Volpi
Salis Capezzone

Ilaria Salis, il giorno dopo la richiesta di Budapest di revocarle l’immunità parlamentare, si porta avanti e denuncia: «L’Ungheria vuole impedirmi di svolgere il mandato. Chiedo al premier Orban se è normale affermare che una persona è un delinquente prima della sentenza». Insomma, l’eurodeputata Avs torna a gridare al complotto illiberale e sentenzia: «Non sarà un processo equo». Ma Capezzone, sul pezzo, la sfida: affronti il giudizio, e dimostri che la sua elezione non è un taxi per sfuggire al tribunale»…

Come noto, l’eurodeputata di Avs (The Left) Ilaria Salis, intervenendo nella plenaria a Strasburgo, ha lanciato strali e rilanciato con squilli di trombe e rullo di tamburi il pericolo di un  deriva illiberale in Europa: e nel suo mirino sono finiti l’operazione che coinvolge Roma e Tirana e – Cicero pro doma sua? – già che si trovava anche l’Ungheria dove, in conferenza stampa a Strasburgo, dopo che Budapest ha chiesto al Parlamento Europeo di rimuovere l’immunità parlamentare di Salis, a detta dell’okkupante di case ora seduta tra i banchi europei, «non ci sono le condizioni minime per un processo equo»…

Salis a processo grida al complotto illiberale: «Io già condannata». Capezzone la sfida

E tanto per tirare acqua al suo mulino e magari prendere due piccioni con una fava, Salis, tra impegno istituzionale e note a margine autoreferenziali neanche tanto a piè di pagina, sempre in conferenza stampa in quel di Strasburgo la butta lì: «Mi auguro vivamente che il Parlamento Europeo decida di difendere lo Stato di diritto. Decida di difendere i diritti umani e di non piegarsi alle prepotenze della democrazia illiberale di Viktor Orban», si appella l’eurodeputata di Avs (gruppo The Left) in conferenza stampa.

Il caso dell’immunità parlamentare: un iter avviato che richiederà qualche mese

Aggiungendo nelle more di non saper «dire» se ci sia effettivamente il rischio che il Parlamento Europeo le revochi l’immunità parlamentare, rimandandola ad essere processata in un Paese che l’ha condotta in Aula ammanettata e al guinzaglio, ma «sta di fatto che comunque la richiesta da Budapest è arrivata. Dovrà essere trattata all’interno del Parlamento, seguendo tutte le procedure standard che si seguono in questi casi». Come già chiarito ieri, infatti, la richiesta dell’Ungheria verrà esaminata dalla commissione Juri, seguendo un iter che prenderà «qualche mese».

La Salis si porta avanti dalla plenaria e in conferenza stampa a Strasburgo

Così, immancabile e puntuale, dalle colonne di Libero in edicola oggi, arriva la lettera aperte che il direttore Capezzone indirizza all’eurodeputata alle prese con dichiarazioni, annunci e accuse, rilanciate su più fronti dalla plenaria a Strasburgo (e già che c’era anche nella conferenza stampa che ne è seguita), guardandosi bene, però, come del resto aveva già fatto in un’altra occasione, dal rispondere alle “blue card”, le domande che le volevano rivolgere altri eurodeputati, tra cui Susanna Ceccardi della Lega. E allora, quelle domande inevase rimaste interrogativi senza replica, in qualche modo prova a riformularle alla diretta interessata il direttore editoriale di Libero quotidiano, Daniele Capezzone. E non si sfugge…

Capezzone lancia la sfida alla Salis in una lettera aperta pubblicata su “Libero”

Sì, perché in una lettera aperta dalle colonne del quotidiano che co-dirige, Capezzone parte lancia in resta: e dopo un primo – e tutt’altro che timido, per quanto misurato – approccio alle vicende che interessano la Salis, torna alla carica su quella che definisce «un’altra faccenda che la riguarda, ed è il processo al quale lei è (anzi, sarebbe il caso di dire: sarebbe) sottoposta in Ungheria». E poi aggiunge subito: «Ci mancherebbe: anche per lei deve valere il sacro principio della presunzione di innocenza, nonostante il suo curriculum penale non immacolato e la sua notoria vicinanza a gruppi di estrema sinistra dediti agli scontri in giro per l’Europa con estremisti della parte avversa. Lei è per questo oggetto di gravissime e pesanti accuse a Budapest, per le quali – lo ripetiamo ancora – va considerata innocente fino a sentenza definitiva».

Orban vuole revocare la immunità alla Salis? Capezzone: «Salis accetti la sfida»

Ma, sottolinea anche Capezzone, dopo aver sottolineato come «Lei e i suoi compagni progressisti avete martellato per anni gli avversari politici con lo slogan secondo cui occorre “difendersi nel processo” e non “dal processo”, e poi, invece, quando la cosa vi tocca personalmente, cercate la gherminella per impedire che si arrivi a sentenza?», rileva però a latere: «Ieri – con toni grevi e probabilmente controproducenti – gli eurodeputati ungheresi del partito di Viktor Orban hanno chiesto la revoca della sua immunità. Ma, nella forma e nella sostanza, avevano ragione loro. E lei si è subito inalberata».

Il rispetto delle regole su entrambi i fronti

E ancora. «Cito fior da fiore delle sue dichiarazioni: lei si è augurata che “il Parlamento scelga di difendere lo stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alla prepotenza di una democrazia illiberale in deriva autocratica che, per bocca anche dei suoi stessi governanti, in diverse occasioni mi ha già dichiarato colpevole prima della sentenza”». Non solo: «Sempre lei, onorevole Salis, una volta presa la rincorsa, non si è più fermata e ha aggiunto che in gioco non ci sarebbe soltanto il suo futuro personale, “ma anche e soprattutto cosa vogliamo che sia l’Europa, sempre più minacciata da forze politiche autoritarie”».

Capezzone a Salis: « Lei ha diritto a un processo che sia giusto, ma quel processo si deve fare»

Un punto dolente su cui Capezzone chiosa: «Scherzi a parte: non ci siamo proprio, cara onorevole. Certo che lei ha diritto a un processo che sia giusto: ma quel processo si deve fare. Occorrerà vigilare affinché a Budapest i suoi diritti di difesa siano garantiti, affinché l’accusa faccia la sua parte nel rispetto delle regole, e affinché il giudice sia terzo. Ma lei non ha alcun diritto a farla franca usando l’immunità». E a sostegno della sua posizione, il direttore editoriale di Libero cita l’illustre, drammatico precedente di Enzo Tortora.

E cita il drammatico precedente di Enzo Tortora

«Un gigante (e un gigante innocente: che nessun imputato dovrebbe chiamare in causa con troppa faciloneria)», scrive Capezzone nella sua missiva, che «una volta eletto all’Europarlamento con Marco Pannella, si trovò in una situazione per certi versi simile alla sua. Dopo l’elezione, gli uffici giudiziari di Napoli presero atto della sopravvenuta immunità parlamentare e revocarono gli arresti domiciliari in cui Tortora si trovava. Ma nello stesso tempo, la (mala)giustizia italiana domandò all’Europarlamento l’autorizzazione a procedere contro il neoeletto».

«Dimostri che la sua elezione non diventa un taxi per sfuggire al giudizio»

«E cosa fece allora Tortora, l’innocente Tortora, anzi il perseguitato Tortora? Sia in Commissione, sia in Aula, fu il primo a chiedere che l’autorizzazione a procedere contro di lui fosse concessa, affinché potesse sottoporsi al suo processo. Chiese solo, ragionevolmente – prosegue Capezzone – di poter rimanere libero in attesa del giudizio. Ma arrivò al punto di minacciare le sue dimissioni nel caso in cui, riconoscendogli immunità totale, i suoi colleghi lo avessero salvato dal giudizio di un tribunale del quale aveva peraltro ogni motivo per diffidare. Ecco, lei dovrebbe comportarsi così, e riscuoterebbe un plauso generale: chiedere e ottenere che il suo processo non svanisca nel nulla. Se invece la sua elezione diventasse un taxi per sfuggire al giudizio, assisteremmo all’ennesima dimostrazione di un’eterna differenza: quella tra un autentico liberale (Tortora) e un’autentica comunista (lei). Cordialità».

 

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