Schiaffo di Elkann all’Italia: non vengo in Parlamento. La destra s’indigna, il Pd “sciacalla”

30 Ott 2024 18:01 - di Lucio Meo

“Un incontro inutile, non vengo”. Con la spocchia dei potenti e la scortesia che nonno Gianni, l’Avvocato, mai avrebbe utilizzato con quella classe politica che ha elargito montagne di denaro alla Fiat per decenni, il presidente di Stellantis John Elkann ha rifiutato l’invito del Parlamento ad andare a riferire sulla crisi del settore dell’automotive e sulle scellerate scelte aziendali di quello che resta del glorioso gruppo torinese. La lettera di Elkann al presidente della Commissione attività produttive della Camera, il leghista Alberto Gusmeroli, per informarlo che non andrà in Parlamento, dopo l’intervento dell’11 ottobre scorso dell’ad Carlos Tavares, è un vero e proprio schiaffo alla classe dirigente italiana, alla politica, alle istituzioni, all’Italia.

La lettera di Elkann con il no al Parlamento

Nella missiva Elkann fa riferimento alle mozioni approvate dalla maggioranza dell’assemblea della Camera dei deputati il 16 ottobre che impegnano il Governo a convocare entro la fine dell’anno un tavolo con tutte le parti interessate a Palazzo Chigi”. “Non essendoci aggiornamenti dall’audizione dello scorso venerdì 11 ottobre da Lei stesso presieduta non abbiamo nulla da aggiungere rispetto a quanto già illustrato dall’amministratore delegato”, spiega ringraziando il presidente della X Commissione e i parlamentari “per l’attenzione che stanno dedicando al settore dell’automotive e alle sue evoluzioni in Italia, in Europa e nel mondo”. Una linea ipocrita e poco istituzionale. La notizia della missiva coglie di sorpresa Lorenzo Fontana che risponde con durezza: “Apprendo con sconcerto da fonti di stampa – si legge in una nota – che il Presidente di Stellantis non vorrebbe riferire in Parlamento sulla situazione aziendale. Mi auguro che questa posizione possa essere presto chiarita. Scavalcare il Parlamento sarebbe un atto grave”,commenta il presidente della Camera.

La reazione sdegnata del centrodestra

“È gravissimo che John Elkann non voglia venire a riferire in Parlamento, anche perché, fino a prova contraria, la vicenda Stellantis riguarda la tradizione dell’automotive italiano. È sconcertante che l’erede di chi è stato molto bravo a socializzare le perdite e privatizzare gli utili della Fiat snobbi il Parlamento”, ha commentato Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera “Al presidente Elkann, erede sia in termini familiari che societari della Fiat, azienda che ha costituto l’ossatura dell’industria automobilistica italiana, che tanto ha dato e soprattutto tanto ha ricevuto dall’Italia e dagli italiani, ho un solo suggerimento da dare: studi la Costituzione per capire che cosa sia il Parlamento. Non si tratta del Cda di un’azienda, alla quale si può dire di no accampando una scusa, ma del tempio della sovranità popolare per il quale sono transitati nei decenni decine provvedimenti tra cui svettano le agevolazioni sulla rottamazione e l’acquisto di nuove auto. Dunque sarebbe il caso che il dott. Elkann sia più cortese e manifesti quella sensibilità istituzionale che la famiglia Agnelli ha sempre avuto. Perché chi eredita un patrimonio materiale si deve far carico anche di quello morale con cui si accompagna”,  dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

La doppia linea della sinistra

Il no di Elkann ha almeno il merito di risvegliare la sinistra, che finora, sulla scìa della Cgil di Landini, aveva evitato di processare la famiglia che controlla “Repubblica“, forse per una malcelata paura di subire ritorsioni mediatiche, come aveva spiegato bene uno dei principali avversari di Stellantis “straniera”, Carlo Calenda. Ma la leader del Pd, se da un lato si lascia scappare qualche critica a Elkann, dall’altra non perde occasione per sciacallare attaccando il governo Meloni. “Occorre stigmatizzare l’atteggiamento del presidente di Stellantis”, ha detto la leader dem. Per poi esprimere “forti preoccupazioni riguardo ai tagli agli incentivi auto decisi dal governo” definendoli “incredibili e inspiegabili”.

Più categorica è la condanna della sinistra al presidente di Stellantis. “Rivolgersi così al Parlamento è francamente inaccettabile, dobbiamo dirlo con chiarezza. Ho avuto modo ieri di apprezzare le parole del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che non solo hanno rinnovato questo invito a presentarsi in questo palazzo ma stigmatizzato un comportamento che rischia di configurarsi molto grave”, ha detto Nicola Fratoianni di Avs intervenendo in commissione Attività produttive a Montecitorio durante l’audizione dei sindacati del gruppo Stellantis.

La linea aziendalista della Cgil di Landini

E i sindacati? “Ci risulta che il presidente Mattarella ha incontrato Elkann, vorremmo capire cosa si sono detti. Ma il fatto che Elkann non sia più il maggiore azionista di Stellantis è noto da anni”, dice il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri a margine della conferenza stampa sulla manovra. La Cgil di Landini, invece, come sempre, non si scompone contro gli Elkann e se la prende col governo. “Rilanciamo l’appello che sia Palazzo Chigi a convocare il tavolo su Stelllantis. C’è bisogno che la presidenza del consiglio convochi le organizzazioni sindacali di categoria, Stellantis, le imprese della componentistica perché è necessario che ci siano politiche industriali degne di questo nome e il governo deve fare la sua parte”. Ma se Elkann non va in Parlamento?

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