“Spioni” e dossieraggi, ci risiamo: indagati a Milano due big della finanza e un super-poliziotto

26 Ott 2024 13:45 - di Leo Malaspina

Spioni vip, nomi importanti dell’imprenditoria e della finanza. Dopo l’inchiesta di Perugia, Napoli e Bari, sugli accessi ai dati di migliaia di persone, tra cui membri del governo, a Milano un altro filone di indagine mette nel mirino personaggi noti accusati di furto di dati e di informazioni “sensibili e segrete” dalle banche dati nazionali hanno portato la procura di Milano a eseguire un’ordinanza di sei misure cautelari (quattro arresti domiciliari e due interdittive) e al sequestro di alcune società. L’indagine del nucleo investigativo di Varese, coordinata dalla Dda della procura di Milano, riguarda “alcuni presunti appartenenti un’organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione” di informazioni segrete e sensibili conservate nelle banche dati strategiche nazionali (Sdi, Serpico, Inps, Anpr, Siva).

Spioni vip, ci sono anche Del Vecchio e Arpe

C’è anche Leonardo Maria Del Vecchio (nella foto, a sinistra), il quarto dei sei figli del patron di Luxottica, che presiede Lmdv capital nell’inchiesta della Dda della procura di Milano e della Dna su un’associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici, che ha portato ieri a sei misure cautelari. Tra gli indagati – a quanto si apprende – c’è anche il banchiere Matteo Arpe (nella foto, a destra). Ma tra gli indagati risultano anche ex appartenenti a forze di polizia come l’ ex super poliziotto Carmine Gallo (tra gli arrestati dell’operazione) mentre è indagato il presidente della Fondazione Fiera Milano (fondazione totalmente estranea alle indagini), Enrico Pazzali. Sono inoltre coinvolti anche ex dipendenti di un’altra società di investigazione, la Skp di Milano. Ma in tutto sono “alcune decine” gli indagati nell’inchiesta milanese su un presunto dossieraggio su larga scala, soprattutto nel mondo della imprenditoria e della finanza. Il procuratore Marcello Viola ha chiarito che l’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, è iniziata “nel 2022” e ha messo in luce una “articolata rete di persone che per finalità di profitto e altra natura ha acquisito e prelevato dati” soprattutto dallo Sdi, ossia la banca dati interforze su precedenti di polizia. Tra i reati contestati, oltre a quelli già emersi, ci sono anche la “detenzione e installazione di apparecchiature” per intercettazioni abusive e il “favoreggiamento personale”.

Melillo: “Una grande capacità di investigazione”

Il quadro è allarmante. La capacità di investigazione messa in campo dalla procura di Milano e dai carabinieri di Varese a cui vanno i miei personali complimenti, consente di iniziare a unire qualche puntino e a comprendere un po’ meglio il funzionamento di un gigantesco mercato delle informazioni riservate”, ha detto il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo. Melillo ha sottolineato “l’importanza di questa indagine anche nel sistema di coordinamento delle investigazioni che si stanno complessivamente sviluppando sul versante degli attentati alla sicurezza cibernetica nazionale, che non era mai stato esplorato sistematicamente e organicamente”.

L’accusa, per tutti, è di associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici. I furti, secondo la ricostruzione della procura, sarebbero avvenuti pure su commissione, e avrebbero avuto tra gli obiettivi anche esponenti politici.  Ma la fonte di maggior interesse nella acquisizione di queste informazioni sembra essere il mondo dell’economia e dell’imprenditoria, ha aggiunto il procuratore di Milano Marcello Viola. “Ci sono anche finalità diverse anche di tipo più strettamente privato e personale, ma il versante principale” sembra essere quello dell’economia e “per come emerge da questa prima ricostruzione, non vi sono evidenze di rilievo che portino al mondo della politica”, ha detto Viola, rispondendo a cui gli chiedeva se tra le vittime di dossieraggio ci siano anche politici.

Nordio: dobbiamo proteggerci dalle infiltrazioni della criminalità

“Credo che non siamo al sicuro e non saremo al sicuro fino a quando la legge e la tecnologia a nostra disposizione non sarà riuscita ad allinearsi con quella della criminalità. In linea generale, tecnologia avanza rispetto alle leggi, in tutti i settori, a partire dalla bioetica, quando si è capito che il confine tra vita e morte non erano compatibili con leggi vigenti. I malintenzionati sono sempre più avanti degli stessi Stati, hanno hackerato anche il Cremlino, servono sforzi per allineare normativa vigente ma anche lavorando di fantasia, prevedendo cosa possono fare senza doverli inseguire”, ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in videocollegamento con CasaCorriere, in corso a Napoli, commentando il nuovo caso legato all’hackeraggio, stavolta alla Procura di Milano.

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