Verso una legge quadro per la ricostruzione: un impegno condiviso per il futuro dei territori colpiti

2 Ott 2024 13:51 - di Mauro Rotelli
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In una nazione caratterizzata da un territorio fragile e spesso colpito da calamità naturali, l’approvazione di una legge quadro per la ricostruzione è ormai una necessità non più rimandabile. Questo è il messaggio che emerge con forza dall’iter parlamentare che sta interessando il disegno di legge governativo sulla “Ricostruzione”, attualmente in esame alla Camera dei Deputati.

Già da marzo 2023 la Commissione Ambiente della Camera ha avviato i lavori su questo importante provvedimento. Alle due proposte di legge parlamentari, le pdl Trancassini e Braga, si è aggiunto il disegno di legge presentato dal governo, fortemente voluto dal ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci. L’obiettivo del governo Meloni, che ha istituito un dicastero ad hoc per la Protezione Civile, è quello di creare un “modello unico per le ricostruzioni post-calamità”, che, nel rispetto delle peculiarità dei diversi territori, costituisca un riferimento normativo chiaro per disciplinare i processi di ricostruzione.

Questo modello punta a semplificare, coordinare e accelerare le procedure amministrative, per evitare la frammentazione che ha caratterizzato gli interventi di ricostruzione nel passato, come accaduto nel caso del doppio cratere dell’Aquila o nelle lentezze riscontrate per il sisma di Messina e il terremoto del Belice. In questo contesto, è stato completato un lungo ciclo di audizioni che ha coinvolto le istituzioni competenti, esperti, rappresentanti di enti locali e associazioni, al termine delle quali è stato individuato un testo base che possa portare a una legge condivisa, capace di raccogliere i contributi più significativi da tutte le proposte in campo.

Tra le novità del disegno di legge, spicca l’introduzione dello “stato di ricostruzione di rilievo nazionale”, che fa seguito allo “stato di emergenza” già previsto dal codice della protezione civile. Nella fase emergenziale, infatti, è il Dipartimento della Protezione Civile ad avere un ruolo guida; superata questa fase, il ddl prevede l’attivazione di un periodo, della durata di cinque anni prorogabili, in cui il coordinamento sarà affidato a un “Commissario alla ricostruzione”, sotto la supervisione del Dipartimento Casa Italia, organismo chiave per la gestione dei fondi e delle risorse necessarie.

Altra importante innovazione è la creazione di una “Cabina di coordinamento per la ricostruzione”, che coinvolgerà, oltre al Commissario e ai rappresentanti della Protezione Civile e del Dipartimento Casa Italia, anche le autorità regionali, provinciali e comunali. Inoltre, è previsto un “Fondo per la ricostruzione” presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, che garantirà risorse adeguate e mirate per i territori colpiti.

Il vero successo non si misura solo nella ricostruzione materiale di edifici e infrastrutture, ma soprattutto nella capacità di restituire vita ai territori colpiti, evitando che restino desertificati e spopolati. Troppe volte abbiamo assistito alla ricostruzione di centri abitati rimasti poi vuoti, perché privi di un piano di sviluppo che rilanciasse il tessuto sociale ed economico. Per questo motivo è essenziale accompagnare il processo di ricostruzione a un Piano di sviluppo territoriale, che guardi non solo al ripristino fisico ma anche alla rinascita delle comunità locali. Solo così si potrà evitare che il già fragile equilibrio delle aree interne e montane, già oggetto di spopolamento, venga ulteriormente compromesso.

L’iter della legge è ancora articolato, ma l’impegno trasversale e la volontà di creare un quadro normativo chiaro e condiviso fanno ben sperare. L’Italia, con il suo patrimonio storico, artistico e naturale, merita una legge che sappia tutelare e valorizzare i suoi territori anche nei momenti di maggiore difficoltà senza produrre disparità di trattamento sul suo territorio.

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