A La Sapienza atti vandalici e intimidazioni contro i ragazzi di destra: “Schedati dai collettivi”

23 Nov 2024 17:16 - di Gabriele Caramelli

A La Sapienza nuove minacce e intimidazioni dei collettivi di estrema sinistra contro i giovani di destra. Alla facoltà di economia, i militanti antifascisti hanno compiuto atti vandalici contro le bacheche e le locandine di Azione universitaria. Volantini strappati e vetri imbrattati con le scritte rosse “Antifa” e con la cancellazione del simbolo della “Feluca” attraverso la stessa vernice e simboli che rimandano ai centri sociali occupati.

I collettivi continuano ad intimidire Au con gli atti vandalici

Atti intimidatori che arrivano dopo la vittoria del candidato di Azione universitaria, Francesco Carocci alle elezioni nella facoltà di Economia. Lo stesso neo eletto conferma al Secolo d’Italia che “dopo l’allontanamento dei ragazzi di Azione universitaria, i militanti di estrema sinistra sono entrati all’interno dell’università, strappando le locandine e imbrattando le bacheche”. Carocci ha poi aggiunto di aver ricevuto gli avvisi sugli atti vandalici attraverso i messaggi, perché nessuno sarebbe tornato in sede per fotografarli: “Sarebbe stato troppo pericoloso”.

Il vandalismo antifascista e la preoccupazione dei ragazzi di Au

Secondo la testimonianza dello stesso Carocci, “alcuni militanti di estrema sinistra hanno fotografato i ragazzi di destra, cercando poi schedarli”. Una tattica che rievoca il fantasma degli anni di piombo con modalità che hanno poi insanguinato le strade di tante città italiane, inclusa Roma.

 

Manconi: gesto della P38 sciagurato

In concomitanza con queste ennesime intimidazioni, che arrivano dopo le violenze contro i giovani di Azione universitaria documentate in numerosi immagini e video, c’è anche chi a sinistra denuncia le inquietanti analogie con gli anni ’70. Tra questi l’ex senatore dei Verdi Luigi Manconi, che in un’intervista al Corriere della Sera ha osservato: «Chi fa il gesto della P38 ignora la storia e i traumi del nostro Paese. Si tratta di una gestualità politicamente sciagurata, ancorché solo simbolica, che ha dietro di sé un’idea deformata e alterata di che cosa sia un conflitto sociale all’interno di una democrazia; e tuttavia rappresenta la sublimazione dello stato di frustrazione in cui versa una larga parte di giovani, ai quali in primo luogo si dovrebbe prestare ascolto».

 

 

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