Campo largo, nel giorno di Ognissanti Orlando evoca un miracolo e dà una bordata ai suoi: la coalizione di partiti non basta

1 Nov 2024 13:27 - di Chiara Volpi
Orlando campo largo

Nel giorno di Ognissanti, che come da calendario celebra la gloria e l’onore di tutti i santi, compresi quelli non canonizzati, al campo largo non resta forse che affidarsi alla grazia del potere celeste. Del resto, con il campo largo ridotto in macerie, lo stesso deputato del Pd Andrea Orlando, in un’intervista all’edizione genovese del quotidiano La Repubblica evoca tra le righe dello sconforto una sorta di miracolo per uscire dalle peste del vicolo cieco di un’alleanza mai decollata. «Per fare una coalizione non basta che i partiti sostengano la stessa persona, serve anche un progetto strutturato di Paese e dei territori. Qui abbiamo pagato il problema che si ripropone per tutti i candidati di centrosinistra: l’incertezza nello schema di gioco. Tema che se non affrontato per tempo, al di là della vicenda ligure, rischia di diventare decisivo».

Orlando furioso intona il de profundis al campo largo

Il messaggio è chiaro e netto, e ripertica – mutatis mutandis – quando sostenuto a nome dei 5S da Travaglio nel suo editoriale post sconfitta ligure: «La somma non fa il totale». Ossia: non basta ammucchiare partiti in forza di uno schieramento votato all’opposizione, se il suddetto schieramento non ha una strategia operativa chiara e condivisa, con cui contrapporsi. Insomma, per farla breve e tornare alle parole dello sconfitto Orlando, che pure prova a gettare fumo nell’occhio di chi sostiene le forze di governo e degli elettori che hanno sancito la vittoria del suo competitor Bucci, «senza un processo di costruzione di coalizione, diventa difficile pure capitalizzare le difficoltà e i limiti evidenti di questo governo».

«L’incertezza nello schema di gioco impedisce la costruzione di un’alternativa»

Un monito a cui il dem, deciso a levarsi anche l’ultimo sassolino dalla scarpa, aggiunge la stoccata finale non proprio in punta di fioretto: «Spero serva da lezione per i prossimi voti regionali, e sia utile per il futuro». E tanto per contro-bilanciare la bordata, aggiunge anche un cerchiobottistico: «Se guardiamo il bicchiere mezzo pieno, in questa regione si sono recuperati 15 punti percentuali in quattro anni», aggiunge l’esponente dem parlando delle ultime elezioni in Liguria. Ma la domanda sorge spontanea: che ne sarà del campo progressista. E cosa intende fare il Movimento 5 stelle? Un interrogativo che nelle giornate di Halloween, sembra essere una domanda più gettonata del canonico “dolcetto o scherzetto?” mutuato dagli States, e tanto in voga ormai anche da noi.

Conte e il fantasma di Renzi più vivo che mai. Ma non solo a Halloween…

Del resto, come già documentato su queste pagine, ad alimentare i dubbi che Giuseppe Conte possa sottrarsi alla “lotta” alla maggioranza con il Pd, ha già provveduto  Marco Travaglio. Il quale, in un editoriale dei giorni scorsi sul Fatto non ha mancato di profondersi in consigli e istruzioni per l’uso indirizzati all’ex presidente del Consiglio per evitare nuove “scoppole” come quella rimediata in Liguria, suggerendo di non ricambiare l’abbraccio mortale con il Pd, meno che mai in maniera strutturale. Musica (forse) per le orecchie del leader pentastellato, che in realtà su questo profetizza da tempo. «Non c’è un’alleanza organica, ma i conti si fanno a ogni tornata elettorale sulla base di un programma condiviso», il senso del ragionamento a corrente alternata di Campo Marzio, che però non dimentica il risentimento verso Italia viva, più vivo che mai.

Lo spettro della debàcle sul progetto mai decollato del campo largo: il monito di Orlando

La non chiusura nei confronti di Matteo Renzi da parte dei dem – che invece sia dai Cinquestelle, sia da Avs è arrivata forte e chiara – si è trasformata da presenza fantomatica in corpo solido, più che mai presente e divisivo. Resta il fatto che, tra ectoplasmi e incubi in carne, ossa (e numeri). Tra risultati elettorali e sondaggi, lo spettro di Renzi aleggia. E il risentimento di Conte è più concreto che mai.

E più che mai vivido in Liguria, dove “il sacrificio” di Luca Pirondini – costato caro a Conte e al M5S – indotto al passo indietro per sposare il progetto di Andrea Orlando, ha portato solo molti affezionati pentastellati a disertare le urne. Le percentuali si sono viste del resto… Insomma, le sorti del campo largo sono appese a un filo. E il filo è più logoro e slabrato che mai. E oggi anche il dem Orlando ne paventa la lacerazione…

 

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